"L'Incarnazione e la modernità"

“Lectio magistralis” del cardinale Gianfranco Ravasi in occasione della concessione del dottorato “honoris causa” da parte dell’Università Cattolica di Lublino.

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di don Mariusz Frukacz

LUBLINO, sabato, 29 settembre 2012 (ZENIT.org).- Il 27 settembre l’Università Cattolica di Lublino ha conferito il dottorato honoris causa al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

Nel suo discorso intitolato, “L’Incarnazione e la modernità. Analisi del contrappunto”, il porporato ha sottolineato “che la nostra ‘modernità’ ha i problemi con le due dimensioni della Incarnazione: la relatività storica e la trascendenza divina”.

“Il mistero centrale del cristianesimo è l’incarnazione”, ha precisato il cardinale Ravasi.

Confrontando la modernità con l’Incarnazione, il presidente del Pontificio Consiglio ha spiegato che “da un lato la Bibbia si incontra e si mette in luce con la modernità, dall’altra parte la sensibilità moderna si confronta con l’Incarnazione”.

Secondo il cardinale Ravasi, “il concetto di moderno oggi oscilla spontaneamente e in conformità con la relativismo e si differenzia dal concetto biblico del tempo”.

La “Modernità” del Nuovo Testamento è dunque una convoluzione del tempo con il presente, ha continuato il Poporato.

Parlando sul mistero dell’Incarnazione presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha preso le parole espresse nel prologo del Vangelo di San Giovanni “Il Verbo si fece carne”, e ha sottolineato che “è evidente la stretta connessione tra il logos (parola) divino, eterno, infinito, assoluto e il sarks (corpo) umano, limitato dal tempo, instabile, transitorio”.

“Il cristianesimo, dunque, è un’alternativa al trascendentalismo estremo musulmano che rifiuta il contatto tra l’orizzonte della modernità di oggi e il sacro, per l’induismo avatar, la dottrina dell’incarnazione ciclico-naturalistica, e per immanenza laico-laicista, che elimina dalla storia ogni trascendenza e la permanenza”, ha detto il cardinale.

Poi il cardinale Ravasi ha sottolineato i problemi che la “modernità” ha con le due dimensioni della Incarnazione: la relatività storica e la trascendenza divina.

“E’ del tutto evidente – ha affermato – che la cultura moderna, è a sua volta caratterizzata da un forte senso di volatilità e fragilità dell’esistenza, non ha alcun problema con l’accettazione e la comprensione della ‘carnalità’ dell’Incarnazione”.

Il cardinale Ravasi ha anche osservato che la società moderna non ha alcuna difficoltà ad accettare il mistero dell’Incarnazione o almeno con la sua presentazione minimalista.

Il Poprporato ha criticato le forme diverse di idolatria propagate dai media e cioè la magia, l’esoterismo, il vago misticismo, la pratica della spirtitualità New Age.  

Il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha concluso “che le questioni che l’uomo moderno pone a se stesso offrono la possibilità per capire l’imbarazzo della sensibilità moderna per l’incarnazione e un fascino sottile che la visione cristiana può creare”. 

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ZENIT Staff

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