ROMA, venerdì, 19 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Nel corso di un attentato a Beirut che ha provocato 8 morti e 78 feriti, ha perso la vita anche Wissam al Hassan, capo dei servizi segreti delle Forze di sicurezza interne (Fsi) in Libano.
Un’autobomba è esplosa oggi, venerdì 19 ottobre, all’ora di punta nel quartiere cristiano di Achrafieh.
Fonti libanesi sostengono che il generale Hassan era un musulmano sunnita vicino al partito Al Mustakbal (Il Futuro), il quale è guidato da Saad Hariri, uno dei capi dell’opposizione libanese ostile al regime di Damasco.
Saad Hariri è il figlio di Rafiq Hariri, l’ex primo ministro ucciso a Beirut il 14 febbraio del 2005.
In una nota diffusa dalla Sala Stampa Vaticana, il portavoce padre Federico Lombardi, S.J., ha scritto che “l’attentato avvenuto a Beirut merita la più ferma condanna, per l’assurda violenza omicida che manifesta e perché è contrario agli sforzi e all’impegno per conservare una convivenza pacifica nel Libano”.
“Il Libano invece, – ha sottolineato padre Lombardi – come ha ripetuto più volte il Santo Padre Benedetto XVI, è chiamato ad essere un messaggio di pace e di speranza per chi vi abita e per tutta quella Regione. Mentre si partecipa con compassione al dolore per la morte e il ferimento di tante persone, ci si augura che questo fatto orribile non sia occasione del diffondersi ulteriore della violenza”.
A proposito dell’attentato il metropolita ortodosso di Beirut, Ilias Aude, ha detto: “non ci aspettavamo ciò che accadde a Beirut nei vicoli stretti. Siamo stati addolorati perché pensavamo di essere incamminati verso una vita serena e stabile dove ognuno cerca di stabilire la sicurezza e migliorare la qualità della vita economica e umana. Prego Dio affinché dia ai libanesi la pazienza perché viviamo in costante paura per i nostri parenti e amici”.