Concilio, guardare avanti

Prolusione di Mons. Jean-Louis Bruguès, bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa all’apertura dell’anno accademico dello Studio Teologico San Paolo di Catania

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di Giuseppe Adernò

ROMA, domenica, 28 ottobre 2012 (ZENIT.org).- In occasione delle celebrazioni dei primi cinquant’anni del Vaticano II l’anno accademico dello Studio Teologico “S. Paolo” della diocesi di Catania è stato inaugurato con la prolusione accademica tenuta dall’arcivescovo domenicano Mons. Jean-Louis Bruguès, bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa sul tema: “Vaticano II, concilio del futuro”.

Dopo i saluti del Moderatore, Mons Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania, il preside dello Studio teologico Mons. Gaetano Zito, ha illustrato la relazione didattica ed ha dichiarato aperto il nuovo anno accademico che prevede la frequenza di 251 iscritti di cui 124 laici appartenenti anche alle diocesi di Siracusa, Noto, Acireale, Caltagirone, Piazza Armerina.

Guardare al futuro del Concilio e a ciò che accadrà nei prossimi cinquant’anni può sembrare una forzatura inopportuna,  invece nelle parole di Mons Bruguès si incontra una scia luminosa di continuità con il passato, riletto con lo sguardo al domani, ma radicato al Vangelo.

Tale prospettiva sollecita nuovi impegni, tappe  e traguardi da conseguire per dare continuità ed efficacia al Vaticano II, considerato come “l’evento più importante del secolo”, secondo De Gaulle o come un “pittoresco meeting religioso”, secondo la stampa laica americana.

Solo a distanza di anni si comprende la profondità di un Concilio che apporta nella Chiesa segni di rinnovamento reali e sostanziali e i benefici dei Concili di Trento, di Nicea, del Laterano IV appaiono oggi pietre miliari nella storia della Chiesa.

Lo sguardo proteso al futuro costituisce una vera “bussola” per non smarrire la giusta rotta e dall’analisi delle azioni conciliari l’Arcivescovo domenicano ha evidenziato come a conclusione del Concilio la costituzione “Dei verbum” ha determinato una radicale trasformazione nella vita della Chiesa e la centralità della Parola di Dio nella liturgia riformata ha assunto un ruolo così predominante da render meno visibile e presente la dimensione eucaristica e del sacrificio della croce.

Gli intensivi interventi del magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI concentrati sull’Eucaristia hanno in parte raddrizzato il tiro, recuperando la prevalenza eucaristica della celebrazione liturgica, impegno e cammino da proseguire e sostenere.  

Il Vaticano II è stato definito un “concilio cristocentrico” ed i documenti conciliari indirizzano tutti gli interventi della Chiesa verso il Cristo, dalla Lumen Gentium alla Gaudium et spes, ma nello stesso tempo nella grande assise ecumenica si è celebrata la cultura dell’ascolto, assegnando al Vaticano II  la caratteristica di  “concilio dell’ascolto”, dove la collegialità dei Vescovi ha avuto il suo ruolo e l’attenzione ai laici ha prodotto notevoli benefici per la presenza della Chiesa nel mondo.

Analizzando i diversi aspetti dell’ascolto, Mons. Bruguès, che è stato anche Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha sviluppato l’aspetto del gusto dell’altro, che essendo persona  fatta a immagine di Dio, riconduce e indirizza  l’attenzione, l’ascolto e il dialogo con l’altro verso il Padre. Il divino è, infatti, presente nella storia dell’uomo, il Cristo costituisce il centro della vita cristiana e forse risulta poco valorizzato lo Spirito Santo che nell’unità trinitaria è Persona e quindi anch’esso protagonista nell’ascolto e nel dialogo.

La particolare attenzione allo Spirito Santo, già presente in alcuni movimenti, indirizza i passi verso il futuro del Concilio che nel camminare con la storia, leggendo il presente con lo sguardo del passato, rivolgerà nel tempo una specifica attenzione allo Spirito Santo, segno e persona di amore tra il Padre e il Figlio, a completamento della visione trinitaria.

L’attenzione verso l’altro nel Concilio si è concretizzata attraverso la valorizzazione del laicato, che costituisce ancora oggi una sfida da condurre, mediante un’appropriata formazione, ed anche nell’apertura al dialogo ecumenico, oltre che alla dimensione missionaria della Chiesa (Ad Gentes- Evangelii nuntiandi).

I fatti accaduti dopo il Concilio, il crollo delle ideologie e del muro di Berlino, l’accelerato sviluppo tecnologico e scientifico, la manipolazione genetica  reclamano da parte della Chiesa puntuali risposte in linea di continuità con il Concilio, dando forza ed efficacia alle parole, molte delle quali risentono di  una corrosiva usura.

Nell’omelia che ha preceduto la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico Mons. Bruguès, ha commentato la parola “carità”, espressione molto usurata, che spesso viene sostituita con altri sinonimi (solidarietà, attenzione al sociale) facendo perdere l’essenza medesima del termine che riconduce a Dio-Carità-Amore e alla motivazione per cui si entra in relazione di amore con gli altri, rispondendo ai bisogni delle nuove povertà.

Proteggere il significato delle parole come “madre chiesa” significa amare la chiesa intensamente come si ama la propria madre  e si ama di più ciò che si comprende. La scarsa conoscenza della dottrina cristiana induce a puntare ogni sforzo sulla diffusione del Catechismo della Chiesa cattolica, che potrebbe essere chiamato “catechismo del concilio”, dono di Giovanni Paolo II che negli anni del suo pontificato ha contribuito allo sviluppo della Chiesa nel mondo, testimoniato e presente nella solenne Eucarestia dell’8 aprile del 2005, in occasione dei funerali del Beato Giovanni Paolo II.

Cento anni fa, il 18 ottobre 1912, Papa  San Pio X approvò la nuova edizione del Catechismo della dottrina cattolica, prescritta a tutta la provincia ecclesiastica di Roma e nella nota introduttiva del “catechismo minimo” si legge che “i genitori e i padroni (datori di lavoro) sono obbligati a procurare che i loro figli o dipendenti  imparino la Dottrina cristiana e se trascurano tale obbligo si rendono colpevoli davanti a Dio”.

Tale intervento ha avuto la sua efficacia  nel portare avanti il progetto di educazione cristiana che non doveva escludere nessuno e che per i poveri e gli operai costituiva la prima occasione di incontro con la fede e con la formazione religiosa. Oggi gli strumenti della comunicazione sono cambiati e ben vengano  le nuove metodologie telematiche  ed elettroniche, purché resti sempre salda la “dottrina”.

Per i suoi effetti benefici sui bambini e su tutti i cattolici, il valore storico e culturale del Catechismo di San Pio X non è quantificabile, lo stesso dovrebbe avvenire con il “Catechismo del Concilio”, così da non dover registrare  un insuccesso del pontificato di Giovanni Paolo II  ed il prevalere della secolarizzazione a scapito del bene sociale e dello sviluppo armonico della comunità umana.

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ZENIT Staff

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