di Daniele Trenca
ROMA, venerdì, 12 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Sono stati pubblicati qualche giorno fa i dati del Ministero della Salute che evidenziano la diminuzione degli aborti nel nostro Paese. Sempre meno le ragazze italiane ricorrono all’intervento chirurgico per interrompere la gravidanza. Nel 2011, anche se i dati sono provvisori, le interruzioni di gravidanza hanno segnato una flessione di quasi il 6%. Rispetto al 1982 (in cui si registrò il valore più alto), sono addirittura dimezzati. I dati evidenziano come a decidere di interrompere la gravidanza siano giovani tra i 15 e i 49 anni.
L’altra faccia della medaglia però è rappresentata dall’aumento della vendita della pillola Ru486. Il farmaco nel primo semestre del 2011 è stato utilizzato in oltre tremila casi. Ecco dunque sgonfiato l’entusiasmo dei dati del Ministero. Poiché la pillola non rende indispensabile l’ospedalizzazione e la sua diffusione è ormai a livello capillare, sta cambiando il modo per le ragazze di mettere la parola fine ad una vita umana. Non è esagerato parlato di “privatizzazione dell’aborto”. Una decisione invisibile, dove la donna è sola in questa scelta e non si contrappone nemmeno la figura del medico, che tante volte può aiutarla a cambiare idea.
“Nel nostro Paese – sono state le parole del Ministro Renato Balduzzi – l’aborto, rappresenta nella maggioranza dei casi l’ultima scelta. Questi risultati sono legati anche alla promozione della procreazione consapevole”. Ma è davvero così? A tal riguardo non sono mancati i commenti delle associazioni cattoliche che promuovono la vita: “Il numero complessivo di aborti – ha detto Lucio Romano, di Scienza & Vita – rappresenta il perseverare di gravi sconfitte sotto il profilo umano e sociale. E’ assolutamente necessario indirizzare sforzi congiunti per una vera cultura dell’accoglienza pre e post concezionale, attraverso un’opera capillare di prevenzione e di formazione incentrata sull’educazione della sessualità e dell’affettività”
Anche Carlo Casini del Movimento per la Vita, in una nota stampa ha voluto rivolgere delle domande al Ministro, tra cui: “Perché la sua relazione non tiene conto della grande quantità di aborti precocissimi causati dalle pillole del giorno dopo e dei cinque giorni dopo? Il numero degli aborti conosciuti è diminuito solo in modo fittizio da quello degli aborti occulti”.
Secondo Casini il Ministero dovrebbe pubblicare anche le statistiche sul numero di bambini sottratti all’aborto attraverso l’intervento dei consultori e dal volontariato per la vita. Un numero significativo che potrebbe servire per dare coraggio alle tante donne che si trovano a decidere, a volte troppo velocemente, una scelta che potrebbe segnarle per il resto della loro vita.
“Tra gli strumenti di prevenzione – ha concluso Casini – le relazioni ministeriali hanno sempre dimenticato l’educazione al rispetto della vita concepita. I Cav ed il Movimento per la vita possono provare che il riconoscimento del figlio come figlio è davvero lo strumento migliore per far vincere il favor vitae, perché restituisce il coraggio dell’accoglienza alle madri, alle famiglie e dunque alla società tutta intera”.
Nota positiva è rappresentata dall’aumento dei ginecologi obiettori, oltre 8 su 10 nel sud Italia hanno fatto la scelta coraggiosa di opporsi alla pratica chimica. Il maggiore concentramento si trova in Molise, Campania e Basilicata, in quest’ultima regione si arriva a toccare l’85%.