Giovanni Battista Piamarta (1841-1913) è uno degli ultimi santi canonizzati da papa Benedetto XVI. Elevato agli altari il 21 ottobre 2012, Piamarta è una delle figure di primo piano del Meeting di Rimini di quest’anno, che, in occasione del centenario della morte, gli ha dedicato una mostra e un convegno.

Fare bene il bene” fu uno dei tanti motti del sacerdote bresciano ed ha dato il titolo ad entrambi gli eventi riminesi. Conoscere la figura di San Giovanni Battista Piamarta è un’ottima chiave per comprendere le trasformazioni della Chiesa e della società italiana nel post-Risorgimento.

Piamarta si inserisce nell’ampio novero dei “santi sociali” che, fondamentalmente nasce con la Chiesa stessa ma che assume le caratteristiche attuali soprattutto a partire dal XIX e dalla rivoluzione industriale, che, nel nostro paese, ebbe origine proprio nel Nord Italia.

In tal senso Giovanni Battista Piamarta è davvero un figlio della sua terra, il bresciano, dove il proverbiale senso pratico e produttivo da sempre ben si coniuga con il radicamento nella tradizione cattolica: bresciano, del resto, è anche un futuro beato come papa Paolo VI.

Come ha sottolineato il portavoce di Comunione e Liberazione, Alberto Savorana, moderatore del convegno di stamattina, è perfettamente coerente parlare della vita di un santo in un Meeting, il cui tema è Emergenza uomo, proprio perché, quando è l’umanità stessa in crisi, sono proprio i grandi uomini che possono riportare la speranza.

L’essenza della “santità sociale” è stata spiegata dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione della Cause dei Santi, tracciando una panoramica storica che parte con San Giovanni di Dio e San Camillo de Lellis, gli ideatori della concezione moderna di ospedale, e arriva a grandi figure carismatiche del XIX secolo, da San Giuseppe Benedetto Cottolengo a don Bosco, che seppero plasmare la società civile italiana, negli anni dell’unificazione.

Giovanni Battista Piamarta è da annoverarsi in questa categoria di santi “a due facce: una rivolta verso il Cielo, l’altra verso la terra”, che non conoscono la contrapposizione evangelica tra Maria e Marta (cfr. Lc 10,38-42) e che ben rappresentano “le due facce dell’unica medaglia della santità”, ha detto il porporato.

Gabriele Archetti, docente di storia medioevale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha riflettuto sull’inquadramento storico della figura di Piamarta, un sacerdote che, agli albori della rivoluzione industriale in Italia, ne intuì i lati oscuri, a partire dallo sradicamento dei lavoratori dalla società tradizionale contadina, legata ai valori cattolici, e dall’avanzata del socialismo materialista.

Un altro dei motti di Piamarta, ha ricordato il prof. Archetti, era “Il nostro posto è dove ci siano persone che chiedono aiuto”. Anche l’etica del lavoro del santo bresciano era molto ben definita: affermava che si potesse “pregare lavorando”, tenendo “la zappa in mano e il cuore in cielo”.

Piamarta fu, inoltre, uno dei primi sostenitori del giusto salario per i lavoratori, che garantisse un’abitazione, un’alimentazione, un vestiario e una salute dignitosi per il lavoratore e per l’intera sua famiglia.

La vita di Piamarta, tuttavia, è doppiamente interessante, poiché, come ha ricordato padre Igor Manzillo, vicario generale della congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth e postulatore della causa, abbiamo a che fare con un sacerdote di umilissime origini, rimasto orfano giovanissimo di entrambi i genitori: il santo bresciano, quindi, vive sulla sua pelle l’esperienza della povertà, ed è ai poveri che dedicherà tutta la sua vita.

Come ha spiegato Alberto Cova, professore emerito di storia economica all’Università del Sacro Cuore di Milano, San Giovanni Battista Piamarta è stato anche uno dei precursori della “terza via”, tra un liberalismo considerato già allora superato, e il nascente  socialismo: un modello economico “fondato sulla libertà economica e la giustizia sociale”.

Piamarta, ha aggiunto il prof. Cova, è un figlio della cultura “tridentina” della sua terra, che a quell’epoca assisteva ad una primavera delle congregazioni, ed intende il lavoro, prima ancora che come una fonte di reddito, come un “restauratore della dignità della persona”.

Tra le opere fondate da San Giovanni Piamarta, si ricordano l’Istituto Artigianelli, per l’educazione dei giovani, la Colonia Agricola di Redemello, la congregazione religiosa maschile della Sacra Famiglia di Nazareth e, insieme a Elisa Baldo, quella femminile delle Umili Serve del Signore. Sulla casa editrice Queriniana, si è soffermato, durante il convegno, Rosino Gibellini, direttore letterario della stessa casa editrice.

Durante l’incontro è intervenuto anche il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, che ha annunciato il trasferimento dei pannelli della mostra nella sua città, in un momento successivo al Meeting.