ROMA, martedì, 9 ottobre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Questa pagina ci è assai nota e ci pare di conoscere bene queste due sorelle, Marta e Maria. Abbiamo sempre ritenuto queste due simpatiche donne a simbolo, l’una – Maria – della preghiera e l’altra – Marta – dell’attivismo. Ma c’è davvero questa dicotomia? Se scaviamo un po’ di più, superando questi luoghi comuni, troveremo, dentro questo quadro di vita familiare un insegnamento importante per ciascuno di noi. Qual è stato l’errore di Marta? Ci è simpatica, e siamo d’accordo con lei nel suo irritarsi. Ma Gesù, attraverso questa sua amica, ci rivela una «parte migliore» da cogliere.
Meditazione
Accogliere Gesù, che viaggia con i dodici apostoli, è indubbiamente impegnativo! Marta se ne assume la responsabilità, essendo lei stessa ad invitarlo. E adempie al dovere dell’ospitalità, come era giusto fare per tutte le donne in Israele, incarnando, così, il ruolo della brava donna ebrea ospitale. Alla sorella Maria questo compito pare non toccare minimamente, anzi non si accorge del lavoro che urge. Ecco la crisi di Marta! Lei si lamenta verso Gesù perché la sorella non la sta aiutando, ma dietro questa protesta si evidenzia tutta la frustrazione, la costrizione del ruolo che sta impersonando. E noi facciamo eco alle sue parole, ogni volta che, sforzandoci di rientrare nel nostro cliché di bravura e bontà, proviamo solo peso e solitudine. Ci pare che lo stesso Signore si disinteressi dei nostri sforzi. A questa provocazione Gesù non si sottrae, ma desidera liberare Marta dalla sua angoscia, smontando tutta la costruzione su cui lei ha impostato la sua vita, cioè il ruolo che assume, il volto che altri hanno scelto per lei, e che sta subendo. La vita che avvertiamo pesante e insoddisfacente, è tale perché viviamo impersonando un ruolo! Scegliere di restare ai piedi di Gesù significa infrangere il personaggio che gli altri e io stesso mi sono costruito, con tutte le sue pretese, i suoi sforzi, le sue maschere. Maria al contrario «ha scelto». Lei rompe lo schema della brava donna israelita e sceglie di farsi servire da Cristo, di farsi dire da Lui la sua identità. Cessa, così, la preoccupazione di rientrare nei nostri schemi, perché non si vive recitando una parte, ma si vive nella libertà dei figli di Dio. Ciò che conta è la relazione col Maestro, è stare in ascolto della Parola, da cui ricevo la mia identità vera e bella.
Preghiera
«Nella Tua casa, Signore, il servizio non lo impone la necessità, ma la carità… La carità mi renda servo, come la verità mi ha fatto libero… Io sono libero perché sono amato da te, Dio, mio Creatore, anzi, libero perché mi è dato di amare Te, mio creatore»(cfr. Esposizione sul Salmo 99,7).
Agire
Al lavoro, a scuola, a casa, in ciò che sono chiamato a fare, agirò senza lamentarmi della fatica, o dell’incomprensione, o degli imprevisti, ma con serenità e gioia.
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it