Cristiani e musulmani insieme per pace e sviluppo

“L’amicizia è la chiave per vincere le paure reciproche tra cristiani e musulmani”, afferma monsignor Claude Rault

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ROMA, sabato, 29 settembre 2012 (ZENIT.org).- In una intervista rilasciata a Fides (www.fides.org), monsignor Claude Rault, Vescovo di Laghouat (Algeria),ha detto che “l’amicizia è la chiave per vincere le paure reciproche tra cristiani e musulmani”.

Secondo il prelato che appartiene ai Missionari d’Africa (Padri Bianchi), “occorre informarsi, e non prendere tutto quello che viene proposto dalla stampa e dalla televisione come una rappresentazione reale del mondo musulmano. Si mostrano solo i lati negativi, ed invece è importante avere un’informazione obiettiva su quello che avviene nei Paesi islamici”.

“Vivo in Algeria dal 1970 – ha raccontato monsignor Rault – e posso dire che godo di un clima di sincera amicizia che mi ha permesso di placare le paure tra le due comunità. Abbiamo un ottimo rapporto con la popolazione locale che dura da decenni. Si nota una tendenza islamista, ma è del tutto marginale in rapporto all’insieme della popolazione”.

“Le nostre religiose ad esempio, – ha continuato – insieme a donne algerine musulmane, sono impegnate in una serie di attività a favore delle donne: dai corsi di cucito e ricamo alle attività a favore delle famiglie dove sono presenti persone handicappate. Aiutiamo infine alcune associazioni nella creazione di asili”. 

In merito al fatto sanguinoso che ha visto l’uccisione nel 1996 dei 7 monaci di Tibhirine, il Vescovo di Laghouat ha spiegato che “non si può separare la tragedia dei monaci di Tibhirine da quello è successo nel paese in quel tempo. L’Algeria ha sofferto moltissimo per una guerra fratricida durata 10 anni. In questo periodo vi sono stati circa 150.000 morti”.

“Non possiamo dimenticare questi morti quando si parla dei monaci di Tibhirine”, ha sottolineato. “Si dimentica spesso che anche 93 imam sono stati assassinati perché si opponevano alla violenza, così come una settantina di giornalisti”.

Per quanto riguarda la attivitità svolte dai cristiani monsignor Rault ha menzionato che a Tindouf, nei cui campi vivono 150.000 rifugiati sahrawi da più di 30 anni . ”Gestiamo due programmi: uno nutrizionale a favore delle donne soprattutto delle puerpere, e uno volto a insegnare il francese”.

Inoltre nell’intera diocesi di due milioni di km2, per una popolazione complessiva di circa 4 milioni di abitanti, “i religiosi gestiscono alcune biblioteche: una grande biblioteca di studio sul Sahara, frequentata da ricercatori, e due biblioteche che prestano libri agli studenti, ai quali offriamo pure un aiuto linguistico in francese, inglese, italiano e spagnolo”.

Il Vescovo ha concluso facendo notare che “la figura di Charles de Foucauld è ancora ben presente nel Sahara” e “ci sono diverse comunità contemplative di Petits Frères de Jesus, di Petites Soeurs de Jesus, di Petites Soeurs de Sacre Coeur, e di Petits Frères de l’Evangile che vivono ottime relazioni con gli algerini”. 

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ZENIT Staff

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