"Fondati e fermi nella fede" / 1

Lettera Pastorale per l’Anno della fede di monsignor Felice di Molfetta (Parte introduttiva)

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ROMA, martedì, 9 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo la parte introduttiva della Lettera Pastorale di monsignor Felice di Molfetta, vescovo della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, per l’inizio dell’Anno della fede, il 50° dell’apertura del Concilio Vaticano II, nella Seconda Visita Pastorale.

Chi desidera leggere l’intera lettera può cliccare sul seguente link: 
http://www.zenit.org/article-33052?l=italian.

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“Ai santi e credenti fratelli in Cristo: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro” (Col 1,2)

Carissimi ministri ordinati e fedeli tutti,

nel giorno in cui diamo ufficialmente inizio all’Anno della fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI con Motu Proprio Porta fidei (11 ottobre 2011), consegno la presente lettera pastorale, perché orienti il cammino di quest’anno di grazia da vivere insieme nel contesto della Seconda Visita Pastorale, guidati dal pressante invito di Paolo rivolto alla comunità di Colossi a essere “fondati e fermi nella fede” (Col 1,23).

Colossi era una città in cui prosperavano culti pagani e la comunità correva il rischio di far vanificare il messaggio cristiano ad opera di alcuni falsi predicatori che parlavano della fede come di una filosofia o uno tra i diversi sistemi di pensiero giudeo-ellenista, ingenerando lo svuotamento della potenza salvifica dell’evento-Cristo.

L’Apostolo, dal canto suo, mette in guardia i Colossesi affermando che non esistono elementi complementari a Cristo e alla Sua redenzione. Perciò, “fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alle tradizioni umane secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo” (Col 2,8).

Il monito paolino deve costituire anche per noi un forte invito a porre a fondamento stabile e certo della nostra vita cristiana la fede, quale radicamento in quelle convinzioni che, nell’oggi, sono chiamate a generare il dinamismo salvifico del nostro essere in Cristo creature nuove “perché restiate fondati e fermi nella fede, inamovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato” (Col 1,23).

La fede nella storia dell’arte ha avuto una sua raffigurazione. Mi è sembrato perciò opportuno ancora una volta attingere dal nostro patrimonio perché sia conosciuto, apprezzato e valorizzato da tutti. Nell’immagine che vi accompagnerà lungo l’intero percorso della lettera, la fede è raffigurata da una donna. Vestita di bianco, essa è con una sopraveste azzurra, con l’elmo in capo e nella mano destra un cuore sormontato da una candela accesa; nella sinistra la tavola della legge antica con un libro aperto, con lo sguardo elevato in alto verso una luce irradiante dall’infinito e con il piede premuto sul globo.

Il nostro ignoto autore che ha dipinto la tela nel1704 haattinto da un certo Cesare Ripa che nella sua Iconologia (repertorio classico di simboli e allegorie) del 1618 spiega il senso dell’icona. “Il libro con le tavole di Mosè, sono il testamento nuovo e vecchio insieme, come principale somma di ciò che si deve credere e che sono i comandamenti di Cristo Signore nostro insieme con quelli della vecchia legge per conformità del detto suo che dice: ‘Non sono venuto a distruggere la legge ma adempirla’. Il cuore in mano con la candela accesa mostra l’illuminazione della mente nata per la Fede che discerne le tenebre dell’infedeltà e dell’ignoranza”.

Fin qui Cesare Ripa, ora non resta che lasciarci guidare dalla luce irradiante della Parola di Dio e dal respiro dell’Evangelo nella persona di Cristo, “Vangelo di Dio”.

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ZENIT Staff

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