"La sicurezza globale non può basarsi sulle armi nucleari"

Intervento della Santa Sede alla 56esima sessione della Conferenza generale dell’AIEA

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VIENNA, giovedì, 20 settembre 2012 (ZENIT.org) – Dal 1957, in occasione della Conferenza Generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA), la Missione Permanente della Santa Sede a Vienna organizza una celebrazione eucaristica per gli Ambasciatori ed i Delegati accreditati presso le Organizzazioni Internazionali che hanno sede in quella città e gli alti Officiali dell’Agenzia.

Quest’anno, detta celebrazione eucaristica è stata presieduta il 15 settembre, nella Karlskirche, da S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati e Capo Delegazione alla 56ma sessione della Conferenza Generale dell’AIEA, che è in corso a Vienna dal 17 al 21 settembre 2012.

Riportiamo qui di seguito l’intervento pronunciato da S.E. Mons. Mamberti nel pomeriggio di lunedì 17 settembre.

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Signor Presidente!

1. Ho l’onore di trasmettere a Lei, Sig. Presidente, al Direttore Generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Sig. Yukiya Amano, e a tutti i distinti partecipanti di questa 56^ Conferenza Generale dell’AIEA i migliori auspici e i cordiali saluti di Sua Santità Benedetto XVI, che, in occasione del 50° Anniversario dell’AIEA, disse: «l’impegno di incoraggiare la non proliferazione di armi nucleari, promuovere un progressivo e concordato disarmo nucleare e favorire l’uso pacifico e sicuro della tecnologia nucleare per un autentico sviluppo, rispettoso dell’ambiente e sempre attento alle popolazioni più svantaggiate, è sempre più attuale e urgente» (cfr. Angelus del 29 luglio 2007).

2. In un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione «il rischio è che all’interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l’interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano» (Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 9).

Tale rischio diviene ancor più marcato se si considera anche il cosiddetto “rinascimento nucleare” a livello mondiale e le sue numerose sfide che riguardano: il legame tra disarmo e non proliferazione nucleari, la crescita nella domanda di energia, le minacce poste dal terrorismo nucleare e dal mercato nero nucleare, la sicurezza nucleare, ecc. Queste sfide potranno essere affrontate in maniera seria solo coltivando una cultura della pace fondata sul primato del diritto e sul rispetto della vita umana.

In siffatto contesto, l’AIEA può e deve contribuire a favorire una “interazione etica delle coscienze e delle intelligenze” (ibid.), essenziale per rispondere a quelle sfide e per promuovere uno sviluppo umano realmente integrale, che, secondo la Santa Sede, deve essere «di portata universale, nel dialogo tra i saperi e le operatività» (cfr. ibid., n. 4).

Signor Presidente!

3. Tutti noi conosciamo le forti interazioni esistenti tra il disarmo nucleare e la non proliferazione nucleare: essi sono interdipendenti e si rafforzano a vicenda; la loro attuazione trasparente e responsabile rappresenta uno degli strumenti principali non solo per combattere il terrorismo nucleare, ma anche per realizzare concretamente una cultura della vita e della pace, capace di promuovere in maniera efficace lo sviluppo integrale dei popoli. In questa prospettiva, la comunità internazionale dovrebbe mostrare un’espressione di intenti visibile ed efficace volta a costruire e a rafforzare le basi legali internazionali per l’eliminazione sistematica delle armi nucleari. Non si può più considerare moralmente sufficiente ridurre le scorte di armi nucleari superflue mentre si modernizzano gli arsenali nucleari e si investono ampie somme di denaro per assicurare la loro produzione futura e il loro mantenimento. Per queste ragioni, la Santa Sede vede il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (NPT) come la pietra angolare del regime globale di non proliferazione nucleare e continuerà ad offrire il proprio contributo per la preparazione di un terreno fertile che permetta alla IX Conferenza di Esame del NPT, prevista nel 2015, di produrre risultati consistenti ed incoraggianti non solo per il rafforzamento dello stesso Trattato, ma anche per rendere quest’ultimo uno strumento più efficace nel rispondere alle nuove sfide che continuamente emergono nell’orizzonte nucleare.

