di Daniele Trenca
ROMA, venerdì, 26 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Si è alzato il sipario sulla 47esima Giornata delle Comunicazioni Sociali che si terrà, come di consueto la domenica che precede la Pentecoste, il prossimo 12 maggio. Un appuntamento di grande rilievo, perché il tema scelto è: “Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”.
In virtù dell’Anno della Fede si cercherà di capire l’importanza e la potenza di questi nuovi media, il cui bacino di utenza non può più essere trascurato da ogni ente o azienda, sia essa privata o pubblica.«Bisogna tener conto – hanno detto dalle Comunicazioni Sociali – dello sviluppo e della grande popolarità dei social network, che hanno consentito l’accentuazione di uno stile dialogico e interattivo nella comunicazione e nella relazione».
Negli ultimi tempi Flickr, YouTube, Twitter, ma soprattutto Facebook hanno accresciuto la loro popolarità non solo tra i giovani, dimostrandosi superiori rispetto a tutti gli altri media, anche in Paesi a basso indice di tecnologia. Un rapporto della Società Nielsen ha affermato che il blogging e l’accesso ai social network sono la quarta attività preferita degli utenti di internet, ciò significa che più di due terzi della popolazione mondiale della rete visita o interagisce con un social network.
Un fenomeno che si estende a tutti i livelli di scala sociale e di etnia. Purtroppo la diffusione di questi media in alcune zone del Pianeta sono limitati, lì dove anche la Santa Sede fatica ad instaurare un rapporto con le istituzioni. Due grandi buchi neri che rispondono al nome di Russia e Cina. In questi due colossi i social network più diffusi sono rispettivamente Qzone e VKontakte. Reti sociali nazionali che possono così essere facilmente controllabili dalle autorità governative.
Alla luce della Primavera Araba, i governi operano una massiccia censura sui social network occidentali, filtri che si basano prevalentemente su argomenti riconducibili alla fede. Nei Paesi musulmani c’è chi si tiene alla larga da questi strumenti per proteggere l’islamicità nazionale e altri (per lo più giovani) vedono questo mezzo come uno strumento ideale per eludere la sorveglianza delle autorità religiose, fungendo così da catalizzatore per la trasmissione di idee.
Oltre alla protesta che ha portato alla scoppio della Primavera Araba, un altro esempio è rappresentato dal movimento degli “indignados” spagnoli, creatosi nel 2011, a seguito della crisi economica nella penisola iberica e portata avanti esclusivamente con i social network. In questa prospettiva si posiziona l’evento: i cristiani non possono occuparsi solo di acquisire il linguaggio della rete, ma debbono saper rispondere alla domanda di senso che emerge anche dal web.
«Cercare una risposta alla perenne domanda umana di senso e di fede che dalla rete emerge e nella rete si fa strada – spiega il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali – sarà il modo per umanizzare e rendere vivo e vitale un mondo digitale che impone oggi un atteggiamento più definito. Non si tratta più di utilizzare internet come un “mezzo” di evangelizzazione ma di evangelizzare considerando che la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale».
La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, è l’unica giornata stabilita dal Concilio Vaticano II, nel documento «Inter Mirifica» del 1963. Il prossimo 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il Papa leggerà un messaggio indirizzato a tutti i comunicatori sociali.