ROMA, venerdì, 5 ottobre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Il brano del Vangelo che precede quello proclamato oggi descrive l’invio dei discepoli ad annunciare il Regno, con il loro carico di entusiasmo e di speranza. I brevi versetti odierni ci spaventano: c’è una fermezza in queste parole di Gesù proclamate sulle città rimaste indifferenti e sorde alla Parola di Dio. In esse il Signore ha compiuto molti prodigi. Oggi siamo davvero provocati all’ascolto attento e vigilante per anteporre l’accoglienza del Vangelo a ogni altra cosa.
Meditazione
A una lettura superficiale, questo Vangelo ci pare esprimere una eccessiva severità nei confronti delle città elencate, le quali non hanno accolto la novità dell’annuncio della Parola di Gesù e sono rimaste insensibili ai tanti miracoli che Egli ha compiuto in esse; non hanno operato nessun cambiamento nella loro vita, non si sono convertite. Con la parola “guai” ci sembra di scorgere, appunto, la minaccia di un castigo tremendo. Ci sentiamo toccati da questo grido del Signore, perché constatiamo la nostra stessa difficoltà a convertirci, le nostre ristrettezze nell’accorgerci dei prodigi che Dio ha operato e continua ogni giorno ad operare in noi. Egli nella figura di queste città, rimprovera noi, suoi figli, proprio come fa un padre nell’educare sapientemente, per farci crescere. Dietro al suo grido c’è tutta la sua passione per l’uomo, la sua sete di vederci liberi, felici, contenti di vivere. Nel peccato c’è tristezza, c’è schiavitù! Ogni peccatore, per il fatto di rimanere incatenato al male, porta in sé il suo stesso castigo, che è la conseguente tristezza e solitudine. Il peccato ci fa “precipitare”, come dice il Vangelo in riferimento alle città. Il fatto che Gesù si rivolga alle città, non è da sottovalutare, o da leggere solo come figura di un impegno comunque personale, perché c’è effettivamente un peccato sociale, un male collettivo. Ogni peccato ha sempre una ricaduta sul fratello che mi vive accanto, non è mai una realtà privata. Quanta poca responsabilità nelle piaghe sociali, cui ha contribuito la nostra meschinità e grettezza! «Non è fuori luogo parlare di “strutture di peccato”, le quali si radicano nel peccato personale e, quindi, son sempre collegate ad atti concreti delle persone, che le introducono, le consolidano e le rendono difficili da rimuovere», così scriveva il Beato Giovanni Paolo II nell’Enciclica Sollicitudo Rei Socialis (n. 36). Il Vangelo di oggi ci stimola, dunque, a una conversione quotidiana, proprio per un bene che non è solo personale, ma dagli orizzonti ampi!
Preghiera
«Ecco, o Dio, il mio cuore, eccolo nel suo intimo; vedilo nei miei ricordi, o mia speranza, e purificami dai sentimenti ambigui dirigendo il mio sguardo su di te e liberando dal laccio i miei piedi» (Sant’Agostino, Confessioni, IV, 6).
Agire
Oggi mi accosterò al Sacramento della Riconciliazione.
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it