ROMA, lunedì, 8 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Monsignor Moses M. Costa Vescovo di Chittagong, Bangladesh, ha raccontato a FIDES (www.fides.org) che “bambini cristiani, delle comunità tribali, vengono rapiti, venduti alle madrase – le scuole coraniche – e convertiti all’Islam” oppure “finiscono nelle mani di trafficanti senza scrupoli che li vendono all’estero come schiavi”.
“Ho parlato con alcune persone delle nostre comunità – ha raccontato il presule – che hanno denunciato alla polizia tale pratica illegale. La gente è impaurita. Le famiglie che, dopo essere state ingannate, recuperano i propri figli, sono poi costrette a fuggire e nascondersi per sottrarsi a ritorsioni. Cerchiamo di dare rifugio e assistenza a questa gente. Chiediamo un deciso intervento della polizia per garantire la legalità e la libertà delle nostre comunità”.
Il Vescovo di Chittagong ha spiegato che il fenomeno è diffuso per i bambini di etnia tripura, soprattutto nella zona montuosa delle “Chittagong Hill Tracts” (CHT). Secondo dati raccolti dall’Agenzia Fides, sono circa 105 i bambini cristiani “recuperati” dalle madrase negli ultimi mesi, perché riusciti a fuggire.
La dinamica è nota: alcuni intermediari, che si spacciano per agenti di organizzazioni umanitarie e di agenzie che offrono lavoro, vanno dalle famiglie tribali e promettono di provvedere all’istruzione per i loro figli. Le famiglie, con l’idea di migliorare la condizione sociale e culturale dei piccoli, pagano fino a 15mila takha (145 euro circa) per poterli scolarizzare.
Ma i trafficanti vendono i bambini alle madrase, dove vengono islamizzati, acquisendo un nuovo nome musulmano. Secondo esperti locali, una volta che i bambini vengono islamizzati “diventa difficilissimo poterli ritrovare e recuperare”. Una parte dei bambini rapiti vengono venduti all’estero, spesso a famiglie facoltose in paesi arabi o nella penisola arabica, dove diventano piccoli schiavi.
Fides ha affermato che nella regione di Chittagong sono attive organizzazioni radicali musulmane che occupano abusivamente le terre degli indigeni e il tutto avviene, con la complicità delle forze di polizia.