BOLOGNA, martedì, 23 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo dell’omelia tenuta questa sera nella Cattedrale di S. Pietro dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, nella Messa di inizio dell’Anno Accademico 2012-2013 dell’Università degli Studi di Bologna.
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1. «Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?». Cari amici, è questa la domanda più profonda ed urgente del cuore umano: la presenza di Dio sulla nostra terra, dentro le nostre confuse e tribolate vicende umane. “Perché la grande sofferenza dell’uomo” – al tempo di Salomone come al nostro tempo – “è proprio questa: dietro il silenzio dell’universo, dietro le nuvole della storia c’è un Dio o non c’è? E, se c’è questo Dio, ci conosce, ha a che fare con noi?” [Benedetto XVI]. L’apostolo Paolo ha definito l’essenza dell’esistenza pagana – di ieri e di oggi – nel modo seguente: «senza speranza e senza Dio nel mondo» [Ef 2, 12]. Paolo sa bene che il paganesimo in cui viveva aveva una religione; conosceva molti dei: lo aveva visto entrando in Atene. Ma erano divinità che si disinteressavano dell’uomo e delle sue vicende, e che costringevano l’uomo a vivere «senza speranza», abbandonato a se stesso. Tutto questo risuona nella domanda di Salomone: «ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?».
Certamente attraverso l’uso retto della nostra ragione si aprono diverse vie percorrendo le quali è possibile giungere ad affermare l’esistenza di Dio. Ma oltre trattarsi di un percorso difficile ed accidentato, esso si conclude comunque non con l’incontro con un Dio vivente. Trattasi sempre di una conoscenza indiretta e mediata. Davanti al Dio della ragione a nessuno viene il desiderio di danzare con gioia.
Che cosa fa allora Salomone? Che cosa al massimo può fare l’uomo, oggi, che vive in una condizione di assenza di Dio, di silenzio di Dio? Ciò che fa Salomone: «ascolta il grido e la preghiera … ascolta la preghiera … ascolta la supplica». L’uomo può lanciare il suo grido: questa è l’ultima possibilità umana per chi vive «senza speranza e senza Dio nel mondo». È l’invocazione di un incontro reale, che generi un vero cambiamento nella nostra condizione umana; un incontro reale, ma non con un Dio tale da “scongiurare di non rivolgerci più la parola”.
Avete sentito quanto è narrato nella seconda lettura: «voi vi siete accostati al Mediatore della Nuova Alleanza».
Si dice dunque che ci sono persone che accostandosi ad una Persona, questa le conduce – anzi, dice di più: le allea a Dio stesso. Questa Persona è chiamata perciò «il Mediatore della Nuova Alleanza». Egli cioè ha fatto sì che Dio rompesse il suo silenzio; che Dio parlasse all’uomo; che Dio dicesse all’uomo e gli dimostrasse che Egli lo conosce personalmente e lo ama, si prende cura di lui. In una parola: fa di Dio un alleato dell’uomo e all’uomo dona la possibilità di divenire alleato di Dio. Questa Persona, colui che introduce Dio nei destini umani, è Gesù. Gesù è Dio che ci parla; è Dio che si prende cura di noi; è Dio venuto ad abitare in mezzo a noi. La risposta alla domanda di Salomone da cui siamo partiti è Gesù. Il grido dell’uomo non è svanito nel vuoto eterno di spazi infiniti: è stato raccolto. Dio si è alleato con l’uomo.
2. Tuttavia, se il vostro cuore, miei giovani amici, è vibrato a queste parole; se ha avvertito più forte la sete ed il bisogno di incontrare Colui che ci fa alleati di Dio, sorge dentro di voi un’altra domanda: dove posso incontrare Gesù, ascoltare la parola di Dio, e trovare la mia definitiva salvezza?
Cari amici, il luogo dove Dio rompe il suo silenzio e può “abitare sulla terra” è la Chiesa. Non sto parlando della chiesa – edificio materiale, ma di quel fatto visibile che è la comunità di chi crede in Gesù, fondata sulla successione apostolica e generata dall’Eucarestia.
Tutto ciò che prima vi ho narrato usando una forma verbale al passato [Dio in Gesù ci ha parlato – Dio in Gesù è venuto ad abitare in mezzo a noi], in realtà può e deve essere narrato anche al presente: Dio oggi parla; Dio oggi abita sulla nostra terra. Con le parole di un grande poeta francese dell’inizio del secolo scorso: «Lui è qui. Lui è qui come il primo giorno … Eternamente lui è qui fra noi come il primo giorno. Eternamente ogni giorno. È qui fra noi per tutti i giorni della sua eternità» [Ch. Peguy, Lui è qui. Pagine scelte. BUR, Milano 1997, 176].
Ecco perché Gesù, come avete sentito, diventa letteralmente furibondo quando vede che il luogo della presenza di Dio sulla terra, è deturpato da attività e comportamenti indegni.
Ma, miei cari e giovani amici, per entrare nel luogo della presenza di Mistero, per entrare nell’alleanza con Dio, per ascoltare la sua voce, bisogna varcare una porta; e ne esiste una sola di ingresso: la fede.
Durante tutto questo anno vi sarà mostrata: entrate attraverso essa. Non perdete questo appuntamento colla vostra felicità vera: «venite, prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati: egli è il nostro Dio e noi il popolo che egli conduce».