In questo periodo interminabile di incertezze, in cui la crisi economica e morale ha preso il sopravvento, affiorano con più nitidezza le debolezze del singolo cittadino. Sullo sfondo campeggiano, soprattutto, le cause centrali del fallimento della società attuale, che tutto aveva messo nelle sole mani del guadagno facile e della potenza materiale e tecnologica dell’essere umano. L’uomo ha sostituito la ricerca di Dio con l’affannata corsa verso un certo benessere, tutto focalizzato sulla sicurezza economica fine a se stessa. Ha tralasciato così, nello stesso tempo, la sua sensibilità naturale e quella visione cosmica delle cose, che solo una cultura illuminata, assieme ad un cammino nella Parola, possono tutelare. Un processo interrotto questo, che va al più presto recuperato, per porlo alla base anche di una politica saggia, oggi morta e sepolta, mentre dovrebbe guidare i processi di crescita e di occupazione, che reggono il nostro sistema sociale. Queste cose non solo andrebbero dette, con piena convinzione, nei palazzi che “contano”, ma andrebbero rese concrete, ognuno per la propria parte, nelle azioni dei governanti e della intera comunità. Immaginiamo per un attimo di attuare, in questo preciso periodo storico, così fortemente tecnicizzato, il modello di convivenza umana, che ci viene direttamente dal corso degli eventi, realmente vissuti da Gesù.
Non scopro nulla di nuovo, mi potreste dire! Ma a parole, so benissimo, che siamo tutti d’accordo! I tempi che viviamo ci chiedono, però, di analizzare con più reale convinzione quanto ci viene dal Vangelo. Dobbiamo provarci. Forse questa crisi ci sta aiutando a capire quanto ci è sfuggito fino adesso, perché avevamo perso un po’ il senso della realtà. È questo l’invito, semplice, di un laico, come me, che ha avuto esperienze istituzionali e che è oggi fa auto critica, pronto a riconoscere la mancanza del valore, di quanto oggi sta affermando, in un sistema al collasso, senza che ve ne sia un altro a sostituirlo. Qui sta il pericolo! Il presidente della CEI, card. Angelo Bagnasco, parla di “casa che brucia”, mentre non si pensa più all’interesse generale. Torniamo a Gesù. Ricordiamo, per un attimo, il passo di Luca, dove Lui stava insegnando in una casa, alla presenza, tra gli altri, di molti farisei, mentre rimetteva i peccati ad un paralitico, calato dal tetto, guarendolo anche nella sua malattia fisica. “Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: alzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua”. I dotti del tempo lo contestarono, per aver rimesso i peccati del paralitico, perché possibile solo a Dio. Ma Cristo deve attestare la verità, sapendo di andare contro il potere religioso del tempo, svelando così di essere mandato dal Padre a liberare dai peccati ogni essere umano, compreso il male fisico che opprime l’uomo e che una fede assoluta può anche domare.
Gesù, che ci rivela il vero Padre, diventa per noi fratello e ci apre ad un modello di società, che non può reggersi solo su una idea dell’individuo racchiuso nella sua stretta particolarità. Si distrugge, così, l’essenza della famiglia e della comunità. La parabola del figliol prodigo fa emergere la grandezza del Padre, che ammazza il vitello più grasso per il figlio ritornato, assegnandogli il posto che le compete in famiglia. Nello stesso tempo registra la lontananza del fratello che non comprende l’abbraccio del genitore, per chi aveva lapidato le sue fortune. Non siamo davanti ad una favola! Ci troviamo, invece, nel concreto bisogno che questa società, oggi e non fra mille anni, si ricordi che c’è un Padre celeste, ad accoglierla, nonostante i suoi tradimenti. Nello stesso tempo capisca che esiste un fratello, come Cristo, che, al nostro ritorno, non volterà il suo sguardo altrove, ma che aprirà le sue braccia per guidare l’attuale collettività, verso un mondo migliore. Perché, purtroppo, le guerre ancora ci sono; la corruzione, nonostante le leggi, aumenta; l’ecosistema, anche se c’è Kyoto, tra l’altro azzoppato dai grandi Paesi, è in “fumo”. La politica, di riflesso, ricalca l’immagine di una società demotivata, priva di grandi ideali e soprattutto, senza un Padre celeste che la guidi e le faccia scoprire il valore della fratellanza, sostituito con la ricerca dell’effimero e dell’edonismo esasperato. Ma il Padre celeste c’è! Per tutti. Va semplicemente cercato.
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