ROMA, venerdì, 26 ottobre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Il capitolo 12 del Vangelo di Luca, che ci ha accompagnato in questa settimana e che oggi si conclude, è alquanto composito. È difficile trovare un filo di connessione che possa collegare i vari episodi che vengono riportati. C’è come una sorta di “disordine”, che ci consegna, già in questo, un importante insegnamento: quando c’è fretta, c’è necessità di informare qualcuno su cose fondamentali, non si considera troppo la modalità della comunicazione. Ci pare di respirare questa tensione oggi nel nostro Vangelo. C’è un tempo da riconoscere, da giudicare, e Gesù rimprovera le folle della loro superficialità. “Questo tempo” cui si riferisce il Signore, è il tempo della sua venuta, è il tempo del regno, il tempo della misericordia.
Meditazione
“Ipocriti!”: così Gesù definisce la folla che lo seguiva! Nei testi precedenti, si era soffermato sull’insegnamento contro la doppiezza e il sistema meschino e menzognero con cui l’ipocrisia porta a vivere. Oggi Gesù lancia proprio un appello legato all’incapacità, o meglio alla consapevole cecità che non fa scorgere all’uomo i segni del tempo in cui vive. Si vede solo ciò che si vuole vedere, ciò che non ci turba, che non crea troppo contrasto con le nostre idee. Il “tempo” che si deve imparare a giudicare, come si fa nel vedere le nuvole in cielo, è quello in cui viviamo; c’è una realtà in cui stare, una vita, e una sola per ciascuno di noi, da vivere con responsabilità e gioia, c’è un contesto sociale cui esporsi. Fingere di non vedere è una consueta via di fuga che ci strappa dai nostri impegni cristiani, dall’incontro col Maestro, dalla sua misericordia. A questo ci vuole portare, raccontandoci ciò che succede quando ci sradichiamo dalla nostra realtà: ci sarà un giudice, un esattore, un carcere. In questo tempo, ci suggerisce, è bene accordarsi con l’avversario. Ma chi è questo avversario? Scriveva sant’Agostino:«Tuo avversario è la parola di Dio, finché tu vivi in contrasto con essa. Quando invece comincerai a provare gusto nell’eseguire ciò che Essa ti ordina, allora sei d’accordo con essa e da avversaria, ti diventa amica, per cui al termine del viaggio non ci sarà alcuno che ti consegni in mano al giudice»(Esposizione sul Salmo 129,3) Ecco il tempo da riconoscere come propizio per accordarci con la Parola di Dio!
Preghiera
Signore Gesù, Parola del Padre, mi visiti ogni giorno, e io fuggo da te! Preferisco le mie pigrizie, le mie sordità, le mie stesse paure. Affrontare la realtà mi spaventa. Eppure tu attendi paziente il mio ritorno, attendi il mio sì alla tua Parola. Aiutami a pronunciare questo sì, in armonia con quello che Tu hai pronunciato al Padre. Amen.
Agire
Leggerò un brano della Scrittura che conosco meno, che non ricorre spesso nei testi della liturgia (il breve libro di Rut, un capitolo del libro del Siracide…).
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it