Esistono oggi le incomprensioni in famiglia a causa della Fede?

Molte delle tradizioni ricevute nella propria famiglia sono destinate a essere abbandonate in virtù di una nuova sequela all’insegnamento di Dio

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Nel cuore del mese di agosto, la Liturgia ci invita a riflettere sul fuoco che Gesù vuole portare sulla terra: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse gia acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Lc 12,49-50).

La comprensione di questo Vangelo è legata al giusto senso da attribuire alla parola fuoco. Analizziamo brevemente dove viene riportata la parola fuoco nel Vangelo di Luca. La parola fuoco è associata al giudizio eterno, al destino finale di coloro che avranno deciso liberamente di vivere come tralci separati dalla vite, come tralci che hanno perso la loro vitalità, perchè hanno rifiutato di accogliere la grazia dello Spirito Santo. 

“Anzi, la scure è gia posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco»” (Lc 3,9). Giovanni Battista preannunzia un nuovo battesimo di Gesù, che non si limiterà al solo rito di purificazione con l’acqua. Il figlio di Dio  stesso si immergerà in un battesimo di fuoco per espiare i peccati dell’uomo nella fiamma del suo amore. “Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile». (Lc 3,16-17).

Il fuoco che Gesù vuole portare sulla terra non vuole deve associato al valore distruttivo. Egli rifiuta questa interpretazione del fuoco come arma di rovina e di morte: “Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio.” (Lc 9,53-55).

Il fuoco, inteso come condanna perenne che avvolge l’essere che ha rifiutato l’amore di Dio, è una realtà che riguarda l’esistenza dopo la morte terrena: “Ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà.” (Lc 17,29-30).

Il fuoco non è un elemento terreno, perchè anche se Pietro era seduto presso il fuoco nel cortile della casa del sommo sacerdote, quel fuoco non ha avuto la capacità di infiammare d’amore il cuore del capo degli apastoli. Allora quel fuoco che Gesù vuole portare sulla terra, non sono le fiamme che noi già conosciamo come elemento naturale del creato. Il fuoco che Gesù vuole portare è il suo amore da riversare nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (Rm 5,5).

Lo Spirito Santo è il dono di Cristo risorto, lo Spirito Santo è l’amore di Dio che gli uomini non possono darsi da soli. Per questo viene usato il verbo accendere, per indicare che qualcosa o qualcuno deve essere già accesso. E colui che si è accesso di amore per noi è Gesù Cristo, il Figlio di Dio che è la luce splendente nell’eterità del cielo, e che ora vuole illuminare e bruciare anche nel cuore di ogni uomo.

L’angoscia con cui Gesù vive l’attesa di accendere questa fuoco dentro la sua Chiesa, non è legata solo alla sua natura umana che è angosciata per la sofferenza che precede la morte. L’angoscia di Gesù è soprattutto quel senso di inquietudine per il fatto di dover aspettare del tempo prima che i suoi discepoli possano ricevere il dono dello Spirito di Dio, e partecipare così, anche se in maniera incompleta, di quella giustizia, di quella gioia e di quella pace che appartengono pienamente a Dio.

Questo amore di Dio, infuso nei nostri cuori attraverso il fuoco dello Spirito, ha la capacità di trasformare la propria esistenza, non solo nel rapporto con Dio, ma anche nelle relazioni con il prossimo. Chi è raggiunto da questo amore, cambia radicalmente la sua vita. Molte delle tradizioni ricevute nella propria famiglia sono destinate a essere abbandonate in virtù di una nuova sequela all’insegnamento di Dio.

Questo rifiuto delle abitudini con cui si è vissuto in famiglia, viene interpretato per i parenti del convertito, come se fosse un tradimento. Possiamo fare alcuni esempi per comprendere meglio le parole di Gesù. Ma come! Oggi è il compleanno di tuo zio che ha fatto tanto per te, e tu preferisci andare alla veglia pasquale? Noi ti abbiamo fatto studiare, ti abbiamo dato tutto, ti abbiamo avviato al mando del lavoro, e tu decidi di entrare in seminario? Sei proprio incosciente ad  aspettare il sesto figlio; ai figli bisogna dargli tutto quello che serve: l’istruzione, le vacanze, tutto quello che desiderano; ma tu come farai a dargli tutto questo con il tuo solo stipendio e con un lavoro precario?

Queste e tante altre domande rappresentano il segno di contraddizione distintivo di quei veri cristiani accessi dal fuoco dello Spirito Santo, dal fuoco dell’amore di Dio. E proprio per questa contrarietà alle logiche e allo spirito del mondo, che i cristiani sono stati e saranno sempre perseguitati e martirizzati. Quando la Chiesa viene perseguitata è un segno eloquente che questo fuoco è rimasto accesso. Ma laddove incontriamo nella Chiesa mondanità, benessere e tranquillità, allora la fede si intiepidisce, si raffredda e non comunica quell’amore di Dio.

Per redestarsi da questo torpore della fede in cui si trova parte della Chiesa dei nostri giorni, abbiamo bisogno di invocare il fuoco dello Spirito Santo che è il motore della nuova evangelizzazione. 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Osvaldo Rinaldi

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione