Libertà religiosa a rischio

Nuovi rapporti indicano crescenti minacce

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di padre John Flynn, LC

ROMA, martedì, 2 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Due recenti relazioni sulla libertà religiosa hanno documentato ampiamente le sfide a cui i credenti vanno incontro nel praticare la loro fede.

Il Liberty Institute di Texas ha pubblicato recentemente “il Sondaggio sull’ostilità alla religione in America.” L’introduzione afferma che i padri fondatori consideravano la libertà religiosa come la “prima libertà”.

“Capirono che il diritto della persona di adorare Dio e seguire la sua coscienza in accordo con i principi della libertà religiosa era fondamentale per la tranquillità civica”, è scritto nell’introduzione.

Il rapporto prosegue ponendo l’accento sulle minacce alla libertà religiosa in diverse aree come le esposizione in pubblico di presepi, i monumenti ai caduti, e le preghiere nelle assemblee pubbliche. Il rapporto scrive che il Dipartimento per i Veterani ha stabilito che i funerali dei veterani nei cimiteri nazionali siano secolarizzati, perfino quando il veterano stesso o la sua famiglia hanno espresso il desiderio per un funerale religioso.

L’opposizione a qualunque forma di espressione religiosa va a estremi assurdi come nel caso di Jonathan Morgan, un bambino di terza elementare di Plano nel Texas, a cui è stato detto dagli insegnanti che non poteva includere un messaggio religioso nella sacchettina di dolci che portava alla “festa dell’inverno” da condividere con i suoi compagni.

Poi vi è stato il caso di una scuola nell’aerea urbana di Houston che ha vietato qualsiasi contenuto religioso nei bigliettini di auguri per Natale e il giorno di San Valentino. “Quando ad uno venne chiesto che cosa significava la Pasqua per lei, studente – scrive il rapporto – gli venne detto che non poteva rispondere dicendo ‘Gesù’”.

Un altro caso è stato quello di un bambino di undici anni, studente in Hattiesburg, Mississippi, che è stato penalizzato per aver menzionato Gesù nel compito assegnatogli di fare una poesia per Natale. Il suo insegnante gli ha detto di riscrivere la poesia.

Vi sono stati anche numerosi casi collegati a situazioni di lavoro. Un’infermiera dell’ospedale Mount Sinai è stata costretta a partecipare a un aborto tardivo contro la sua coscienza e le sue convinzioni religiose. E’ stata minacciata di licenziamento e di perdita della licenza. L’infermiera, che ha ricorso in tribunale, ha perso sia in prima istanza nel tribunale distrettuale che in appello nel tribunale del Secondo Circuito, osserva il rapporto.

La relazione contiene brevi riassunti di centinaia di casi negli ultimi due decenni di tentativi di mettere a tacere qualsiasi espressione religiosa in pubblico.

Regioni del mondo

La seconda recente relazione è venuta dal Pew Forum on Religion and Public Life che ha pubblicato il terzo rapporto sulla libertà religiosa che guardava il periodo 2009 – 2010.

Si è riscontrato che le restrizioni sulla religione sono aumentate non solo in paesi con cattivi precedenti in materia di libertà religiosa e che avevano iniziato l’anno con restrizioni elevate o molto elevate, come l’Indonesia e la Nigeria, ma anche in molti paesi con buoni precedenti, come la Svizzera e gli Stati Uniti.

Non meno del 75% della popolazione mondiale “vive in paesi in cui i governi, gruppi sociali o individui limitano la capacità delle persone di praticare liberamente la loro fede”, afferma il rapporto.

Secondo il Pew Forum la percentuale dei paesi con limitazioni elevate o molto elevate alle credenze e pratiche religiose è salita dal 31% nel periodo 2008- 2009 al 37% nel periodo 2009- 2010.

L’Africa sub-sahariana ha la percentuale maggiore di paesi dove le restrizioni alla religione sono aumentate, mentre l’Europa e le Americhe hanno registrato la più bassa percentuale di paesi con gravi restrizioni.

Nel complesso, il rapporto rileva che le restrizioni governative sono state più alte nei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Queste due regioni sono anche quelle con il più alto livello di ostilità sociale alla libertà religiosa.

Dato che alcuni dei paesi più restrittivi sono molto popolosi, il rapporto osserva che tre quarti dei circa 7 miliardi di persone nel mondo vivono in paesi con forti limitazioni governative alla religione o con forte ostilità sociali nei confronti della religione, in aumento rispetto al 70% di un anno prima.

I paesi più ostili

Secondo il rapporto, durante i quattro anni che l’Istituto Pew ha esaminato la libertà religiosa, il numero di paesi con gravi restrizioni governative nei confronti della religione è passato da 10 a metà del 2007 a 18 a metà del 2010. Tra i paesi aggiunti alla lista si trovano l’Afghanistan, l’Algeria, l’Indonesia, la Russia, la Siria e la Tunisia.

Solo due paesi, il Brunei e la Turchia, sono stati rimossi dalla lista.

I cristiani sono in cima alla lista, come il gruppo religioso con più probabilità di subire vessazioni. Nell’anno terminato a metà del 2010, persecuzioni dei cristiani da parte dei governi o da parte di gruppi sociali sono state registrata in 111 paesi; in precedenza, nel primo anno dello studio, il massimo era stato di 107 paesi.

I cristiani sono anche in cima alla lista rispetto al totale dei paesi in cui le persecuzioni hanno avuto luogo durante gli ultimi quattro anni, per un totale di 139 nazioni.

Le ostilità provengono sia da parte dei governi che da parte di individui. I cristiani sono stati perseguitati da parte di funzionari governativi o da organizzazioni in 95 paesi nell’anno terminato a metà del 2010 e da parte di gruppi sociali o individui in 77 paesi.

Entrambe le relazioni sottolineano queste preoccupanti tendenze in materia di libertà religiosa, soprattutto per i cristiani, ma anche per altre religioni.

[Traduzione dall’inglese a cura di Pietro Gennarini]

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ZENIT Staff

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