di Eugenio Fizzotti
ROMA, domenica, 28 ottobre 2012 (ZENIT.org). – Il 17 ottobre2012 ha ritenuto di suscitare il loro stuporeMons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, nel diffondere tra i giovani universitari dell’Arcidiocesi una lettera all’inizio dell’anno accademico, spiegando che la medesima cosa «si fa con i bambini e i giovinetti all’inizio dell’anno scolastico, elementare o medio».
La motivazione della sua decisione fa riferimento al fatto che la Chiesa guarda con interesse, affetto e rispetto i giovani studenti universitari che costituiscono «un elemento della società di un’importanza che non è azzardato definire strategica, soprattutto perché all’interno delle città universitarie è presente, nasce e cresce quasi ogni mutamento sociale che, mentre è stato di precipua rilevanza nel passato, oggi, nell’attuale momento storico, lo è anche di più».
Con estrema semplicità e chiarezza Mons. Bertolonenon ha alcun timore nel dichiarare che «nonostante le riforme avvenute o tentate negli ultimi anni o forse proprio a causa di esse, perché mai del tutto organiche e sovente in contrasto l’una con l’altra, l’Università italiana non vive tempi sereni. Contrasti, crisi e, in particolare, il crollo delle ideologie “per” e la nascita di pseudo ideologie “anti” lasciano impronte profonde».
Ciò vuol dire che, «dopo essere stati riservati ai giovani più fortunati e ricchi, gli Studia urbis si erano aperti a una più ampia platea, segno di una significativa democratizzazione della vita sociale e culturale» con la conseguenza che attualmente sono riconosciuti e valorizzati i presupposti che ciò venga azzerato o, quantomeno, fortemente ridimensionato.
Con la consapevolezza che è mancato, qua e là, un dignitoso adeguamento delle infrastrutture, dei servizi e, in alcuni casi, anche dei metodi di insegnamento, così come si sono verificate le conseguenze di una crisi economica generalizzata e diffusa, provocando nell’ambito universitario un’ulteriore penalizzazione per gli studenti,Mons. Bertolonenon ha avuto difficoltà a riconoscere che oggi molti studenti universitari «debbono o dovrebbero lavorare per pagarsi gli studi, mentre il Paese, in specie da noi, non offre possibilità adeguate».
Tale situazione realistica per lui «chiama in causa anche la Chiesa che, nonostante questa situazione, confida in un cambiamento nel segno della speranza che mai deve venire meno per migliorare lo stato delle cose e lasciare il mondo un po’ migliore di come lo si è trovato. E ciò contribuendo al miglioramento della qualità dell’offerta universitaria, ma anche non rinunciando, mai, alla propria gioventù, ai propri valori, alla consapevolezza di essere protagonisti del presente e padroni del futuro».
Dichiarando che gli viene in mente una frase bella e forte di sant’Agostino: «La speranza ha due figli: lo sdegno per lo stato delle cose, il coraggio per cambiarle», l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace esprime che la Chiesa vuole essere vicina nella volontà degli studenti universitari di cambiare la situazione in un’evoluzione migliorativa e perciò li esorta a tendere verso l’infinito amore di Dio.
Significativo è anche il riferimento che nella lettera fa allo scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry, autore de Il piccolo principe, il quale ha dato vita a pagine molto suggestive sul bene della libertà, sulla generosità, senza calcolo e preconcetti, dell’amore: «Se tu devi formare un navigatore, non devi insegnargli soltanto come si costruisce la barca, con le doghe, la pece, l’albero maestro con le mappe nautiche, ma devi cercare di instillare in lui la nostalgia del mare spazioso e infinito. Solo così avrai fatto un vero navigatore».
E apprezzabile è anche il richiamo al sociologo Giuseppe Toniolo che mezzo secolo fa scriveva al figlio Antonio: «In Dio sappi ricercare e gustare le gioie della futura famiglia, e i progressi delle tue indagini scientifiche e lo scioglimento delle questioni sociali».
Essendo questo l’orizzonte al quale la Chiesa catanzarese tende,Mons. Bertolonesottolinea l’opportunità che ciascuno, in base alle sue proprie competenze, deve poter «promuovere un confronto che porti all’unico risultato perseguito: l’affermazione del bene comune». E dopo aver richiamato che l’apertura del Concilio Vaticano II, fatta esattamente 50 anni fa, ha illuminato la mente e il cuore con un profondo senso di giustizia e di pace tra gli uomini e con l’intento di trasmettere – nella continuità – la grande rivoluzione del Vangelo, ha anche in forma particolarmente originale fatto riferimento che allora negli U.S.A era stato eletto, e purtroppo successivamente assassinato, John Fitzgerald Kennedy, il quale aveva conquistato il suo grande Paese con un ideale che era molto più di uno slogan: “Io ho un sogno” ispiratagli da Martin Luther King! E salutando e benedicendo gli studenti universitari conclude la lettera invitandoli a «non smettete mai di sognare: perché il sogno è ciò che non ci lascia dormire».