di Luca Marcolivio
CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 21 ottobre 2012 (ZENIT.org) – La seconda domenica dell’Anno della Fede è stata segnata dalla canonizzazione di sette nuovi beati: Jacques Berthieu, Pedro Calungsod, Giovanni Battista Piamarta, Maria Carmen Salles y Barangueras, Marianne Cope, Kateri Tekakwitha e Anna Schäffer.
La celebrazione eucaristica si è tenuta stamattina sul sagrato della Basilica di San Pietro. Papa Benedetto XVI ha introdotto l’omelia accennando alla Giornata Missionaria Mondiale che si celebra oggi, sottolineando la “felice coincidenza” di questo evento con il Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione.
“Essa – ha commentato il Santo Padre – mostra lo stile dell’evangelizzatore, chiamato a testimoniare ed annunciare il messaggio cristiano conformandosi a Gesù Cristo, seguendo la sua stessa via. Questo vale sia per la missione ad gentes, sia per la nuova evangelizzazione nelle regioni di antica cristianità”.
Con riferimento alle canonizzazioni, Benedetto XVI ha affermato che la “tenace professione di fede di questi sette generosi discepoli di Cristo, la loro conformazione al Figlio dell’Uomo risplende oggi in tutta la Chiesa”.
Ha poi tracciato il profilo di Jacques Berthieu (1838-1896), sacerdote gesuita martirizzato in Madagascar, dove si era recato in missione, lottando “contro l’ingiustizia, mentre recava sollievo ai poveri e ai malati”.
I malgasci consideravano padre Berthieu come un “sacerdote venuto dal cielo” e lo definirono loro “padre e madre”. La sua vita di evangelizzatore, ha detto il Papa, rappresenta “un incoraggiamento e un modello per i sacerdoti, affinché siano uomini di Dio come lui!”.
Pedro Calungsod (1654-1672) fu invece catechista al seguito dei missionari gesuiti nelle Filippine. Nonostante le persecuzioni patite da questi ultimi, Pedro “dimostrò fede e carità profonde e continuò a catechizzare i molti convertiti, dando testimonianza a Cristo mediante una vita di purezza e di dedizione al Vangelo”, fino al martirio, avvenuto a soli 18 anni.
Pur avendo potuto mettersi in salvo, il giovane catechista scelse di rimanere al fianco del suo missionario di riferimento, padre Diego Luis de San Vitores, che gli conferì l’assoluzione prima di essere ucciso a sua volta.
Giovanni Battista Piamarta, (1841-1913), sacerdote della diocesi di Brescia, fu fondatore della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth, delle Umili Serve del Signore, dell’Istituto degli Artigianelli e dell’Editrice Queriniana, distinguendosi come “grande apostolo della carità e della gioventù”.
Padre Piamarta, ha detto il Papa, avvertì “l’esigenza di una presenza culturale e sociale del cattolicesimo nel mondo moderno, pertanto si dedicò all’elevazione cristiana, morale e professionale delle nuove generazioni con la sua illuminata carica di umanità e di bontà”.
Il Pontefice ha descritto il nuovo santo come un uomo che attingeva nella preghiera tutte le forze per la sua “intensa e operosa vita”, al punto che “quando era oberato di lavoro, aumentava il tempo per l’incontro, cuore a cuore, con il Signore”.
Maria del Carmelo Sallés y Barangueras (1848-1911), originaria di Vic, in Spagna, fondò nel 1892 la Congregazione delle Religiose Concezioniste Missionarie dell’Insegnamento. “La sua opera educativa – ha detto di lei il Santo Padre – affidata alla Vergine Immacolata, continua a portare frutti abbondanti in mezzo alla gioventù mediante l’impegno generoso delle sue figlie, che come lei si pongono nelle mani del Dio che tutto può”.
Di seguito il Papa ha tratteggiato il profilo di Marianne Cope (1838-1918), religiosa statunitense di origine tedesca, entrata a 24 anni nel Terz’Ordine Regolare di san Francesco a Syracuse, New York. Come superiora generale della sua congregazione, Madre Marianne “accolse di sua volontà una chiamata a prendersi cura dei lebbrosi delle Hawaii, dopo che molti altri avevano rifiutato”.
Quando ancora la lebbra era considerata incurabile, questa tenace suora “dimostrò l’amore, il coraggio e l’entusiasmo più alti”, diventando un “luminoso e forte esempio della migliore tradizione cattolica nell’accudire alle sorelle e dello spirito del suo amato san Francesco”.
Nordamericana è anche Kateri Tekakwitha (1656-1680), nata nell’odierno stato di New York da padre Mohawk e da madre cristiana algonchina, “che le trasmise il senso del Dio vivente”. Morì a soli 24 anni, dopo essere fuggita alle persecuzioni, riparando nei pressi di Montreal, al seguito della missione di San Francesco Saverio.
Diventata patrona del Canada e prima santa amerinda, Kateri Tekakwitha è stata invocata da Benedetto XVI per “il rinnovamento della fede nelle prime nazioni e in tutta l’America del Nord”.
L’ultimo dei nuovi canonizzati citato durante l’omelia del Santo Padre è stata Anna Schäffer (1882-1925). Tedesca di Mindelstetten, la Schäffer aspirò, fin dalla prima gioventù all’ingresso in un Ordine religioso missionario ma a 18 anni, la sua vita fu funestata da un incidente che le procurò gravi ustioni alle gambe che la costrinsero a letto per il resto della sua vita.
“Così, il letto di dolore diventò per lei cella conventuale – ha detto il Pontefice della nuova santa – e la sofferenza costituì il suo servizio missionario. Inizialmente si lamentava della propria sorte, ma poi giunse a interpretare la sua situazione come una chiamata amorevole del Crocifisso a seguirLo”.
A conclusione dell’omelia, Benedetto XVI ha auspicato che “la testimonianza dei nuovi Santi, della loro vita generosamente offerta per amore di Cristo, parlare oggi a tutta la Chiesa, e la loro intercessione possa rafforzarla e sostenerla nella sua missione di annunciare il Vangelo al mondo intero”.