CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 8 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del saluto del presidente delegato, il cardinale John Tong Hon, vescovo di Hong Kong, ai partecipanti alla XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
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Caro Santo Padre,
a nome dei Padri Sinodali e dei partecipanti, vorrei rivolgerLe i nostri sentiti saluti e i sensi della nostra profonda gratitudine per averci invitati a questa Assemblea del Sinodo dei Vescovi. La Nuova Evangelizzazione per la Trasmissione della Fede Cristiana rappresenta un tema veramente impellente, in quanto molte persone nel mondo ancora non conoscono Nostro Signore Gesù Cristo, e molti tra i battezzati si sono allontanati dalla pratica della fede.
Cinquanta anni fa il Concilio Vaticano Secondo ci ha incoraggiati a gettare le reti (Lc 5, 4). Oggi, allo stesso modo, dobbiamo prendere la prima comunità cristiana (At 2, 42-47) come nostro modello di evangelizzazione. I membri di quella comunità possedevano tre qualità che possiamo descrivere con tre parole greche: didaché, koinonia e diakonia. Didaché significa dottrina, che non è solamente una teoria, ma piuttosto un incontro personale con Gesù Cristo incarnato, crocifisso e risorto. Koinonia significa comunione a vari livelli: anzitutto con Dio, poi con tutti i membri della Chiesa, quindi con gli uomini di tutto il mondo, in particolare con i poveri. Diakonia significa servizio, poiché Gesù ci ha insegnato a non essere serviti ma a servire, fino al dono totale di sé, che porta alla croce (cfr Mt 20, 28). Queste tre qualità sono già state illustrate a Hong Kong, a Macao e nella Cina continentale.
A Hong Kong, prima dell’annessione della città alla Cina nel 1997, molte famiglie hanno affrontato la crisi dovuta al timore di vivere sotto il regime comunista. Il termine “crisi” in lingua cinese è definito da due caratteri: “pericolo” e “opportunità”. Per questo motivo, di fronte alla crisi dell’incertezza, perfino i cattolici non praticanti sono tornati in seno alla Chiesa per avere un sostegno spirituale. E molti fedeli hanno partecipato alla catechesi, a corsi biblici e teologici per approfondire la propria fede e diventare evangelizzatori. Oggi la nostra diocesi ha oltre un migliaio di catechisti volontari ben formati. Quest’anno oltre tremila adulti hanno ricevuto il battesimo la vigilia di Pasqua.
Macao, la diocesi confinante con la nostra, ha assunto gli stessi impegni e ha visto incrementare il numero dei battesimi negli ultimi anni.
Nella Cina settentrionale, un parroco di campagna ha condiviso con me la sua esperienza di evangelizzazione. Dopo aver molto pregato, ha deciso di dividere i parrocchiani in due gruppi con compiti diversi. Ha chiesto ai neobattezzati di invogliare i propri amici e parenti non cattolici a studiare la catechesi, e ai cattolici di lunga insegnare il catechismo ai catecumeni. Mentre insegnavano, il sacerdote pregava con fervore in chiesa. Così, la parrocchia ha registrato più di mille battesimi all’anno.
Delle tre caratteristiche (didaché, koinonia e diakonia), che troviamo esemplificate nella Chiesa primitiva e che si rispecchiano nelle testimonianze di cui abbiamo parlato qui, la didaché mi sembra la più importante, perché Dio opera attraverso di noi come suoi testimoni. Oggi, quando ci confrontiamo con la cultura materialistica del mondo e col problema dell’allontanamento di molti cattolici dalla Chiesa, dobbiamo essere testimoni zelanti della nostra fede. Dobbiamo inoltre rivolgere un’attenta considerazione ai giovani, come spesso ci ricorda il Santo Padre: “Che i giovani diventino evangelizzatori di giovani”. Il piano salvifico di Dio è sorprendente. Sono certo che, con fede, speranza e amore, la nostra missione evangelizzatrice avrà successo.
Caro Santo Padre, Padri sinodali e partecipanti, grazie per la vostra cortese attenzione. Attendo con ansia di ascoltare le vostre testimonianze.
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