Lettura
La logica del dono è la chiave di lettura di tutta la vita cristiana; ma rischia di diventare un freddo volontarismo se non è armonizzata con quel dono stupendo che è la gioia. Tanti possono donare, ma lo fanno forzatamente e non volentieri; i cristiani, invece, donano di cuore e dal cuore la propria vita con amore, il che lo si vede e, lo si vede dalla gioia che li accompagna. Potranno essere anche fisicamente affaticati, ma nel farlo sono felici nel cuore; potranno essere anche ostacolati, ma pieni della gioia che viene da Dio, che infonde sempre speranza a chi fa tutto per lui e per il bene dei fratelli.
Meditazione
“Cadere” e“morire” sono due verbi che, letti nella logica del mondo, declinano il fallimento dell’uomo. Nella nostra società non è permesso cadere, non si può sbagliare altrimenti sei finito; e, a maggior ragione, non puoi e non devi morire, sia a livello di pensiero, sia a livello di sopravvivenza nei vari ambienti e a livello biologico. Nella logica del Vangelo, questi due verbi sono fondamentali. Il cristiano è tale solo se disposto a cadere in terra, rinunciando a se stesso in funzione del bene degli altri; cristiano è chi è capace di morire a se stesso per portare la vita perché, se non cade e non muore, non si realizza in pienezza e resta solo; al contrario di quello che il mondo presenta. “Cadere e morire” sono i due verbi di una vita vissuta secondo il Vangelo; perché si cade per amore e si muore per generare amore. “Cadere e morire”, anche se immediatamente non rimandano al martirio ultimo e definitivo, ci rimandano al “cadere e morire” rispetto ai propri orgogli, alle proprie certezze per una donazione più grande, che sia capace di generare vita. La caduta e la morte non determinano la fine nella logica del Vangelo, ma declinano la parabola dell’amore. Infatti, cadere vuol dire “fare la strada” e “farsi strada per altri”; morire vuol dire donarsi per la vita degli altri e dell’Altro. Recuperiamo, allora, nella logica del Vangelo, questi due atteggiamenti che, talvolta, preferiamo sostituire al “salviamoci e cerchiamo di restare in piedi”. È importante recuperare la logica di una vita donata, offerta e sacrificata per amore, se non vogliamo che la nostra fede sia uno sterile atto di volontariato.
Preghiera
È difficile “cadere in terra e morire”, soprattutto, quando devi fare i conti con te stesso e con la tua personalità. È difficile “cadere in terra e morire” quando devi lasciare spazio agli altri e rinunciare a te stesso. È difficile anche quando sei Tu, o Signore, a chiedermelo. È difficile, perché sono normale, incostante e fragile. Tu lo sai; ma, ti chiedo, concedimi di “cadere e morire” sempre per amore!
Agire
In questa giornata, in una preghiera del cuore ripeterò il seguente ritornello: “Signore, fa’ della mia vita un dono d’amore per gli altri!”.
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Meditazione del giorno a cura di mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Lucera-Troia, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it