"Grazie Italia!": i medici messicani collaborano con i medici italiani del Regnum Christi

Grande accoglienza nell’isola di Cozumel per gli specialisti italiani. Domani la missione nei villaggi sperduti della zona Maya

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Il quarto giorno della missione dei medici italiani del Regnum Christi è iniziata nell’isola di Cozumel con una Messa celebrata da padre Sergio Cordova, presso il convento delle suore di clausura adoratrici del Santissimo Sacramento. Nel corso della celebrazione una famiglia messicana “ha presentato il proprio bambino a Gesù”, secondo un’usanza messicana che avviene dopo il battesimo del nascituro. Durante la Messa per chiedere protezione per il piccolo bambino segue una grande festa in famiglia che coinvolge tutta la comunità.

La gioia della famiglia è entrata anche nei cuori dei medici italiani che hanno vissuto insieme alla comunità locale questa caratteristica celebrazione. La giornata a Cozumel è poi trascorsa con una visita alle bellezze dell’isola attraverso un tour su delle navi da crociera. I medici italiani hanno apprezzato molto la tranquillità del luogo e hanno potuto ammirare la barriera corallina locale. La giornata si è conclusa con il ritorno sulla terra ferma e la pianificazione della successiva giornata di missione. La zona Maya dove ci sono i villaggi più sperduti e dove non si parla nemmeno spagnolo attende infatti i medici italiani. A compimento della giornata, ZENIT ha incontrato il dottor Felipe Rangel, medico messicano che collabora con i medici della missione italiana, a cui ha rivolto alcune domande che riportiamo di seguito.

***

Dr. Rangel, lei è giovanissimo in che branca della medicina è laureato?
Dr. Rangel: Sono laureato in medicina generale all’Università di Città del Messico 

Come mai si trova nella zona di Quintana Roo?
Dr. Rangel: Perchè noi medici del Messico abbiamo l’obbligo, dopo l’Università, di fare un anno di servizio sociale per poi esercitare la professione. Io il mio servizio sociale lo sto svolgendo in questa zona e all’università di Cancun dove curo le persone malate.

Qual è il suo rapporto con la missione dei medici italiani?
Dr. Rangel: Sto aiutando i medici italiani ad entrare sempre più nella realtà locale per far capire loro di fronte a quali pazienti possono trovarsi e come orientare meglio le cure da prescrivere. Si è creata una grande unione e una comunione d’intenti che porta ad unire abitudini diverse. E’ molto bello e di questa esperienza farò grande tesoro per la mia attività futura. Grazie Italia.

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Lorenzo Pisoni

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