Camminare lungo i sentieri, percorrere quei boschi, quelle strade dove nell’inverno del 1206 Francesco passò per arrivare da Assisi a Gubbio, dopo l’atto della spoliazione davanti al padre e a tutti i cittadini della sua città natale. E’ il sentiero di Francesco partito da Assisi domenica e concluso martedì pomeriggio a Gubbio alla chiesa di Santa Maria della Vittorina, dove gli oltre 500 partecipanti sono giunti dopo tre giorni di cammino.
“Questo viaggio che abbiamo fatto – spiega Daniele Morini, coordinatore dell’evento – non è solo geografico, ma è soprattutto dello spirito, perché Francesco approfondisce questo cammino di conversione proprio nei quaranta chilometri che separano Assisi da Gubbio, che non a caso è considerata un po’ la seconda patria di Francesco e del francescanesimo. Francesco, probabilmente nel giro di qualche settimana o di qualche mese, incontra lungo questo sentiero la nudità: non solo quella fisica per aver abbandonato i vestiti, ma anche il deserto spirituale. Vive la solitudine, vive soprattutto il contatto – senza mediazioni e senza intermediari – con il Creato, con la natura; la natura che ancora oggi si conserva come quella di otto secoli fa, lungo il sentiero fra Assisi e Gubbio.”
Un cammino che ancora oggi viene percorso da migliaia di pellegrini, ma in maniera inversa, da Gubbio verso Assisi “Noi – continua Morini – in questo caso abbiamo voluto proprio ripercorrere i suoi passi, da Assisi a Gubbio. Certo, fare 40 chilometri in tre giorni non è impegnativo dal punto di vista fisico, tanto è vero che hanno partecipato molte famiglie, proprio perché ogni giorni si sono proposti 12-13 al massimo 14 chilometri. Però questo ci ha permesso di passare con i nostri piedi, con i nostri passi nelle stesse strade, nello stesso bosco e toccare lo stesso muro che Francesco si era trovato davanti otto secoli fa.”
E tanti e differenti i motivi che hanno spinto i pellegrini a fare questo percorso, le famiglie con bambini, le suore, i frati ma anche chi abitualmente nonostante non è vicino al pensiero cattolico, ma attirato dalla figura di Francesco e dall’amore per il creato.
“Io credo che il cammino sia personale – racconta fra Angelo un cappuccino dal sorriso contagioso che abitualmente vive ad Assisi – La prima cosa per un pellegrino è avere una meta che lo distingue dal vagabondo. La seconda cosa quando una persona si mette in cammino è con tutta la sua storia. Sicuramente quando si inizia a camminare si rivede la propria vita e si comprendono tante cose. Io ho una grande speranza e un sogno: quella di portare tanti amici a fare questa esperienza, perché aiuta il cuore, aiuta il corpo, aiuta la mente. E quando c’è armonia si è più capaci di scoprire Cristo.”
E tantissimi anche i giovani che hanno camminato lungo il sentiero di Francesco. “Venti giorni fa sono tornata da Rio di Janeiro, dove ho vissuto l’esperienza indimenticabile della Gmg – dice Chiara, una giovane universitaria di Firenze – Quando mi hanno proposto di partecipare a questa iniziativa, sulla scia di questa esperienza precedente, mi sono detta: “Perché no?” E sinceramente non mi sono pentita! Di questo bellissimo cammino mi porterò dietro sicuramente la serenità, la tranquillità, questi momenti di riflessione su se stessi, sulla vita che si porta avanti, cosa che magari non si fa nella vita di tutti i giorni. E naturalmente inviterò tutti i miei amici a partecipare l’anno prossimo!”
Insieme ai partecipanti hanno camminato anche alcuni pellegrini speciali: un gruppo di giornalisti portati dall’associazione Greenaccord onlus, che si occupa dell’informazione per la salvaguardia del creato.
“Per trasmettere nel migliore dei modi i valori di fratellanza, di solidarietà, di riconciliazione, di riscoperta dell’importanza di tutelare gli ecosistemi naturali – spiega Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord – non basta stare dietro alla scrivania chiusi dentro una redazione, né scorrere le agenzie di stampa. Bisogna provare questa esperienza in prima persona. Per questo abbiamo accolto con grande entusiasmo l’invito del vescovo di Gubbio di far partecipare al cammino alcuni dei giornalisti aderenti alla nostra rete. Per noi è anche un modo simbolico e al tempo stesso concretissimo di dare continuità ai temi trattati dai relatori intervenuti al 10° Forum nazionale dell’Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato ospitato a Trento nel giugno scorso”.
E anche il vescovo di Gubbio, monsignor Mario Ceccobelli ha voluto camminare con i pellegrini lungo il percorso. “Francesco – spiega il presule – venendo a Gubbio ha fatto anche un percorso interiore, profondo, di riflessione, di ripensamenti vari. E quindi abbiamo pensato di chiamare questo sentiero di Francesco, come il sentiero della riconciliazione perché in questo percorso, Francesco si è riconciliato con sé stesso, con Dio, con i fratelli e con il Creato. Io credo che anche noi lungo la strada dovremmo lasciare gli idoli che ci portiamo addosso che sono di tipi diversi. Spogliarci delle nostre certezze, delle nostre sicurezze, non perché dobbiamo essere delle banderuole che non hanno contenuti, ma per mettersi continuamente in discussione. Il cammino di fede e il cammino di conversione che dura tutta la vita è un continuo mettersi in discussione”
E il sentiero di Francesco racchiude il suo messaggio proprio in ciò: lasciare le proprie certezze, le abitudini quotidiane e mettersi in gioco affidandosi al Signore, e una volta giunti alla meta ripartire con un nuovo entusiasmo, con quella perfetta letizia che ancora oggi ci insegna il poverello d’Assisi.