Dio non dimentica nessuno

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, venerdì, 19 ottobre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Dopo le brusche parole contro i farisei, ascoltiamo oggi una pagina di grande fiducia. Gesù è circondato da una folla che fa ressa attorno a lui. Neppure dopo i toni severi del precedente discorso, l’interesse verso Gesù si affievolisce. Avviene invece il contrario: questa folla è l’umanità povera, aperta all’insegnamento nuovo del Signore, bisognosa della salvezza che viene da Lui. Sono gli uomini assetati di Dio, quelli che Gesù chiama «amici miei».

Meditazione

Sapere che Dio conosce tutto di noi, al punto da contare i nostri capelli, dà grande pace. Dovrebbe bastare questo versetto per far sparire la paura dalla nostra vita. Invece, spesso ci nascondiamo a Lui, agli altri e anche a noi stessi. Ci mettiamo una maschera – come i farisei tanto biasimati da Gesù – per paura appunto di mostrare le nostre debolezze. L’“ipocrita” nel teatro greco era proprio l’attore che usava le maschere per impersonare l’uno o l’altro ruolo. L’ipocrisia è come il lievito, perché il mascherarsi rende impossibile ogni sincera relazione, e fa crescere, come fa il lievito con la farina, ogni altro atteggiamento distorto e finto. Ecco perché Gesù mette spesso in guardia da questo insidiosissimo lievito; Egli è venuto a togliere all’uomo i veli della menzogna per restituirlo alla sua verità di figlio, figlio di un padre così ricco di misericordia! Anche Adamo ed Eva avevano indossato le stesse maschere dopo il peccato: anche loro si erano nascosti sentendo i passi di Dio, per paura (Gen 3,10). Il peccato ha privato l’uomo di quella relazione semplice che c’era alle origini, e ogni volta che sfugge alla verità, alla stessa debolezza creaturale, non fa che irrobustire il “lievito”, non fa che nascondersi sempre più alla bellezza di quell’abbraccio col Padre. Ciò che celiamo dietro le maschere è quanto più Dio si aspetta da noi: è quel carico di miserie che hanno bisogno dell’abbraccio della sua misericordia. La folla che si accalca attorno a Gesù è costituita da coloro che possono ascoltare le Sue parole, perché si riconoscono affamati di questa buona notizia che Egli sta annunciando. L’uomo gonfio di lievito non può riconoscersi bisognoso di salvezza, perché deve potersi mostrare perfetto. Affidare la nostra miseria alla sua infinita misericordia, significa riconoscersi figli suoi, amati da lui non perché perfetti, ma solo perché desiderosi del suo abbraccio.

Preghiera

«O Signore nostro Dio, all’ombra delle tue ali proteggici. […] Il nostro bene è sempre vivo vicino a te, e diventiamo perversi nel momento in cui ci allontaniamo da te. Fa’ dunque che torniamo sui nostri passi; è vicino a te che il nostro bene è vivo, perché tu stesso sei il bene” (Sant’Agostino, Confessioni, IV.16).

Agire

Oggi farò attenzione a che i miei atteggiamenti siano retti e sinceri, coerenti con il mio essere cristiano.

Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Romatratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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