ROMA, mercoledì, 31 ottobre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Gesù, in cammino verso Gerusalemme, attraversa «città e villaggi» dove offre il suo insegnamento sollecitato da uno dei tanti che lo stavano seguendo. «Sono pochi quelli che si salvano?». Gesù risponde in modo ampio, affinché ogni ascoltatore trovi la parola giusta per la situazione, i dubbi, la confusione che sta attraversando. Egli è venuto per salvare tutti, come dice san Paolo: «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4).

Meditazione

Protagonista di questo brano è una porta! È un elemento della vita quotidiana che Gesù usa per insegnare a noi, come fa spesso utilizzando nelle parabole ciò che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi. La porta ci permette una divisione tra due locali; delimita un “dentro” e un “fuori”, permette di entrare e di uscire. Gesù sfrutta questo oggetto di uso comune spiegando che ci sarà un tempo, quello del giudizio finale, in cui il padrone solennemente chiuderà la porta. Il Signore ci ricorda, così, che ci sarà un giudizio, ci sarà un’eternità, un’«insaziabile sazietà» (Sant’Agostino, Discorsi, 362,29). Ce lo ricorda, non per farci vivere nel timore, ma perché vuole ardentemente che non rimaniamo fuori da quella porta chiusa, né “sul pianerottolo”. Non è sufficiente stare alla sua presenza per conoscerlo e avere l’accesso assicurato. A chi la pensa così il Signore risponde bruscamente «non so di dove siete». La formalità, l’ipocrisia dei farisei, non danno nessun accesso: quegli atteggiamenti rendono l’uomo autosufficiente, non bisognoso della grazia. Ognuno deve decidere di attraversare quella porta, deve decidere, cioè, di accogliere il suo amore gratuito. Ma cos’è questa porta? “Tu sei la tua porta!”, sembra gridarci Gesù. Non lo conosciamo per una strada diversa da quella che è stata tracciata per ciascuno di noi; non impariamo a chiedere il suo aiuto se non attraverso le nostre ferite, le malattie, le fatiche che Lui già conosce, e attraverso cui apprendiamo a guardare i fratelli; non riconosciamo le orme che Lui ha tracciato nel nostro passato, se non ricordando, come il popolo d’Israele, con gratitudine gli anni trascorsi. È il nostro patrimonio, è la nostra porta.

Preghiera

«Ormai te solo amo, te solo seguo, te solo cerco e sono disposto a servire a te solo, poiché tu solo con giustizia eserciti il dominio ed io desidero essere di tuo diritto. Comanda e ordina ciò che vuoi… Dimmi da che parte devo guardare affinché ti veda… O Padre, mostrami la via e forniscimi ciò che necessita al viaggio… Aumenta in me la fede, aumenta la speranza, aumenta la carità. Amen»(Sant’Agostino, Soliloqui, 1,1.5-6).

Agire

La porta da attraversare è come la croce personale di ciascuno. Oggi mi fermerò in adorazione della croce, chiedendo di accettare me stesso e le sorprese che incontrerò nella vita.

Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Romatratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it