Estasi e visioni in Santa Teresa

Il ritorno di Dio al femminile

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Sin dall’antichità la Chiesa ha accolto nel suo grembo figure femminili maestose, donne protagoniste della mistica cristiana che hanno avuto, fra gli altri, anche il grande pregio di essersi introdotte in un settore fino ad allora riservato agli uomini: la letteratura. Colte, tenaci, sensibili, le nostre mistiche sono per lo più donne appartenenti a famiglie aristocratiche e benestanti, che hanno poi sentito una chiamata interiore spingerle ad essere “spose di Cristo”.

Fra queste, prima donna ad essere dichiarata Dottore della Chiesa, si staglia maestosa la figura di Santa Teresa d’Avila.

Le visioni e le estasi restano ovviamente il capitolo più misterioso e interessante della sua vita, e corrispondono ad un momento di grande conoscenza e crescita spirituale: si fanno riflessione,  pensiero, scrittura. I testi mistici di Santa Teresa d’Avila sono tra i più chiari, potenti, poetici che siano mai stati scritti, una vera parusia di Dio nel femminile.  

“In un’estasi mi apparve un angelo tangibile nella sua costituzione carnale e era bellissimo; io vedevo nella mano di questo angelo un dardo lungo; esso era d’oro e portava all’estremità una punta di fuoco. L’angelo mi penetrò con il dardo fino alle viscere e quando lo ritirò mi lasciò tutta bruciata d’amore per Dio […] Nostro Signore, il mio sposo, mi procurava tali eccessi di piacere da impormi di non aggiungere altro oltre che a dire che i miei sensi ne erano rapiti” (Libro della mia vita).

E davvero sul cuore della santa, conservato in una teca ad Alba de Tormes, in Spagna,  è possibile osservare delle ferite. Dopo la sua morte, sottoposta ad autopsia, fonti del tempo sostengono avvenne un evento miracoloso: si dice che, estrattole il cuore, furono osservate proprio le cinque ferite che ella aveva descritto, di cui una di dimensioni superiori ai 5 centimetri.

Si è soliti credere che esista assoluta incompatibilità tra il piacere e il mondo spirituale e Dio. Ma non è così: i santi e le sante sono uomini e donne i cui corpi hanno risuonato così violentemente delle scosse dell’amore, che le loro anime quasi si sono staccate dal corpo per elevarsi nelle sfere più alte dell’essenza dell’essere, oltrepassando le frontiere del naturale per trovare il modo di comunicare con l’Infinito in un voluttuoso bagno d’amore.

Teresa d’Avila riassume questa grandiosità dell’anima nella sua esperienza: cercava l’ebbrezza dell’amore ma non l’aveva trovata sulla terra, nonostante fosse bella, corteggiata, attratta dai bei ragazzi, innamorata degli abiti di seta e dei balli di corte. La trovò invece nel calore di quel Cristo che già, si legge nel Vangelo, aveva già accolto sui suoi piedi i capelli e le lacrime di una donna.

Tracciamo una breve biografia della riformatrice del Carmelo:

Al secolo Teresa de Cepeda y Ahumada, Madre delle Carmelitane Scalze e dei Carmelitani Scalzi; mater spiritualium (titolo sotto la sua statua nella basilica vaticana); patrona degli scrittori cattolici (1965) e Dottore della Chiesa (1970): prima donna, insieme a S. Caterina da Siena, ad ottenere tale titolo; nata ad Avila (Vecchia Castiglia, Spagna) il 28 marzo 1515; morta ad Alba de Tormes (Salamanca) il 4 ottobre 1582 (il giorno dopo, per la riforma gregoriana del calendario fu il 15 ottobre); beatificazione nel 1614, canonizzazione nel 1622; festa il 15 ottobre.

La sua vita va interpretata secondo il disegno che il Signore aveva su di lei, con i grandi desideri che Egli le mise nel cuore, con le misteriose malattie di cui fu vittima da giovane (e la malferma salute che l’accompagnò per tutta la vita), con le “resistenze” alla grazia di cui lei si accusa più del dovuto. Entrò nel Carmelo dell’Incarnazione d’Avila il 2 novembre 1535, fuggendo di casa. Un pò per le condizioni oggettive del luogo, un pò per le difficoltà di ordine spirituale, faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua “conversione”, a 39 anni. Ma l’incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione.

Nel 1560 ebbe la prima idea di un nuovo Carmelo ove potesse vivere meglio la sua regola, realizzata due anni dopo col monastero di S. Giuseppe, senza rendite e secondo la regola primitiva. Cinque anni più tardi Teresa ottenne dal Generale dell’Ordine, Giovanni Battista Rossi – in visita in Spagna – l’ordine di moltiplicare i suoi monasteri ed il permesso per due conventi di “Carmelitani contemplativi” (poi detti Scalzi), che fossero parenti spirituali delle monache ed in tal modo potessero aiutarle. Alla morte della Santa i monasteri femminili della riforma erano 17. Ma anche quelli maschili superarono ben presto il numero iniziale. Teresa è tra le massime figure della mistica cattolica di tutti i tempi. Le sue opere,  insieme a notizie di ordine storico, contengono una dottrina che abbraccia tutta la vita dell’anima, dai primi passi sino all’intimità con Dio, al centro del Castello Interiore. L’Epistolario, poi, ce la mostra alle prese con i problemi più svariati di ogni giorno e di ogni circostanza. La sua dottrina sull’unione dell’anima con Dio (dottrina da lei intimamente vissuta) è sulla linea di quella del Carmelo che l’ha preceduta e che lei stessa ha contribuito in modo notevole ad arricchire,  trasmettendola non solo ai confratelli, figli e figlie spirituali, ma a tutta la Chiesa, per il cui servizio non badò a fatiche. Morendo la sua gioia fu poter affermare: “muoio figlia della Chiesa”.

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BIBLIOGRAFIA:

– ELISABETH REYNAUD, Teresa d’Avila. La donna che ha detto l’indicibile di Dio, Paoline, Milano 2001
– TERESA D’AVILA (SANTA), Libro della mia vita, Paoline, 2006
– RAFFAELLA TONACCHERA, Mistiche cristiane del Medioevo, Red Edizioni,1996.

http://ocarm.org/it/content/liturgy/s-teresa-di-ges%C3%B9-vergine-e-dottore-della-chiesa-festa

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Anna Rotundo

Anna Rotundo (Catanzaro) è laureata in scienza religiose: insegna religione nelle scuole secondarie, è componente del comitato di redazione del giornale diocesano Comunità Nuova" e di diverse altre riviste. Si occupa, tra l'altro, di cultura, diritti umani e diritti delle donne."

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