Signor Presidente!

4. La sicurezza globale non può basarsi sulle armi nucleari. La Santa Sede considera il Trattato per l’interdizione globale degli esperimenti nucleari (CTBT) uno strumento importante per conseguire questo fine, senza menzionare le sue applicazioni potenziali, civili e scientifiche, attraverso il Sistema di Monitoraggio Internazionale. Sono onorato di avere il nome della Santa Sede, così come il mio proprio nome, sulla lista dei Paesi che appoggiano la Dichiarazione Ministeriale della VI Conferenza Ministeriale del CTBT. La Santa Sede è convinta che, lavorando insieme, la firma, la ratifica e l’entrata in vigore del Trattato rappresenteranno un significativo contributo per il futuro dell’umanità, così come per la protezione della terra e dell’ambiente affidati alla nostra cura dal Creatore.

A tal riguardo, anche la ratifica da parte di tutti i Paesi, in particolare delle Potenze nucleari, dei rispettivi Protocolli ai Trattati per le zone libere da armi nucleari è di grande importanza. La Santa Sede riafferma il proprio forte appoggio per gli sforzi volti a istituire tale zone nel Medio Oriente ed è fiduciosa per le discussioni che avverranno su tale argomento in Finlandia. Le zone libere da armi nucleari sono il miglior esempio di fiducia, confidenza e affermazione che la pace e la sicurezza sono possibili senza il possesso delle armi nucleari.

5. L’umanità merita non meno che la piena cooperazione di tutti gli Stati in questa importante materia. Ogni passo nell’agenda del disarmo e della non proliferazione deve essere fondato sui principi del preminente e inerente valore della dignità umana e della centralità della persona umana, che costituiscono la base del diritto umanitario internazionale. Lo scorso maggio, durante il primo Comitato Preparatorio della Conferenza di Esame del 2015 degli Stati Parte al NPT, la Santa Sede ha co-sponsorizzato la Dichiarazione congiunta sulla dimensione umanitaria del disarmo nucleare, una delle principali novità che sono emerse durante quell’incontro. Le armi nucleari hanno la capacità distruttiva di porre una minaccia alla sopravvivenza dell’umanità e fintanto che esse continueranno ad esistere, la minaccia all’umanità perdurerà. Inoltre, le armi nucleari sono inutili nell’affrontare le attuali minacce come la povertà, la salute, il cambiamento climatico, il terrorismo e la criminalità transnazionale. L’unico modo per garantire che queste armi non saranno utilizzate ancora è attraverso la loro totale, irreversibile e verificabile eliminazione, sotto controllo internazionale. In questo campo, l’AIEA assume un ruolo centrale da svolgere.

Signor Presidente!

6. Dalla sua fondazione, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica è diventato un riferimento insostituibile per la cooperazione internazionale nell’uso della tecnologia nucleare per scopi pacifici e per lo sviluppo umano integrale. A tal riguardo, la Santa Sede dà il benvenuto a Fiji, San Marino e Trinidad e Tobago quali nuovi Stati membri della famiglia dell’AIEA.

Una questione importante che riguarda non solo la famiglia dell’AIEA, ma la famiglia umana nel suo insieme, è quella della sicurezza nucleare. La Santa Sede segue da vicino i progressi registrati nell’attuazione del Piano di Azione dell’AIEA sulla sicurezza nucleare e si congratula con l’Agenzia per tale attuazione. Ciò che è emerso agli impianti nucleari di Fukushima-Daiichi ha rapidamente rivelato che una crisi locale nucleare è di fatto un problema globale. Ha anche messo in luce che il m
ondo è esposto a rischi reali e sistemici, non solamente ipotetici, con costi incalcolabili e che è necessario sviluppare un coordinamento politico internazionale mai visto in precedenza, facendo così affiorare numerose questioni.

