ROMA, mercoledì, 17 ottobre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Nella scia del Vangelo ascoltato ieri, il brano odierno appare come un rimprovero feroce da parte di Gesù verso i farisei, verso tutto ciò che rappresenta finzione, menzogna, ambiguità. Se Gesù parla con tanto calore e coraggio, non è per pura avversione verso quella categoria di persone, ma per amore! Egli, poiché desidera che tutti godano dell’amore del Padre, mette aspramente in guardia contro l’ostacolo principale della relazione con Dio: l’ipocrisia. Dio cerca con noi, non un rapporto di paura e dovere, come tra il padrone e il suo servo, ma un rapporto di amore e fiducia, come appunto tra un padre e suo figlio.
Meditazione
Gesù si scaglia contro i farisei, rimproverandoli di tre atteggiamenti: l’attenzione alle minuzie della legge trascurando giustizia e amore, l’interesse per i primi posti e il non rendersi conto di essere come dei “morti”. Quando poi un dottore della legge interviene sentendosi offeso dalle parole di Gesù, il Signore aggiunge un ulteriore avvertimento contro quanti caricano gli altri di pesi che loro stessi non spostano. Con questi rimproveri Gesù vuole farci vivere! Le espressioni duramente criticate dicono, infatti, uno stile vuoto, falso. L’esteriorità, se non è coerente con il movimento interiore, è un’opera morta, si diventa come sepolcri! Quanto contrasto con un’altra pagina del Vangelo, dove Gesù ricorda che chi lo segue è chiamato ad essere «sale della terra» (Mt 5,13), che non deve perdere il sapore, altrimenti «viene gettato via e calpestato», perché inutile. I farisei, vivono senza sapore, compiendo opere morte, senza amore e giustizia. È facile diventare insipidi, perdere di gusto, di vivacità, di amore, appunto. Quante volte anche la nostra preghiera, la nostra presenza alla Santa Messa, le nostre attenzioni ai piccoli o grandi doveri, sono una routine, sono una facciata? Essere se stessi, così come il Padre ci ha creato, è una sfida impegnativa. La coerenza tra l’atteggiamento esterno e “l’amore e la giustizia” che ci inabitano, può essere rischiosa, ma in questo Vangelo Gesù stesso con la sua forza ha corso lo stesso rischio! Un rischio che Lui corre per amore dell’uomo, perché lo desidera “vivo”, sincero, semplice come i bambini, portati a simbolo del regno dei cieli in un altro passo (Mt 18,3).
Preghiera
«Non disprezzare, Signore, l’opera delle tue mani. Ecco, Tu hai scritto me con quelle mani: leggi dunque la tua scrittura e salvami. Ecco, a te io sospiro, io tua creatura. Tu sei il mio creatore, ricreami. Tu sei la mia vita: vivificami»(Sant’Agostino, Soliloqui, 1).
Agire
Quando vengo chiamato in causa, o se una discussione mi permette di intervenire, non avrò paura nell’esporre una mia opinione in contrasto con quella dei più, ma coerente con il Vangelo dell’amore.
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it