L'economia di comunione: una proposta per il bene comune

Al Polo Lionello Bonfanti ci sono 24 aziende che aderiscono al progetto delleconomia di comunione

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di Antonio Gaspari

LOPPIANO, venerdì, 21 settembre (ZENIT.org).- “Ero un dirigente. All’età di 41 anni nel giorno del mio compleanno mi sono licenziato. L’ho fatto per farmi un regalo, per iniziare insieme ad alcuni amici una attività di consulenza, per far conoscere agli altri l’economia di comunione (EdC), che non è solo un modo di fare impresa, ma una scelta di vita”.

Chi parla così è Alberto Frassineti, uno tra quelli che hanno contribuito alla ideazione e realizzazione del Polo Lionello Bonfanti, il polo italiano delle aziende di economia di comunione, progetto ispirato e promosso da Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. “La scelta di lasciare il lavoro da dirigente – ha spiegato a ZENIT – non è stata dettata da opportunità economica, visto che in termini di denaro si guadagnava molto di più”.

Ma come si fa a fare e praticare l’EdC?

Secondo Frassineti, “non esiste un manuale, non esiste un contratto da firmare, esiste un esperienza da fare, da vivere”.

Gli imprenditori interessati vengono messi in contatto con colleghi che già praticano l’EdC e che si trovano nel loro territorio. Vengono invitati a visitare il polo Lionello Bonfanti che è il centro italiano dell’EdC. Si propone un dialogo ed un confronto. Viene offerta una proposta sul fare impresa, in piena libertà, non ci sono contratti vincolanti, ma un adesione rinnovata e partecipata ogni giorno.

E come vengono gestiti i profitti?

Frassineti ha spiegato che l’EdC propone una redistribuzione secondo tre filoni: una prima parte reinvestiti nell’azienda per lo sviluppo, per il mantenimento dell’impresa e dei posti di lavoro, per l’innovazione tecnologica; un seconda parte degli utili per aiutare gli indigenti, per farli uscire dalle difficoltà, e cercare un percorso che possa aiutarli ad uscire da quella condizione; ed una terza parte destinata alla formazione di uomini nuovi. La Lubich diceva se non avremo uomini nuovi non avremo un’economia nuova, una società nuova e non ci sarà un futuro di fratellanza universale.

Il tutto in piena libertà

Con il bilancio dell’anno scorso l’EdC ha aiutato circa 800 famiglie nel mondo ed ha sostenuto nella formazione più di 500 giovani. Risultati piccoli ma significativi che mostrano come esiste una realtà che produce frutti di bene.

Alla domanda: Bella l’idea dell’edc, ma come si fa a realizzarla? Frassineti ha risposto “occorre tener presente nell’attività quotidiana di non perseguire il proprio interesse privato singolarmente ed esclusivamente, ma di cercare il proprio interesse insieme agli altri per la costruzione non di una realtà privatistica ma di un bene comune”.

“Su questa base – ha aggiunto -si può realizzare l’EdC ovvero cominciare a guardare agli altri prima che a se stessi, preoccupandosi di dare prima che di ricevere, svolgendo bene il proprio dovere. In questo senso essere partecipi di una cultura del dono, del dare, cercando di far emergere quella motivazione intrinseca al bene che è dentro a ciascuno di noi”.

Per tutti vale il principio della regola aurea: “fare agli altri ciò che vorresti che fosse fatto a te”, ma a questo proposito Chiara Lubich ha scritto: “amare tutti, amare per primi, amare l’altro come se stessi, amare come Gesù ci ha insegnato”. L’EdC dice che questo è possibile anche nel mondo economico e nell’attività d’impresa, e lo dice in modo semplice.

Alla domanda su quale è la definizione che l’EDC dà al lavoro? Frassineti ha citato la Lubich che in suo intervento nel 2004 disse che il lavoro è espressione dei talenti di ciascuno, espressione della creatività e dell’amore di ciascuno come contributo per la costruzione di un mondo migliore, e attraverso il lavoro il cristiano è continuatore dell’opera creatrice di Dio: “Intendiamo il lavoro come servizio alla comunità, come preparazione di un prodotto o di un servizio finale che come destinatario ultimo va ad un fratello, quindi condotto nel miglior modo possibile”.

A questo proposito ha ricordato che al numero 46 dell’enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”, l’economia di comunione viene citata dal Papa come una delle forme di economia da perseguire, “che non esclude il profitto, ma lo considera strumento per realizzare finalità umane e sociali”.

Frassineti è uno dei soci della società di consulenza GM&P Consulting network, una delle 24 imprese del Polo Lionello Bonfanti, e che all’interno di Loppiano Lab oggi 21 settembre ha realizzato il convegno “il contributo dei laici nella gestione delle opere generate da un carisma”.

Nel corso dell’incontro si sono confrontate riflessioni e testimonianze di laici e consacrati che si trovano insieme a lavorare nelle opere generate da una Congregazione o Istituto religioso, in un dialogo sincero teso ad approfondire gli elementi caratterizzanti e i valori cardine della relazione laici-consacrati nelle Opere. Nessuna pretesa di individuare soluzioni o di annunciare paradigmi esaustivi, ma il desiderio di confronto, comunione, condivisione sul tema, per ripartire con la speranza che in questo cammino si può essere insieme e con la scoperta di tutti i presenti di essere chiamati alla vocazione della nuova evangelizzazione.

Per conoscere e mettersi in contatto con l’economia di comunione in Italia, www.pololionellobonfanti.it oppure www.edc-online.org. Basta mandare una mail. Nei siti indicati ci sono anche i riferimenti telefonici.

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ZENIT Staff

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