di Antonio Gaspari
ROMA, martedì, 2 ottobre 2012 (ZENIT.org).- E’ stato presentato oggi 2 ottobre a Roma il convegno “Teologhe riflettono il Vaticano II. Assumere una storia, preparare il futuro”.
Organizzato dal Coordinamento delle Teologhe Italiane (CTI), il convegno si svolgerà presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo dal 4 al 6 di ottobre.
Secondo Marinella Perroni, presidente del CTI, il convegno vuole essere un momento di confronto ecumenico tra le studiose impegnate nei diversi ambiti del sapere teologico e della vita ecclesiale che possa rendere ragione dei primi cinquant’anni in cuil a Chiesa Cattolica ha saputo riconoscere nella ‘differenza di genere’ un contributo di intelligenza e una riserva di entusiasmo.
Nel corso della conferenza stampa sono state presentate le pubblicazioni che il CTI ha realizzato insieme alla Fondazione per le Scienze religiose di Bologna per i 50 anni dal Concilio.
Un volume a carattere scientifico sulla presenza ed il ruolo delle donne al Concilio scritto da Alberto Melloni, Serena Noceti e Marinella Perroni, con il titolo Tantum aurora est. Donne e Concilio Vaticano II.
Un altro volume più divulgativo scritto da Adriana Valerio con il titolo Madri del Concilio. Ventitrè donne al Vaticano II, edito da Carrocci.
All’incontro ha partecipato anche monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente nazionale dell’Azione Cattolica.
In merito al ruolo delle donne nella Chiesa, il vescovo di Palestrina intervistato da ZENIT ha spiegato che “se stiamo a vedere solo gli scanni dove siedono le donne non risolviamo niente, ma se vediamo la pervasività della loro esperienza di fede dentro la vita del popolo credo che sia aumentata moltissimo”.
“Vengo dall’Azione Cattolica – ha precisato monsignor Sigalini – e posso testimoniare il buon lavoro delle donne. Abbiamo avuto una presidente donna che ha rivoluzionato l’Azione Cattolica riportandola sempre di più ai principi conciliari che avevano voluto i fondatori”.
Dal punto di visto sociale ed ecclesiale, il vescovo di Palestrina ha precisato che è provato anche dalle statistiche che la trasmissione delle fede alle nuove generazioni è più forte se passa per le nonne e per le madri.
In merito alla ricerca teologica, ZENIT ha chiesto perchè la CTI non approfondisce il ruolo di Maria? Come mai nella storia della ci sono state molte donne che sono riconosciute come dottore della Chiesa e non hanno avuto bisogno di creare un’associazione di teologhe?
Monsignor Sigalini ha rivelato che nella celebrazione della festa di Santa Teresa del Bambin Gesù è rimasto colpitissimo dalle lettere e dalla altissima concezione teologica della santa.
In merito a Maria, il vescovo di Palestrina ha confessato di essere stato influenzato dalla generazione del 1968, e di aver avuto diversi problemi prima di realizzare un grande rispetto per l’Immacolata.
“In quegli anni – ha raccontato – magnificare Maria sembrava un affronto a Gesù”. Poi al Concilio ci fu una discussione grandissima. Paolo VI intervenne personalmente per far riconoscere Maria come Madre della chiesa.
“Devo dire che – ha aggiunto – quell’intervento di Papa Paolo VI mi ha permesso di riconciliarmi con Maria”.
“Vengo da una generazione che esaltava il femminismo – ha continuato monsignor Sigalini – ma ho capito la fede profonda di quella donna. Mi capita di commentare spesso il passo del Vangelo quando l’Angelo si allontanò da lei. Quando Maria dovette fare i conti con suo padre e sua madre dicendo che stava aspettando un bambino, anche se non conosceva uomo. Quando Maria dovette confrontarsi con le altre donne che cominciavano a ridere a vederla ingrossare. Quando Maria dovette fare i conti con la legge che avrebbe potuto coprire di sassi lei e suo figlio. Insomma una donna di grande fede che affondò prove tremende”.