La sicurezza energetica e la sicurezza nucleare richiedono l’adozione di tecniche appropriate e di misure legali, così come di azioni e di risposte a livello culturale ed etico. Nel breve periodo, le misure tecniche e legali sono necessarie per la protezione dei siti e del materiale nucleare, nonché per la prevenzione degli atti di terrorismo nucleare, i cui possibili devastanti effetti sono realmente difficili di immaginare. Nel lungo periodo, vi è il bisogno di misure di prevenzione, misure che penetrino nelle più profonde radici culturali e sociali, come ad esempio programmi di formazione per la diffusione di una “cultura della sicurezza” sia nel settore nucleare che nella coscienza pubblica in generale. Un ruolo speciale deve essere riservato ai codici di condotta per le risorse umane che, in ambito nucleare, devono essere sempre consapevoli dei possibili effetti delle loro attività. La sicurezza dipende dagli Stati, ma soprattutto dal senso di responsabilità di ogni persona.

Signor Presidente!

7. Il Programma di cooperazione tecnica (TCP) dell’Agenzia è uno degli strumenti principali per trasferire la scienza e la tecnologia nucleari agli Stati membri al fine di promuovere uno sviluppo sociale, economico ed integrale. Queste iniziative, quando sono mirate ai bisogni degli Stati beneficiari e dei loro partners nell’ambito delle priorità nazionali, aiutano a combattere la povertà e possono contribuire a soluzioni più pacifiche per i problemi seri che affronta l’umanità.

A tal riguardo, la Santa Sede partecipa al Forum scientifico di quest’anno, dedicato al tema “Cibo per il futuro: fronteggiare le sfide attraverso le applicazioni nucleari”. Questo tema sottolinea il pressante bisogno di combattere la fame e la malnutrizione di tanti membri della famiglia umana. Ovviamente, la Santa Sede non ha soluzioni tecniche da offrire. Cionondimeno, è dell’opinione che le biotecnologie e le tecnologie nucleari non possono essere valutate unicamente sulla base di interessi economici immediati. Devono essere sottomesse prima di tutto a rigorosi esami scientifici ed etici, al fine di prevenire che esse diventino pericolose per la salute umana e per il futuro del nostro pianeta.

8. Nel contesto del TCP, vorrei anche menzionare il ruolo particolare dei radionuclidi utilizzati nella diagnosi e nel trattamento di malattie maligne. La terapia radioattiva è uno dei trattamenti fondamentali del cancro e più del 50% dei pazienti a cui è stata diagnosticata tale malattia potrebbero beneficiare da questo tipo di terapia sia se applicata da sola sia congiuntamente alla chirurgia e alla chemioterapia. Tuttavia, nei Paesi in via di sviluppo più della metà dei pazienti che soffrono di cancro non hanno accesso alla radioterapia a causa della carenza di attrezzature appropriate e di personale sufficientemente addestrato con esperienza nella fisica clinica e medica. La Santa Sede apprezza il lavoro e gli sforzi dell’AIEA e dei suoi partners nella pianificazione e nella diffusione di programmi di controllo del cancro e incoraggia l’AIEA a continua a perseguire e rafforzare queste attività estremamente importanti. Il Programma di Azione per la terapia tumorale (PACT), finalizzato ad accrescere la capacità dell’Agenzia ad assistere i Paesi membri nello straordinario compito di combattere il cancro e istituire centri regionali di eccellenza per la radioterapia, merita di essere menzionato con rispetto.

9. Mi permetta di concludere, Signor Presidente, con la seguente riflessione: nel considerare le politiche nucleari dalla prospettiva dello “sviluppo integrale della persona umana” (Dichiarazione sul Diritto allo sviluppo, 1986, para 5), che implica non solo lo sviluppo materiale ma soprattutto lo sviluppo culturale e morale di ogni persona e di tutti i popoli, la Santa Sede vede, e invita tutti a vedere, il contributo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica alla “pace, salute e prosperità”.

Grazie, Signor Presidente!

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ZENIT Staff

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