Aperta la cripta che accoglie il figlio della Monna Lisa

L’esame del Dna potrebbe ricostruire il volto della modella usata da Leonardo per la Gioconda. I campioni saranno confrontati con i resti degli scavi di Sant’Orsola

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I resti mortali di Francesco Del Giocondo e dei suoi figli Bartolomeo e Piero (quest’ultimo nato dal secondo matrimonio con Lisa Gherardini, detta Monna Lisa) sono stati trovati questa mattina nella cripta sottostante la Cappella dei Santi Martiri che si trova all’interno della Basilica della Santissima Annunziata di Firenze. Il ritrovamento, che non era scontato, permetterà di mettere a confronto il Dna del figlio della Monna Lisa con i resti rinvenuti nell’ex convento di Sant’Orsola, luogo di sepoltura di Lisa Gherardini.

“Se dall’incrocio dei dati dovesse emergere una corrispondenza del Dna estratto dai resti rinvenuti a Sant’Orsola e quello prelevato nella cripta della famiglia Del Giocondo, vorrà dire che abbiamo individuato il figlio Piero e anche la madre Lisa – spiega Silvano Vinceti, responsabile della ricerca avviata dal Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici Culturali e Ambientali – Se ciò avverrà, e sarebbe un vero colpo di fortuna, potremmo completare la seconda e più affascinante parte della ricerca: la ricostruzione del volto della prima modella a cui Leonardo si è ispirato per dipingere la Gioconda. Ciò consentirà di svelare il mistero di quest’opera ammirata in tutto il mondo che ha accompagnato per 15 anni la vita di Leonardo”.

“Al momento sono in corso gli esami del Carbonio 14 su tre degli otto scheletri ritrovati nella chiesetta del complesso di Sant’Orsola che erano risultati compatibili con l’età in cui è morta Lisa Gherardini – spiega Silvano Vinceti – L’esame del Carbonio 14 ci dirà quali di questi tre scheletri è riconducibile al periodo cinquecentesco. Solo allora sapremo su quali resti mortali si potrà compiere l’esame finale del Dna”.

Questo esame arriva dopo che nei mesi scorsi il laboratorio di Antropologia del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, retto dal professor Giorgio Gruppioni,  aveva comunicato i risultati degli esami antropologici sui resti mortali emersi a Sant’Orsola durante la ricerca autonoma avviata dal Comitato presieduto da Vinceti, approfittando degli scavi avviati dalla Provincia nell’ambito dei lavori di recupero dell’ex convento. I risultati di laboratorio avevano dimostrato che tre degli otto resti esaminati erano compatibili con l’età di morte di Lisa Gherardini.

“L’esame del radio-carbonio che è in corso presso il Cedad dell’Università del Salento, diretto dal professor Lucio Calcagnile – aggiunge Silvano Vinceti – ci servirà per determinare l’epoca del decesso e verificare se è compatibile con la data della morte della Lisa Gherardini”.

Intanto, nonostante i ripetuti chiarimenti e le molteplici precisazioni, continua la diffusione di notizie false circa l’impegno economico della Provincia di Firenze in merito alla ricerca dei resti mortali della Monna Lisa. A questo proposito la Provincia di Firenze ribadisce per l’ennesima volta che gli scavi archeologici compiuti a Sant’Orsola derivano dal fatto che la Soprintendenza per i beni archeologici di Firenze già dal 2010 ha vincolato l’esecuzione di qualsiasi lavoro nell’area dell’ex monastero (di cui l’ente sta curando l’intervento di restauro e risanamento conservativo) alla preliminare effettuazione di una campagna di scavi archeologici.

Le indagini scientifiche finalizzate a verificare l’eventuale presenza dei resti mortali della Monna Lisa sono svolte in totale autonomia dal Comitato nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici Culturali e Ambientali, con il coordinamento della Soprintendenza. Dunque non corrisponde al vero che la ricerca dei resti della Monna Lisa siano finanziate dalla Provincia di Firenze.

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ZENIT Staff

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