Il sogno di divinità degli uomini

Solo l’obbedienza a Dio può sconfiggere la micidiale predisposizione dell’uomo a voler governare il mondo al di sopra di ogni regola umana di giustizia e pace

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L’uomo ha nelle mani la gloria e la sventura del suo tempo. Il suo peggiore nemico che lo porta a sfidare il Principio dell’eternità, sta nella sua innata voglia di divinità, che trova nel sogno, ad occhi aperti, la sua  espressione più eminente. La storia è piena di uomini che hanno sognato di essere onnipotenti e di poter governare il mondo al di sopra di ogni regola umana di giustizia e di pace. Un sogno di divinità che spesso viene anche generato dalla paura di poter perdere il proprio status o di dover condividere con altri la perfida ebbrezza del comando assoluto.

Ognuno di noi è comunque tentato da un miraggio di possesso fine a se stesso o di un ruolo con il quale sovrintendere su qualsiasi cosa che ci interessa o su coloro che ci circondano. Il desiderio di assoluto ha una forma variabile e può manifestarsi nelle piccole o grandi cose. Satana sa inserirsi in questa aspetto che accompagna ciascun singolo individuo, utilizzabile con facilità per allontanare le anime dalla Parola, unica ancora di salvezza e di redenzione del mondo. L’esempio più cruento, perpetrato dal maligno, per cambiare il futuro degli uomini lo troviamo in Erode, che preso dalla paura della venuta al mondo di un re più grande e potente di lui, ha ordinato una folle strage di innocenti.

Così in Matteo: “Quando Erode si accorse  che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi”.  Si compiva una triste e crudele profezia che trova la sua anticipazione nella parole di Geremia: “Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”.

Una strage che ricorda quella riportata dal Vecchio Testamento nel libro dell’Esodo, quando il Faraone, per paura che il popolo dei figli di Israele potesse un giorno superare quello Egiziano, diede un ordine atroce a tutta la sua gente: “Gettate nel Nilo ogni figlio maschio che nascerà. Ma lasciate vivere ogni femmina”. Leggo in una lettera parrocchiale il senso maligno e scellerato di tali comportamenti: “Veramente la cattiveria e la malvagità dell’uomo non conoscono limiti. Il male più orrendo è quello indiretto. Si colpisce un innocente per infierire contro una terza persona, oppure si elimina una persona inerme per motivi di alta diplomazia politica. Se già il sangue versato grida vendetta al cospetto di Dio, questo tipo di sangue sparso con cattiveria calcolata, pesata, studiata, per l’eternità griderà la sua innocenza dinanzi al Signore. Questi omicidi hanno sempre costellato la storia dell’umanità e tuttora la costellano”.

Solo l’obbedienza a Dio può sconfiggere questa micidiale predisposizione dell’essere umano. Parlare però di obbedienza alla Parola del Figlio dell’Uomo è stata sempre un’impresa ardua. Non a caso, tale illuminata “sottomissione”, si presta ad essere intesa come una privazione del proprio intelletto e della propria libertà, specie se si pensa di poter andare oltre l’attinente potere terreno.

È difficile infatti capire che l’obbedienza al Padre porti alla più grande liberazione di un essere umano su questa terra, annientando la dipendenza strisciante dalle imposizioni materiali, delle quali lo stesso uomo si serve per governare gli eventi e imporre il passo ad una società dormiente, che spesso purtroppo ritorna di grande attualità. I sogni certo non vanno cancellati, ma vanno sicuramente ormeggiati ai propri talenti e carismi, per essere nella storia, nello stesso tempo, modello e strumento di vita capaci di “arrendersi” al mistero della propria persona e a quello, più grande, della venuta di Gesù.

Il Messia non ha mai sognato di governare il mondo degli uomini, anche se gli altri lo hanno accusato falsamente di voler diventare il re dei Giudei, ma ha sempre obbedito al volere del Padre, dalla povertà della grotta al martirio della crocifissione. Sono passati duemila anni e senza alcun spargimento di sangue, ma attraverso la forza dell’amore, dello spirito, delle beatitudini e del valore eterno della “obbedienza”, il suo nome sovrasta i cieli e la terra. Nessuno può fermare il corso della sua Parola, nemmeno l’uccisione in questi ultimi anni di oltre centomila cristiani, che hanno aperto, di fatto, una nuova orribile persecuzione dei figli di Cristo in Medio Oriente. Si renda conto presto, il mondo intero, che è proprio il sogno di divinità, puntualmente attivo nella mente dell’uomo, a scrivere le più orribili pagine di storia, che si rivolteranno sempre contro la stessa umanità.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.itPer ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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