di Robert Cheaib
BKERKÉ (Libano), mercoledì 26 settembre 2012 (ZENIT.org). – Si è svolto lunedì 24 settembre presso la sede patriarcale della Chiesa maronita in Libano un incontro interreligioso per permettere alle varie realtà religiose nel paese di confrontarsi sugli effetti, i frutti e le sfide lanciate dalla visita di Benedetto XVI avvenuta dal 14 al 16 settembre 2012.
L’incontro promosso dal patriarca maronita Mar Bechara Botrous El-Raï, ha visto la partecipazione dei capi delle grande comunità religiose, musulmane e cristiane presenti in Libano.
Da parte musulmana hanno partecipato: il gran mufti della Repubblica libanese lo sceicco Muhammad Rachid Qabbani come rappresentante dei sunniti, il vice-presidente del Supremo Consiglio Islamico Sciita, l’imam Abd el-Amir Qabalan, come rappresentante dei sciiti, lo sceicco Naïm Hassan, capo spirituale dei drusi, e il presidente del Consiglio Islamico Alawita, lo sceicco Assad Assi.
Da parte cristiana, hanno partecipato il Catholicos degli armeni ortodossi, sua beatitudine Aram I Chechechyan, il patriarca della Chiesa siro-ordotossa, sua beatitudine Mar Ignatius Youssef III Younan, il presidente della comunità evangelica in Libano e Siria il pastore Dr. Salim Sahyouny, oltre ad altri vescovi rappresentanti le varie comunità cristiane del Libano.
L’attenzione principale dei partecipanti all’incontro si è rivolta alla «visita storica» del Papa Benedetto XVI in Libano. I presenti hanno convenuto sull’opportunità di tale visita che ha portato immediati frutti positivi sullo scenario libanese e ha messo in risalto la qualità della nazione libanese come nazione «sicura e aperta a tutte le culture e le religioni, e come il luogo migliore per firmare l’Esortazione Apostlica: “La Chiesa in Medio Oriente”».
I partecipanti, musulmani e cristiani, hanno espresso nel comunicato finale la loro approvazione dei contenuti dell’Esortazione, considerando che l’insistenza del Santo Padre sulla necessaria convivenza tra le culture e le religioni è «un’espressione di rinnovata fiducia nella missione del Libano già ribadita dal beato Giovanni Paolo II» nella sua visita apostolica in Libano nel 1997.
Secondo i vari rappresentati religiosi del Libano, il messaggio principale che il Papa ha voluto apportare è quello di confermare il Libano come terreno di dialogo e interazione pacifica tra le varie culture che vivono «la ricchezza della diversità».
Il comunicato ha confermato la volontà dei vari capi religiosi di impegnarsi a «diffondere il messaggio fraterno» del Santo Padre e di «approfondire i suoi contenuti nelle famiglie, nelle scuole e nella società» e di trasmettere il messaggio ai capi religiosi negli altri paesi arabi.
In sintonia con l’appello del Papa che ha avvertito i giovani a non cedere alla tentazione di gustare «l’amaro miele dell’immigrazione», i presuli hanno esortato i libanesi a dimorare nelle loro terre e a non lasciarsi trascinare dalla «ondata d’immigrazione che impoverisce il Levante e lo priva dai suoi migliori figli e forze dinamiche e indebolisce il tessuto nazionale libanese mettendo a rischio l’identità della Repubblica».
La condanna dell’«Innocenza dell’islam»
I partecipanti hanno inoltre condannato all’unanimità il controverso film diffuso su internet e che «offende l’islam e il suo profeta e messaggero Maometto» e hanno ribadito che «ogni offesa a qualsiasi religione è un sacrilegio contro tutte le religioni».
Il comunicato ha condannato anche le reazioni violenti che hanno provocato la morte di vittime innocenti e che hanno dissacrato luoghi di culto cristiani ben lontani dall’essere responsabili del film.
Una visita riuscita
La visita di Benedetto XVI in Libano è stata lungamente preparata dai cristiani del Libano. I vescovi maroniti, a pochi giorni dalla visita, avevano auspicato che tale visita fosse «un vera e propria primavera araba» contraddistinta dalla pace e dalla convivenza pacifica e rispettosa dell’alterità.
La partecipazione alla visita è stata intensa numericamente e ha visto coinvolti vari componenti della società libanese, ivi inclusi rappresentanti delle comunità islamiche. E gli echi successivi sulla visita sono stati altamente positivi sia nella stampa laica, sia negli interventi di vari capi religiosi cattolici, ortodossi e musulmani.