Loppiano: centro di spiritualità e formazione

Lavoro e studio per un’impresa dove il socio di maggioranza è Dio

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di Antonio Gaspari

LOPPIANO, sabato, 22 settembre 2012 (ZENIT.org) – “Le famiglie che si incontrano camminano meglio insieme, e questo è stato il segreto dell’economia di comunione”.

Così Maurizio Cibra, esponente a Loppiano di Famiglie Nuove ha spiegato a ZENIT la fiducia che il Movimeno dei Focolari nutre per realizzare un mondo unito.    

Ha raccontato Cibra “Sono nato da una famiglia di panettieri. Ho svolto diverse attività lavorative, fino ad arrivare al 2003 quando il Movimento dei Focolari mi ha invitato a venire a Loppiano”  (piccolo borgo in provincia di Firenze).

“Ho portato a Loppiano la moglie e quattro figli, il più piccolo aveva tredici anni, la più grande seguiva già un percorso di consacrazione nei Focolari”

“Quando sono arrivato nella cittadella di Loppiano c’era un gruppo di aziende che praticava l’economia di comunione. Insieme a degli amici sono entrato nell’AZUR un impresa che fa mobili per camerette per bambini”.

“Lavoriamo per  le nuove generazioni. L’AZUR svolgeva una piccola attività artigianale di falegnameria e lavorazione del legno. Poi negli anni novanta è venuta l’idea di produrre qualcosa di bello per i piccoli.  A poco a poco è cresciuta: lettini fasciatoi, cassetterie, tutto ciò che serve nell’arredo per bambini”

Ma come si distingue la gestione di un azienda che pratica l’economia di comunione dalla gestione di una normale impresa?

Maurizio Cibra ha risposto che per praticare l’economia di comunione c’è bisogno di una convinzione profonda, “una scelta di vita che nasce da una cultura del dare”.

Si tratta di una “esperienza di condivisione che si misura sui bisogni degli altri e non solo sulle proprie necessità.  Un approccio amorevole nei rapporti e nelle finalità. C’è l’attenzione all’altro offrendo disponibilità, mettendo a disposizione le proprie competenze le proprie fatiche, per una condivisione totale”.

Le difficoltà sono comuni, è diverso il modo di viverle. “Noi – ha precisto Cibra – non abbiamo paura di qualcuno che tenta di rubarci il mercato, noi generiamo prodotti e aziende che possono dare di più, perché coscienti di essere produttori di beni per altri. Abbiamo un di più che motiva le scelte anche di chi ci lavora.

“Nelle realtà delle aziende che praticano l’economia di comunione – ha sottolineato Cibra – c’è un socio di maggioranza che è Dio, e poi ci sono le persone che collaborano tra di loro”.

“Il nostro compito è quello di cercare rapporti, relazioni, essere a contatto con le persone a condividere gioie, desideri, fatiche e dolori. Questa esperienza  porta ad un tipo di fratellanza che scioglie i cuori. Il segreto è la relazione amorevole che scioglie i cuori. Gli umani hanno bisogno di sentirsi amati  e solo davanti all’amore uno da amore”

Alla domande su perché Chiara Lubich ha scelto Loppiano,  un luogo bellissimo ma un po’ fuori dal mondo, Cibra ha spiegato che il progetto iniziale della Lubich era quello di creare “la città sul monte”, un luogo dove poter realizzare un progetto di società che “vive e vuole vivere il Vangelo”.

Quando negli anni settanta un appartenente alla famiglia Folonari ha lasciato in eredità un casale e terre a Loppiano, la Lubich ha pensato che questo fosse un segno del Signore  ed ha cominciato a costruire “la comunità della città sul monte”.

All’inizio c’era tutto da fare, la terra non era coltivata, e le erbacce crescevano introno al casale. Son venute le prime famiglie dal Nord Italia da Bergamo, e a poco a poco è nata questa realtà.

Negli anni Loppiano è diventata il centro di spiritualità e di formazione per tutti Focolarini del mondo. La cittadella è frequentata tutto l’anno da gruppi di famiglie, consacrati, giovani studenti, religiose e religiosi, sacerdoti. A Loppiano convergono le varie vocazioni, e le persone in cerca di vocazione.

Attualmente la metà dello 800 persone che vivono a Loppiano è composta da insegnanti e persone che frequantano le scuole di formazione.

Una caratteristica della formazione è che lo studio è strettamente connesso al lavoro. Il lavoro fa parte della formazione di tutte le realtà ed è dimensione della vita comunitaria

Secondo Maurizio Cibra l’esperienza di Loppiano mostra che “il mondo unito è possibile”.

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ZENIT Staff

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