Todi scomoda per i cattolici

Difficile capire in che direzione stanno andando i cristiani impegnati in politica

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di Paolo Accomo

ROMA, mercoledì, 17 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Todi è scomoda per i cattolici italiani. L’assise del Forum delle associazioni e delle persone del mondo del lavoro, nata per rispondere all’appello del Papa per una “nuova generazione” di politici cattolici, sta diventando un imbarazzante redde rationem, quel Rubicone che non tutti hanno voglia di varcare. O, per meglio dire, c’è chi è già corso ad accasarsi in uno dei partiti presenti sul mercato – sembra il caso del leader delle Acli, Andrea Oliviero, che si candiderebbe nell’Udc per sostenere un’alleanza tra Pier Ferdinando Casini, Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola; un seggio sarebbe già stato assicurato anche alla Confartigianato. C’è la Comunità di Sant’Egidio, che all’ordalia delle urne sembra preferisce la trattativa privata con gli uomini di Mario Monti: d’altronde, per il ministro Andrea Riccardi, il desiderio sembra che sia quello di diventare Ministro degli Esteri. C’è Comunione e Liberazione che, in piena bufera per la vicenda che riguarda Roberto Formigoni e la Regione Lombardia, non sembra interessata a Todi. In questo momento sono frequenti i richiami del vertice ciellino alla natura educativa e spirituale delle origini da far sospettare che il movimento guidato da don Julián Carrón sia alla vigilia di una clamorosa “scelta religiosa” analoga a quella dell’Azione cattolica.

Infine, ci sono quelli che assistono alla marcescenza della politica italiana, hanno perso i loro punti di riferimento, si trovano sull’argine del Rubicone e non hanno nessuna intenzione di collaborare con una alleanza di sinistra che nasce con obiettivi dichiaratamente laicisti. Per storia, passioni e interessi, i “todisti del Ppe” sono pronti a fondare un partito cattolico e candidarsi a rappresentare i delusi dell’area Pdl-Udc-Lega, con programmi fortemente innovativi, ma sanno benissimo quanto possa essere ardua l’impresa. La parola d’ordine di quest’area è “discontinuità”. Il loro nume tutelare è il premier. Anzi, i todisti sono persino più montiani di Monti: lui traccheggia e loro lo vorrebbero candidare subito, purché accettasse di impegnarsi per un rinnovamento democratico della politica italiana. Raffaele Bonanni, della Cisl, Carlo Costalli del Movimento Cristiano Lavoratori, Luigi Marino della Confcooperative, Sergio Marini della Coldiretti e Natale Forlani, portavoce del Forum, sono i più convinti fautori della tabula rasa di corrotti e corruttori e chiedono riforme economiche radicali perché vengono dal mondo produttivo e dal terzo settore, sono cioè in prima linea nella guerra quotidiana con la crisi; ma sono anche – per storia, per cultura e per scelta – dei parlamentaristi convinti, hanno cioè una concezione partecipativa della politica e questo è il vero terreno di confronto con il Monti-system.

Le due Todi si confronteranno tra pochi giorni: chi spingerà per un governo di centrosinistra in cui i cattolici, prevedibilmente sotto le insegne dell’Udc, cercheranno di condizionare Bersani e Vendola; e chi, dando per perso il Pd e per inconsistente l’Udc, proporranno un partito nuovo, che abbia come riferimento il Ppe e prosegua il progetto riformatore del governo Monti. Il presidente del Mcl, Carlo Costalli, che con Bonanni sta insistendo da settimane sulla linea del rinnovamento e di un Monti-bis, il 19 ottobre riunirà a Roma chi crede in questa ipotesi, si prevede la presenza del ministro per i Beni e le Attività Culturali Lorenzo Ornaghi e del filosofo Dario Antiseri.

I segnali che giungono in questi giorni dal quadro politico non aiutano un compattamento. Anzi, la svolta a sinistra di Bersani, la confusione sulla vicenda Formigoni, e l’afasia di Casini, contribuiscono a trasformare Todi 2 in un bivio drammatico. Probabile una dichiarazione finale di sostegno a Monti. Anche perché  nessun ecclesiastico “benedirà” l’assise. Soprattutto, non ci sarà il cardinale Angelo Bagnasco, che aveva aperto Todi 1 e che, da solo, nei mesi scorsi si è speso per sollecitare l’impegno politico dei cattolici. Quanto conti la sua assenza non è facile stabilirlo ma sicuramente non sarà irrilevante. Sant’Ambrogio diceva che il pastorale di un vescovo ha il fondo appuntito per spronare i pigri, è dritto per condurre i deboli e ricurvo per radunare gli smarriti: in un Paese che andrà al voto col vecchio sistema elettorale, noto come il Porcellum, e una delegittimazione che investe sia la classe politica che le istituzioni – dalle Regioni al Quirinale – il rischio di vedere alle urne cattolici pigri, deboli e smarriti è reale.

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ZENIT Staff

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