Santa Rosa sempre più si sta rivelando legata non solo alla sua città, ossia Viterbo, ma realmente internazionale. Ne è un esempio il connubio tra locale e globale che tanta attenzione sta destando come una delle possibili vie da percorrere nel momento attuale. Tutto ciò è emerso anche nella relazione “Immagini di santa Rosa nel mondo” che il prof. Alessandro Finzi ha svolto proprio a Viterbo sabato 31 agosto 2013. Di seguito alcuni passaggi:
Al Museo Thyssen-Bornemisza al famoso quadro seicentesco di Bartolomé Esteban Murillo che rappresentava s. Rosa inginocchiata accanto alla Madonna che teneva in braccio il bambino, era stato cambiato il titolo originale e, nel 1982, Rosa era diventata Rosalia da Palermo.
Ciò a causa di un tremendo errore del pur famoso don Diego Angulo Sánchez che aveva pubblicato l’opera del Murillo in tre volumi e veniva considerato un indiscutibile esperto della materia per cui nessuno aveva osato obiettare a proposito della molto fantasiosa nuova attribuzione. Ma in seguito alla incontrovertibile documentazione inviata al Museo già nel 2010 dal “Centro Studi Santa Rosa”, sia pure dopo due mesi, la professoressa Mar Borobia, direttrice della sezione “Arte Antica” del Museo, aveva risposto di essere convinta dell’errore e che avrebbe provveduto in proposito. Adesso si andava a verificare.
La ricerca dimostra che il quadro rappresenta senza ombra di dubbio santa Rosa da Viterbo. Gli argomenti riguardano sia il fatto che il quadro ha rappresentato storicamente in antico e costantemente la santa viterbese, sia la dimostrazione della popolarità di Rosa la cui vita era descritta nel secolo XVII da ben sei edizioni in lingua spagnola o portoghese da parte di quattro diversi autori, mentre il culto di santa Rosalia era ancora agli albori in Sicilia per cui era impensabile che i Cappuccini di Siviglia, per il cui convento l’opera era stata commissionata, preferissero l’immagine di una sconosciuta eremita alla popolare terziaria.
Infine la scoperta di un antico quadro e di una stampa seicentesca, con lo stesso soggetto del quadro del Murillo, che portano la scritta: «S.ta Rosa de Viterbo », insieme al fatto che sullo sfondo del quadro del Murillo è illustrato un famoso e specifico miracolo della santa viterbese non lasciano incertezze in materia.
Percorso velocemente le sale della Collezione dedicata a Carmen Thyssen-Bornemisza, donna dell’alta società madrilena che aveva sposato il Barone svizzero e lo aveva indotto a spostare in Spagna il quadro che era conservato a Zurigo. Con ansia abbiamo guardato il cartellino illustrativo: Evviva; era tornata santa Rosa! La santa viterbese coi tratti da bambina a piedi nudi inginocchiata ai piedi della Vergine, porgeva due roselline bianche al Bambino che tendeva verso di lei affettuosamente le braccia. Siamo rimasti a guardare la tenerezza e la grazia con cui era raffigurata Rosa e l’insieme armonioso e bellissimo della composizione.
E’ vero che, come potuto osservare, le cartoline che vengono vendute e le spiegazioni vocali nelle varie lingue si riferiscono ancora a s. Rosalia, ma l’informazione di base era stata corretta.
[Cfr. A. Finzi, Santa Rosa de Viterbo y el cuadro de Bartolomé Esteban Murillo del Museo Thyssen-Bornemisza de Madrid. Documentación histórica e iconográfica, in Collectanea Franciscana 82 (2012), pp.727-740]