CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 12 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Riprendiamo di seguito il messaggio ai sacerdoti da parte del cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, scritto in occasione dell’apertura dell’Anno della Fede, avvenuta ieri, giovedì 11 ottobre. Il messaggio porta la data dell’8 ottobre 2012.
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Carissimi Confratelli,
il prossimo 11 ottobre il Santo Padre Benedetto XVI, con una solenne concelebrazione, inaugurerà l’Anno della Fede, indetto in occasione del Cinquantesimo Anniversario dell’apertura dei lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II e del Ventesimo Anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Due eventi di straordinaria importanza ed intimamente legati: il Concilio, infatti, è autenticamente interpretato dal Catechismo e quest’ultimo è, in realtà, il “Catechismo del Concilio”, in ascolto del quale è sempre necessario porsi per attuare le autentiche riforme che lo Spirito Santo ha suggerito alla Chiesa ed i Padri conciliari hanno autorevolmente indicato nei Testi di quella nobile Assise.
I sacerdoti, in ogni circostanza, e qualunque sia il ministero loro affidato dai rispettivi Ordinari, devono sempre considerarsi “in cura d’anime”, ed è parte integrante di tale cura animarum, l’esercizio testimoniale e dottrinale del Munus docendi.
È affidata anche a ciascuno di noi, carissimi confratelli, la corretta ermeneutica dei Testi del Concilio Ecumenico Vaticano II, i quali, a distanza di cinquant’anni, mantengono tutta la loro profezia pneumatica e domandano di essere conosciuti, nella continuità della Tradizione ecclesiale e nell’anelito di Riforma di cui sono eco ed orizzonte. Il miglior modo, poi, per attuare gli insegnamenti conciliari è far conoscere il Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento sicuro di riferimento dottrinale e morale.
La Congregazione per il Clero intende offrire mensilmente, per l’Anno della Fede, alcuni spunti di riflessione per la formazione permanente, con l’auspicio che, dando priorità alla fede ed alle conseguenze esistenziali dell’incontro intimo, personale e comunitario con il Risorto, possa essere sostenuta la perenne riscoperta di ciò che siamo come sacerdoti ed il conseguente valore degli atti che compiamo. Nell’orizzonte della fede si collocano infatti tutte le azioni sacramentali del Sacerdote, il quale, nella Chiesa e a nome di Cristo Signore, attua la salvezza offerta a tutti gli uomini. Senza questo orizzonte dilatato “fino al Cielo”, è sempre in agguato il pericolo di un funzionalismo mondanizzante, che rischia di risolversi nella pretesa di affrontare con mezzi e criteri meramente umani, quelle che appaiono come le sfide emergenti della nostra epoca.
La vera sfida, al contrario, è quella che Cristo Risorto ed il suo Corpo che è la Chiesa, lanciano da duemila anni al mondo: una sfida d’amore, di verità e di pace, di autentico compimento e di profonda reale umanizzazione del mondo.
Con l’augurio di un intenso, appassionato e fecondo Anno della Fede, di cuore invoco su ciascuno la protezione della Beata sempre Vergine Maria, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, e tutti e ciascuno di cuore largamente benedico.