CITTA’ DI CASTELLO, lunedì, 22 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Nel 1863 l’architetto Filippo Muscini di Città di Castello realizza il calco della pala robbiana raffigurante l’Assunzione di Maria, dipinta dal pittore fiorentino Giuseppe Bianchi. L’originale era stato in precedenza asportato dalla chiesa di San Giovanni Battista dei frati Minori e trasferito nella Pinacoteca Comunale e il calco era stato commissionato ai due artisti dalla Compagnia di Maria SS. delle Grazie, che aveva iniziato a provvedere al santuario mariano cittadino dopo la soppressione degli Ordini religiosi nel 1860. In precedenza, infatti, la chiesa era stata officiata dai frati Servi di Maria, che ne avevano avviato la costruzione nel 1306. Al momento della loro espulsione, nel 1860, i frati avevano iniziato un radicale lavoro di rifacimento dell’interno, poi proseguito dalla Confraternita. Nell’ambito di questi lavori rientra la collocazione del calco della pala robbiana, che costituisce una delle più interessanti opere d’arte del XIX secolo a Città di Castello. Essa, infatti, evidenzia sia l’interesse allora suscitato dalla tecnica dei Della Robbia, sia la capacità di riprodurre opere antiche con mezzi moderni tipica del periodo.
In 150 anni di vita l’opera ha subito i naturali segni del tempo, tanto da richiedere un improcrastinabile intervento di restauro. Il lavoro, che ha preso avvio nei giorni scorsi, è promosso dalla Parrocchia di Santa Maria delle Grazie ed eseguito dallo studio 2GR di Giuliano Guerri, sotto la supervisione della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici dell’Umbria. Salvo imprevisti che dovessero verificarsi nel corso dei lavori, si prevede la presentazione del restauro per l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione. In tal modo la Parrocchia intende proseguire l’ampia attività di recupero delle opere artistiche del santuario, avviata nel 1994 con il restauro dell’affresco del Transito di Maria su iniziativa dell’allora parroco, don Antonio Rossi. Negli ultimi anni, infatti, sono stati restaurati anche la grande tela raffigurante “San Pellegrino Laziosi guarito dal Crocifisso”, di Ventura Borghesi (1998), la tela raffigurante la “Trinità” (1999), la tela raffigurante la “Madonna con il Bambino e i santi Florido e Filippo Benizi”, di Vincenzo Chialli (2005) e le vetrate policrome dei finestroni dell’abside (2011).