ROMA, venerdì, 28 settembre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Ecco l’altro brano famosissimo del Qoèlet, che scandisce come una campana i tempi della vita. Dio ci ha dato il tempo, un tempo per ogni cosa. Ma a che cosa serve il tempo? Perché Dio ci ha creati? Dove ci porta il tempo della vita? Il tempo è di Dio ancor più da quando Egli lo ha riempito della sua presenza, in un momento di tempo venuto da fuori del tempo, come dice il poeta Eliot. Gesù viene ed è riconosciuto da Pietro per tutti noi. Non un Messia astratto e convenzionale, ma un uomo reale che realizza nella sua vita il disegno di Dio, fino al compimento della risurrezione.
Meditazione
In un luogo solitario, scelto per pregare, come ci avvisa accuratamente l’evangelista Luca, Gesù provoca gli apostoli con le sue domande e dà loro l’occasione di riconoscere la sua identità e la sua missione. Dal Gesù delle categorie umane, al Gesù svelato dal Padre, come viene espresso nel Vangelo di Matteo. Pietro dà una risposta decisiva, sia pure ancora incompiuta. È una risposta che nasce dall’esperienza, da quello che ha visto e udito insieme con gli altri apostoli. Nella vita di Gesù, nel suo insegnamento e nelle sue opere, Pietro ha intravisto i tratti del Messia annunciato dai profeti. Egli può quindi riconoscere in Gesù “il Cristo di Dio”. Dio ha compiuto la promessa fatta al suo popolo. Pietro ha in mente l’immagine grandiosa e affascinante del Messia, ma nello stesso tempo, aggiungendo che il Cristo è “di Dio”, è come se affidasse la sua interpretazione a quello che Dio vuole svelare e compiere. Gesù si aggancia all’attestazione di Pietro e contemporaneamente la supera. Non ci si dovrà più fermare all’immagine popolare del Messia come vincitore politico. Gesù rinnova l’immagine del Messia e delinea i tratti della sua storia futura. Egli si definisce Figlio dell’uomo, secondo la profezia di Daniele: viene espressa nello stesso tempo l’umanità e la grandezza dell’inviato di Dio. La storia che segue comprende sofferenza, passione, morte e infine la risurrezione. La salvezza si realizza portando fino in fondo l’incarnazione, fino a prendere il carico del peccato dell’umanità, che conduce alla morte e viene trasformato dalla potenza della risurrezione. La salvezza sgorga dall’interno stesso della storia umana di Gesù, ma proprio per questo è una salvezza che viene dall’alto, come frutto della potenza di Dio e della sua misericordia.
Preghiera
O Dio, che nella passione del Cristo nostro Signore ci hai liberati dalla morte, eredità dell’antico peccato trasmessa a tutto il genere umano, rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio e come abbiamo portato in noi, per la nostra nascita, l’immagine dell’uomo terreno, così per l’azione del tuo Spirito, fa’ che portiamo l’immagine dell’uomo celeste (Dalla liturgia del Venerdì Santo).
Agire
Chiedo il miracolo della conversione del mio cuore.
Meditazione del giorno a cura di Don Angelo Busetto, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it