A chi non conosce Cristo, va trasmessa "la nostra esperienza del suo amore"

Il cardinale Donald Wuerl interviene in qualità di Relatore Generale alla prima Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 8 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Nel corso della sua Relatio ante Disceptationem, il Relatore Generale del Sinodo dei Vescovi, il cardinale Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington, parlando in latino, ha illustrato l’Instrumentum laboris che animerà i lavori della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Il primo punto è incentrato in Chi/cosa i Padri Sinodali proclamano, ovvero “Gesù, nel suo Vangelo e nella sua vita”, in quanto tutta la vita cristiana è “definita dall’incontro con Gesù”. Cristo suscita entusiasmo con la sua proclamazione della venuta del Regno, ma anche con la sua proposta di un “nuovo modo di essere”, per certi versi ancora più importante della proposta di un “nuovo modo di vivere”.

A questo proposito vi sono palesi sfide che la Nuova Evangelizzazione deve affrontare, a partire dalla “separazione ideologica ed intellettuale di Cristo dalla sua Chiesa”. Vi è poi l’ostacolo rappresentato dalla mentalità individualista che tende a minimizzare “il necessario rapporto di ognuno con gli altri”, insieme alla “responsabilità che abbiamo nei loro confronti”.

Un secondo punto affrontato dal cardinale Wuerl ha riguardato le risorse a disposizione della Nuova Evangelizzazione. Già Paolo VI nella Evangelii nuntiandi riprese l’insegnamento del Concilio, mentre il beato Giovanni Paolo II, nel suo lungo e densissimo pontificato, tra gli altri documenti, ha prodotto le Esortazioni Apostoliche post-sinodali Catechesi Tradendae e Christifideles Laici.

Da parte sua l’attuale Vescovo di Roma, Benedetto XVI, ha affermato che il discernimento delle “nuove esigenze di evangelizzazione” è un “compito profetico del Sommo Pontefice”.

Risorsa imprescindibile è, infine, il Catechismo della Chiesa Cattolica, autentico “compendio di fede” e “faro di luce in quello che, purtroppo, è diventato in troppi casi il buio dell’ignoranza religiosa”.

Le circostanze del nostro tempo ci mettono di fronte ad un annuncio salvifico che “ha perso tutta la sua freschezza”, con promesse “diventate vuote o senza alcun legame con la vita reale”. Contemporaneamente si assiste ad una “drastica riduzione della pratica della fede tra quelli che sono già battezzati”.

Una delle cause di questa secolarizzazione accelerata è stata individuata dal cardinale Wuerl nello scadimento qualitativo della catechesi, spesso “veramente scarsa o incompleta a tanti livelli di istruzione”, con il risultato che “intere generazioni si sono dissociate dai sistemi di sostegno che facilitavano la trasmissione della fede” e sono venuti meno “indicatori sociali come il matrimonio, la famiglia, il concetto di bene comune e la distinzione tra bene e male”.

Il rovescio della medaglia, in positivo, è rappresentato dalla presenza di molte persone – specie tra i giovani, che “sono stati alienati dalla Chiesa”, che “stanno scoprendo che il mondo laico non offre loro risposte adeguate alle perenni e profonde richieste del cuore umano”.

Luogo privilegiato della Nuova Evangelizzazione è la famiglia, che rimane “contesto naturale di trasmissione dei valori”, nonostante i tentativi di “ridicolizzarla”.

Tutti i fattori elencati portano così a sconvolgere le dimensioni territoriali dell’evangelizzazione: la secolarizzazione da un lato, l’incremento dei flussi migratori dall’altro, rendono evidente che “coloro che hanno bisogno di sentir parlare di Cristo, ancora una volta, sono vicini a noi, nei nostri quartieri e nelle nostre parrocchie, anche se i loro cuori e le loro menti sono lontani da noi”.

Parlando degli elementi della Nuova Evangelizzazione, il porporato statunitense ha precisato che essa “non è un programma”, quanto piuttosto “un modo di pensare, di vedere e di agire”.

In essa vanno distinte tre fasi: a) il rinnovo o approfondimento della nostra fede; b) una nuova fiducia nella verità della nostra fede; c) la volontà di condividerla con gli altri.

Questo atteggiamento è però minacciato da un “sistema di valori laici che negli ultimi decenni si è imposto come uno stile di vita superiore e migliore rispetto a quello proposto da Gesù, dal suo Vangelo e dalla sua Chiesa”.

La migliore risposta a questa tendenza generale è sollecitare un’intera generazione a “ritrovare il tesoro semplice, genuino e tangibile dell’amicizia con Gesù”. A chi non conosce Cristo o lo conosce poco, va offerta la “nostra esperienza dell’amore di Gesù e non una tesi filosofica sul comportamento”, comunicando la “nostra gioia di essere pienamente e immensamente amati e quindi capaci di amare”.

La Nuova Evangelizzazione, ha ricordato il cardinale Wuerl, è sostenuta da fondamenti antropologici che vanno individuati nella dignità dell’uomo, nella distinzione tra bene e male, nel rispetto dell’ordine morale naturale e dell’integrità di istituzioni come il matrimonio e la famiglia.

A ciò si aggiungono un fondamento cristologico, consistente nella “ri-introduzione” e nella “ri-proposta” di Cristo in tutta la sua umanità e divinità, un fondamento ecclesiologico (la necessità della Chiesa come strumento di salvezza) e un fondamento soteriologico, nella consapevolezza di ciò che intendiamo per il “suo regno”.

Agli evangelizzatori di oggi sono richieste essenzialmente quattro qualità: 1) l’audacia o il coraggio; 2) il legame con la Chiesa; 3) un senso di urgenza; 4) la gioia.

Tra gli esempi di “pacifico coraggio” l’arcivescovo di Washington ha citato San Massimiliano Kolbe, la beata Teresa di Calcutta e, prima di loro, il beato Miguel Pro e i martiri recenti di Lituania, Spagna, Messico, fino alla “testimonianza più lontana” dei santi di Corea, Nigeria e Giappone.

Il tema della Giustizia Sociale – che Wuerl ha indicato come uno dei carismi che assistono la Nuova Evangelizzazione – non è affatto “un particolare programma politico, sociale o economico” promosso da Gesù, quanto una serie di “principi di base che dovrebbero caratterizzare qualsiasi sistema giusto, umano, economico o politico”.

Segno della Nuova Evangelizzazione sono le Nuove comunità e i Movimenti ecclesiali, salutati dal cardinale statunitense come “una grande benedizione alla Chiesa di oggi” ed invitati a “integrare più pienamente le loro energie e attività nella vita di tutta la Chiesa, specialmente a livello locale”.

Come risposta alla chiamata del Santo Padre, l’arcivescovo di Washington ha indicato una “quadruplice missione”: 1) riaffermare la natura essenziale dell’evangelizzazione; 2) notare i fondamenti teologici della Nuova Evangelizzazione; 3) incoraggiare le tante attuali manifestazioni della Nuova Evangelizzazione; 4) suggerire modi concreti con cui la Nuova Evangelizzazione può essere incoraggiata, strutturata e realizzata.

Nell’avviare dei lavori sinodali, ha poi concluso Wuerl, “abbiamo tutte le ragioni per farlo con ottimismo ed entusiasmo, perché i semi della Nuova Evangelizzazione seminati nel corso dei pontificati di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI stanno già iniziando a germogliare. Il nostro compito è trovare il modo di coltivarne, incoraggiarne e accelerarne la crescita”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione