ROMA, martedì, 2 ottobre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Non possiamo non ricordare oggi gli Angeli custodi. Siamo sempre tentati di considerarli una fantasia che appartiene al mondo dell’infanzia, mentre la Scrittura ci ricorda che sono un dono che Dio affida a ciascuno di noi. Il Signore ci incoraggia ad una conversione impegnativa: “diventare” bambini e non “tornare” bambini, né un rimanere tali, che sarebbe segno di superficiale infantilismo. “Diventare bambini” vuol dire dunque assumere la statura di adulti, il volto autentico che ci viene consegnato da Dio.
Meditazione
Di fronte alla domanda “sfacciata” degli apostoli, la risposta di Gesù sembra fuori luogo, Egli “smonta” così ogni ragionamento infantile portando su un altro piano il discorso. Non serve chiedersi chi possa essere più grande, perché la misura della grandezza dell’uomo è raggiungibile da tutti: è la misura del bambino. Ogni uomo è un mistero, una tensione verso il bene e la santità, e contemporaneamente un’inclinazione al male e al peccato. Conoscere se stessi in questo impasto di bene e di male è il cammino della vita, è una dinamica che impegna a conversione. Sant’Agostino a ragione esclama: «Quale abisso l’uomo medesimo, di cui Tu pure, Signore, conosci persino il numero dei capelli senza che nessuno manchi al suo conto! Eppure è più facile contarne i capelli che i sentimenti e i moti del cuore»(Conf. IV,14,22). Chi ci conosce davvero è solo Dio, Colui che ci ha creato e che ha pensato la statura propria di ciascuno. Tutti noi, come gli apostoli, vorremmo essere “grandi”, ma raggiungere la nostra grandezza significa semplicemente accogliere il mistero che ognuno racchiude in sé, un mistero che è pensato e custodito da Dio. Diventare bambini significa accogliere gioiosamente questa serena dipendenza dal Padre, lasciando che Lui solo ci sveli il nostro volto, che ci faccia conoscere la nostra misura nell’adesione alla missione che affida ad ognuno. Si tratta di una conversione quotidiana dalla nostra presunzione di autosufficienza, all’affidamento sereno nelle mani di un altro, di Dio. Gesù stesso si è fatto piccolo, rimettendosi sempre nelle mani del Padre, nella preghiera, nell’ascolto della Sua volontà, nell’obbedienza a Lui. Ci mostra così, la strada per diventare ciò che siamo chiamati ad essere per avere accesso alla nostra vera patria, il cielo, che i nostri angeli già contemplano. Essi ci accompagnano in questa affascinante e faticosa scoperta del nostro volto.
Preghiera
«Eccomi esistere grazie alla tua bontà che prevenne tutto ciò che mi hai dato di essere e da cui hai tratto il mio essere. Voglio servirti e onorarti per avere da Te la felicità, poiché da te dipende la mia felicità»(Sant’Agostino, Confessioni, XIII, 1.1-2.2).
Agire
Cercherò un momento di silenzio e di quiete e leggerò senza fretta il salmo 139 (Signore, Tu mi scruti e mi conosci…).
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it