La Camera dei Deputati ha discusso la legge contro le discriminazioni omosessuali e transessuali che, di fatto, introduce il reato di opinione nei confronti di chi difende la famiglia naturale e la morale cattolica.
Il 4 agosto scorso durante una seduta notturna, “alla chetichella” come ha detto l’on. Roccella, una ventina di deputati ha discusso una legge che prevede che venga punito “con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi […] istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi, razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull’omofobia”. Prevede inoltre “la reclusione da sei mesi a quattro anni chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi […] fondati sull’omofobia o transfobia”. Inoltre “è vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull’omofobia o transfobia” [1].
E’ da evidenziare che, secondo il diritto, le norme penali devono rispondere a criteri di tassatività e tipicità, devono cioè indicare chiaramente le fattispecie, mentre i concetti di omofobia e transfobia sono indeterminati. Secondo il giurista Antonello Pompili, nel testo è quindi presente “una violazione del principio di tassatività e oggettività del reato […] e si rischia affidarsi alla discrezionalità del giudice”.
La formulazione del testo può comportare il rischio che qualche giudice possa considerare un atto di discriminazione o di istigazione pubblica la lettura pubblica del primo capitolo dell’Epistola ai Romani, che dice: “Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti: sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma. Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede. In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato”.
“Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen”.
“Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni,ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa” [2].
L’omosessualità è condannata anche nel Catechismo, ma la Chiesa Cattolica non discrimina gli omosessuali, manifestando un atteggiamento di comprensione e rispetto nei loro confronti . Infatti afferma:
“Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione.[…]” [3].
La Chiesa disapprova non le persone omosessuali, ma gli atti omosessuali, che sono intrinsecamente immorali. E’ scritto infatti nel Catechismo: “L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati” [4].
La legge in discussione alla Camera, se approvata senza adeguate correzioni, pregiudica la libertà della Chiesa di esprimere pubblicamente la propria dottrina. E’ augurabile che i contenuti del testo in discussione vengano conosciuti dall’opinione pubblica, rimasta all’oscuro, poiché i giornali, tranne Avvenire, non hanno informato i lettori.
E’ prevedibile che, se i mass media ponessero all’attenzione pubblica la discussione su questo disegno di legge, il popolo italiano, così come è accaduto in Francia, si mobiliterebbe (come avvenne nel Family day del 12 maggio 2007 [5]) per impedire l’approvazione di una legge che, nella sua formulazione attuale, è liberticida.
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NOTE
[1] Il testo originario del disegno di legge (primo firmatario l’on. Scalfarotto), modificato durante il dibattito parlamentare, introduceva “l’identità di genere” intesa come “la percezione che una persona ha di sé come uomo o donna, anche se non corrispondente al proprio sesso biologico” e definiva “l’orientamento sessuale” come “l’attrazione emotiva o sessuale nei confronti di persone dello stesso sesso, di sesso opposto o di entrambi i sessi”.
[2] Rm 1, 14-32
[3] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358.
[4] Ibidem, n. 2357.
[5] Il 12 maggio 2007 il Forum delle associazioni familiari, con il sostegno della Chiesa, organizzò a Roma il Family day.
In quella occasione furono le nuove comunità e i movimenti ad animare la manifestazione e a rendere possibile la partecipazione di circa un milione di persone che gremirono Piazza San Giovanni.
I “manifestanti” erano padri, madri, nonni, nonne, bambini, preti e suore che, gioiosamente, testimoniavano la bellezza della famiglia naturale, fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna.
Lo slogan “quel che è bene per la famiglia è bene per la società” esprimeva perfettamente il fine della manifestazione, che era l’affermazione del valore morale e sociale della famiglia; ma il family day ebbe per conseguenza la sconfitta politica
del progetto di legge dei “DICO”, presentato dal Governo Prodi tramite i Ministri Rosy Bindi e Pollastrini.
Tale progetto era fortemente avversato dalla Chiesa, e, se approvato, avrebbe portato all’equiparazione della famiglia naturale con le unioni di fatto, anche omosessuali.
E’ da sottolineare che la grande stampa (“Repubblica”, “Corriere della Sera”, “Stampa”, ecc.), ignorò il Family day, anche se esso è stato un evento storico, perché dal dopo guerra in poi non c’era mai stata in Italia una mobilitazione politica così massiccia del popolo cattolico.