L'arte del diavolo è sempre per la rovina dell'uomo

Anche quando dice la verità, non la dice per la salvezza, ma per la perdizione

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Grazie a Papa Francesco per la Sua lotta quotidiana contro il maligno! Lo fa con ogni gesto, con ogni parola, con il suo essere Vescovo di Roma, senza mai dimenticare le periferie del mondo e i sobborghi invisibili che prolificano nella profondità dell’animo umano. In questi giorni ha alzato la voce contro ogni guerra; ha smosso la coscienza dei capi del G20 e ha condannato l’uso della lingua come arma micidiale per annientare il fratello. Lo ha fatto certo con l’autorevolezza del suo ruolo che viene dallo Spirito Santo, ma lo ha fatto anche con semplice animo sacerdotale, dedito ogni giorno alla liberazione dei cuori da ogni male. Ci sarà la pace reale quando i cuori saranno converti ad essa, lontani dal governo del maligno. Il parlamento di qualsiasi stato può di sicuro frenare un’azione di guerra, ma è la conversione dei cuori, diceva ieri in una sua omelia, mons. Costantino Di Bruno, teologo ed esorcista, l’unica vera strategia dell’uomo, passando per i suoi ruoli pubblici e privati, in grado di pianificare una pace stabile e duratura. La Chiesa di Cristo va quindi tutelata in ogni istante, perché colpire la casa del Signore significa far crollare la speranza di un mondo sbandato e in preda ad una solitudine che rode la mente e il cuore.

Chiunque si muova, a qualsiasi titolo, contro la Chiesa punta a intaccare quella vera autentica aspettativa, con le radici in Cristo Gesù, capace di trasformare i cuori nella rettitudine e cambiare così le sorti del mondo, consegnandolo al bene comune e alla pace, oggi compromessi più che mai. Bisogna annullare il maligno per vincere le battaglie che modificano, in positivo, i destini della comunità nel suo insieme e non solo quelli di pochi eletti. Gli uomini al servizio del male si rigenerano, si moltiplicano e si vestono con i panni della moda del tempo, per essere nell’apparenza parte attiva di quel cambiamento che chiede l’umanità, ma solo per poterlo tardare o comunque diversamente indirizzare! È il male l’obbiettivo da sconfiggere. L’uomo, anche il più devoto a Satana, va sempre salvato. Non bisogna perciò lasciar parlare il figlio delle tenebre. Dobbiamo zittirlo anche quando, attraverso gli adulatori di turno, tenta di conquistare i punti deboli dell’uomo, che trovano nella vanità un alleato di ferro! Per superare la tentazione della seduzione malefica bisogna prepararsi ad imitare Gesù in ogni nostra azione. Unica possibilità che abbiamo per ripetere quanto il figlio dell’Uomo, come scrive l’evangelista Luca, compie dinnanzi a dei demoni che svelano in anticipo la sua missione terrena: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».

L’arte del diavolo è infatti sempre per la rovina dell’uomo. Anche quando dice la verità, non la dice per la salvezza, ma per la perdizione. Non la proferisce per creare adesione a Dio, ma confusione, caos, allontanamento. Gesù distrugge il suo regno. Lui vuole distruggere Gesù. Il Messia lo sa e lo obbliga al silenzio. Gli comanda di uscire e di stare zitto, di tacere. Quando si dona la parola al diavolo, egli sa come servirsene per la rovina dell’umanità. L’esorcista mons. Di Bruno scrive:  “Per un istante gli fu data la parola in paradiso, nel cielo di Dio, e riuscì a sedurre un terzo di Angeli. Gli altri si salvarono per l’intervento tempestivo ed energico dell’Arcangelo Michele. Gli fu concessa la parola del paradiso terrestre e in pochi secondi distrusse la fede di Eva nel suo Dio e Signore. Gli viene concessa la parola nel deserto, dove si trova Gesù in penitenza, e all’istante gli procura tre fortissime tentazioni. Nel vangelo, Lc 4,31-37, (sopra citato) per un solo momento il diavolo prende la parola e subito produce grandi danni nei cuori. Rivela la verità di Gesù. Lo proclama il Santo di Dio, cioè il Messia del Signore. Noi invece lasciamo che il diavolo parli e parli dalla sera alla mattina e dalla mattina alla sera”. La nostra società dimostra purtroppo ogni giorno, vista la crisi morale, economica e sociale che non stimola certo la pace, di non avere alcuna possibilità di rimanere immune dalla sua tentazione. Addirittura sono molti coloro che frequentano la sua scuola: filosofi, teologi, psicologi, professori, maestri, attori, politici, ministri del sacro, uomini della religione, capi di Stato, molta della gente che conta sono da lui quotidianamente addottrinati, scolarizzati, imbevuti del suo veleno di morte. La fede e la preghiera ci possono aiutare a frenare questa corsa. Siamo perciò oggi tutti con Papa Francesco a pregare e a digiunare per la pace nel mondo, contro ogni vento di guerra che viene solo da Satana. La pace però, come ricorda spesso il Santo Padre, non è solo dalla preghiera e dal digiuno. Essa è dalla nostra conversione al Vangelo di Cristo Gesù, nella sua Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Ogni stabilità sociale, politica, religiosa, familiare è nella nostra conversione a Lui.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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