Stare bene al proprio posto

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, domenica, 21 ottobre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Il brano odierno del Vangelo di Marco precede il racconto dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, con la sua passione, morte e resurrezione. Nei versetti precedenti, Gesù ha parlato ai discepoli di quanto gli accadrà a Gerusalemme. In questo contesto le espressioni di Giacomo e Giovanni, come anche l’indignazione degli altri, ci risultano ancora più in contrasto. La logica del servizio, che oggi Gesù instancabilmente ci ripete, è la sola che ci restituisce quella dignità alta che tutti desideriamo e che cerchiamo invece per vie sbagliate.

Meditazione

Con una confidenza disarmante che rasenta la maleducazione, Giacomo e Giovanni pretendono da Gesù di sedere a destra e sinistra nella sua gloria. Ci sconcerta la pazienza di Gesù, la sua attenzione nell’ascolto, la sua calma nell’attendere e nel dare la risposta. Non è la prima volta che sulla strada verso Gerusalemme, prossimo alla sua morte, annunciata ai Dodici, deve fare i conti con la paura e l’incoerenza dei suoi. Egli non si ferma adirato, stroncando le loro pretese, ma si lascia coinvolgere dai loro gretti ragionamenti per elevarli un po’! C’è un “battesimo” che dovranno ricevere, ed è la sola certezza che Egli può garantire loro. In effetti, moriranno tutti martiri, partecipi dello stesso “battesimo” di Gesù. Anche noi, con il sacramento battesimale abbiamo ricevuto un compito, una missione particolare: essere testimoni del Vangelo. Nei vari contesti, nei diversi stati di vita, nel silenzio o nell’azione, come nelle parole; ma nessuno può sottrarsi a questo impegno. È il nostro servizio, quello che Gesù ricorda ai Dodici, risentiti per l’audacia dei due fratelli. Per “sedere a destra o sinistra”, cioè per essere “grandi”, dobbiamo semplicemente farci servitori dei fratelli, come ha fatto Gesù, in un quotidiano e paziente martirio, quale è appunto il battesimo ancora da ricevere. Non con i riflettori puntati, come stanno chiedendo Giacomo e Giovanni, e come tutti desidereremmo, ma in una quotidianità che passo dopo passo fa arrivare al cielo. Questo è il servizio, svolto stando al nostro posto. Proprio lì, dove sono chiamato a vivere, lì c’è la mia grandezza, non in chissà quale atto eroico, o in chissà quale ambizioso ruolo, ma semplicemente in una fedeltà alla storia che Dio sta intrecciando con me.

Preghiera

«La Tua forza mi ha creato, la Tua debolezza mi ha ricreato. La tua forza ha chiamato all’esistenza ciò che non era, la tua debolezza ha impedito che si perdesse ciò che era. Con la tua forza ci hai creati, con la tua debolezza sei venuto a cercarci» (cfr. Sant’Agostino, Comm. Vg. Gv. 15,6).

Agire

Mi farò disturbare volentieri, in quel martirio delle piccole cose: non mi lamenterò per una telefonata noiosa, un ospite inatteso, un imprevisto che manda all’aria i miei progetti.

Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Romatratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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