del cardinale Francesco Coccopalmerio
CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 16 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito l’intervento di S. Em. R. Card. Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, all’undicesima Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi (15 ottobre 2012).
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Vorrei richiamare la nostra attenzione su un punto che, a me pare, non ha ricevuto particolare rilievo. Il grande ostacolo alla nuova evangelizzazione è certamente la divisione tra i cristiani. Potrei allora presentare la questione mediante la formulazione di questa domanda: nell’attuare il compito della nuova evangelizzazione sarebbe possibile pensare a qualche forma di cooperazione tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e Comunità ecclesiali?
Ritengo che alla domanda si debba dare risposta affermativa. L’impegno per la “nuova evangelizzazione”, nei paesi di antica cristianità, richiede un rinnovato rapporto tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e Comunità ecclesiali. Se questo è vero in ogni parte del mondo, lo è ancor più in Europa. La divisione tra cristiani, del resto, non è del tutto innocente di fronte alla scristianizzazione del primo Continente e anche in relazione alla sua attuale debolezza, politica e culturale, nel concerto delle nazioni. Diventa prioritario perciò un comune impegno dei cristiani per una “nuova evangelizzazione”.
Senza voler affrontare l’intera e complessa questione, mi fermo a sottolinearne l’urgenza nel contesto dei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse, tra le quali, in modo particolare, ritengo urgenti i contatti con la Chiesa ortodossa russa e con la Chiesa ortodossa romena.
A differenza dei decenni passati – quelli della oppressione comunista – i popoli dell’Est si trovano oggi ad affrontare una situazione, sociale e culturale, che è nuova e li avvicina a quella dei popoli dell’Ovest.
Il consumismo e il relativismo sono diventati anche per essi il sottile veleno che li spinge purtroppo a una devastante secolarizzazione. La Chiesa ortodossa russa, ad esempio, è chiamata ad affrontare la nuova condizione delle giovani generazioni, prive di ogni ideale e con il rischio di essere fagocitate dall’invasione consumistica.
Ecco perché è urgente ipotizzare momenti di riflessione comune o addirittura qualche struttura semplice di raccordo e collaborazione tra le Chiese per una strategia pastorale che porti le diverse tradizioni cristiane a rivitalizzare e rendere efficace il loro impegno missionario. E la tradizione della Chiesa cattolica può certamente essere di notevole stimolo a sostegno soprattutto per le Chiese ortodosse.
Nello stesso tempo, l’Europa civile ha estremo bisogno di una compattezza dei cristiani, anche in rapporto alle grandi sfide, etiche e sociali, che deve affrontare all’inizio di questo millennio. Un’attenzione più organica in questa nuova prospettiva appare quanto mai urgente. C’è già un raccordo tra CCEE e KEK. C’è il recente accordo tra Chiesa cattolica in Polonia e Patriarcato ortodosso di Mosca. Mi chiedo pertanto se non si debba rafforzare il nostro impegno precisamente nel contesto della “nuova evangelizzazione”.
Risulta, perciò, del tutto evidente il grande vantaggio ecumenico che deriverebbe da una siffatta cooperazione, così come sarebbe grandemente consolidato il fronte delle forze che lottano contro la secolarizzazione. E sarebbe anche uno straordinario segno di fronte all’Islam.