La famiglia tiene, anche se crescono le minacce

Un censimento rivela che la struttura familiare tradizionale è ancora predominante in Canada

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di padre John Flynn, L.C.

ROMA, lunedì, 8 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Secondo i dati del censimento 2011, pubblicati di recente, in Canada la vita familiare tradizionale sembra essere in declino. 

I dati in questione mostrano che tra il 2006 e il 2011 le coppie sposate sono diminuite rispetto a tutti gli altri tipi di famiglie prese in considerazione. Ciononostante la struttura familiare tradizionale è predominante in Canada, rappresentando due terzi di tutte le famiglie, ha riferito Statistics Canada il 19 settembre.

La percentuale di coppie di conviventi e di famiglie monoparentali è cresciuta. Nel 2011, per la prima volta le coppie che convivono hanno superato le famiglie monoparentali. 

Secondo Statistics Canada tra il 2006 e il 2011, il numero di coppie sposate dello stesso sesso è quasi triplicato arrivando a 43.560. Il matrimonio omosessuale è stato legalizzato nel luglio 2005. 

Il Censimento della Popolazione del 2011 accerta che ci sono 9.389.700 famiglie nel 2011, con una  una crescita del 5,5% rispetto al 2006. Di queste, quasi 6.294.000 erano costituite da coppie sposate, con un aumento del 3,1%. 

Nel 2011, il numero di famiglie costituite da coppie conviventi è aumentato del 13,9% e quello di famiglie monoparentali è cresciuto dell’8,0%. 

Ciononostante le famiglie di coppie sposate regolarmente rappresentavano nel 2011 il 67,0% di tutte le famiglie prese in considerazione dal censimento. Nel 2001 laq percentuale era del 70,5%. 

La percentuale di bambini che vivono con genitori non sposati è aumentata dal 12,8% al 16,3% nel corso degli ultimi cinque anni. 

I dati relativi al declino nel matrimonio tradizionale sono stati esaminati in un rapporto pubblicato poco dopo il rilascio dei dati del censimento, dall’Istituto di Matrimonio e Famiglia del Canada.

Nella pubblicazione intitolata The trouble with Gen-X and Gen-Y families: Why starting a family today is harder than it was for the Baby Boomers, l’autore Derek Miadema esamina una serie di fattori che potrebbero essere alla base del declino della famiglie tradizionali, quali un incremento degli anni trascorsi a scuola, la svalutazione dell’istruzione superiore, i prezzi più alti delle abitazioni ed una economia in cambiamento. 

I giovani adulti, spiega il rapporto, terminano gli studi universitari trovandosi a dover affrontare i prestiti di studio molto alti da ripagare, prezzi delle abitazioni elevati e tasse aumentate.

Tra il 1976 e il 2011 i prezzi degli immobili in Canada, al netto dell’inflazione, sono aumentati del 185%. Il rapporto cita anche uno studio che dimostra che, in termini reali, le tasse universitarie sono più alte che mai dal 1950. 

Una volta nel mondo del lavoro, i giovani sperimentano una maggiore insicurezza del posto di lavoro rispetto ai loro genitori. A partire dagli anni ‘90 si è registrato un aumento significativo di dipendenti il cui contratto ha minore copertura sanitaria e pensione più bassa. 

Anche le tasse sulle famiglie stanno diventando gravose.

Dati recenti hanno confermato che le famiglie pagano tasse pari al  44,2% del reddito.

Risulta evidente che ormai le famiglie spendono di più in tasse che in cibo, abitazioni e vestiario. Nel 1961 le imposte rappresentavano il 33,5% del reddito familiare. 

Secondo Miadema i fattori economici non sono l’unico fattore che spiega il declino delle famiglie.

Per l’autore dello studio in oggetto, a svolgere un ruolo fondamentale nella disgregazione della famiglia è la mancanza di ciò che egli definisce una “solida prospettiva di vita”.

Il rinvio del matrimonio ad un’età più avanzata, il significativo aumento della convivenza, oltre a continui alte percentuali di divorzio riflettono un atteggiamenti molto diverso dai matrimoni che sono stati celebrati qualche decennio fa.

Miadema osserva che sposarsi e avere figli sono il segno profondo di una transizione verso l’età adulta, ma un numero sempre maggiore di persone non riesce a raggiungere questa condizione.

<p>La mancanza e il declino della famiglia tradizionale porta ad un aumento delle spese personali. La tendenza alla convivenza, che è molto meno stabile del matrimonio, espone le persone a costi emotivi pesanti, soprattutto quando il fragile rapporto si rompe. La convivenza aumenta anche i rischi di monoparentalità, con tutti gli inconvenienti che questo comporta.

I cambiamenti nelle strutture familiari vanno al di là degli effetti sulle persone coinvolte ha commentato Miadema. Ci sono prove convincenti, afferma, che dimostrano come le famiglie stabili rendono l’economia più forte.

L’altra faccia della medaglia è che le rotture familiari aumentano i costi della società tutta. Miadema cita uno studio che stima in 7 miliardi di dollari (canadesi) il costo annuo dei divorzi.

Per l’immediato l’autore dello studio vede solo nuvole scure. La generazione dei Baby Boomers (anni 50-60) andranno presto in pensione e devono risparmiare per garantirsi un reddito adeguato, riducendo le possibilità di aiutare economicamente i propri figli. Anche la forza lavoro in Canada sta invecchiando, il che significa che in futuro, il carico fiscale per sostenere le pensioni graverà in misura maggiore sui giovani  in età lavorativa.

“Cosa si può fare?” si è chiesto Miadema. Tra i suoi suggerimenti propone una maggiore attenzione per evitare la disgregazione della famiglia, riducendo le tasse per le famiglie con bambini.

Ha anche chiesto alle comunità, alle famiglie e alle scuole di contribuire a ripristinare una solida prospettiva di vita che dia maggior valore all’amore, al matrimonio e ai figli. E’ questa come la strada più sicura per una stabilità famigliare che duri tutta la vita. Non è un compito facile, ma è indispensabile per il benessere di tutti.  

[Traduzione dall’inglese a cura di Pietro Gennarini]

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ZENIT Staff

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