ROMA, martedì, 18 settembre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Il genio di Paolo esplode. Ha appena raccontato l’ultima Cena, che ci rende partecipi del corpo di Cristo e del calice del suo sangue. Nella problematica comunità di Corinto, dilaniata dalle divisioni eppure così ricca di doni, egli riconosce l’emergere del corpo di Cristo nell’unità e nella particolarità delle sue membra: battezzati e dissetati in un solo Spirito, compattati da un solo pane e un solo calice. Non è solo un’analogia stringente tra il corpo eucaristico e quello mistico di Cristo. Si tratta, invece, dello stesso corpo del Signore che continua a vivere nello scorrere del tempo.
Meditazione
Il Vangelo riferisce uno degli episodi più umani della vita storica del Salvatore. Gesù cammina realmente con noi, incontra la nostra vita e la nostra morte, si pone vicino a noi, arriva a toccarci come ha toccato la bara del giovanetto morto e ci restituisce alla vita. C’è un tratto dolcissimo del Signore Gesù verso la madre vedova, affranta dal dolore per la morte del figlio: Gesù la vede, è preso da grande compassione, le dice: «Non piangere». Gesù ridesta alla vita il giovane e dona alla madre il figlio, vita della sua vita. Le sue non sono vuote parole di consolazione, ma diventano efficaci nel gesto del miracolo. Davanti al Signore, anche la morte, insieme con i portatori della bara, si ferma. Quante volte è accaduta questa risurrezione? Quanti figli sono risorti dallo smarrimento, dalla disperazione, da mille deviazioni e sono tornati a vivere? Giovani drogati o senza volontà, ragazzi-soldato induriti dalla guerra o, semplicemente, giovani dei nostri oratori e delle nostre parrocchie, dei nostri gruppi e dei nostri movimenti, delle nostre case, scuole, piazze, che vengono ridestati a nuova vita. Non possiamo dimenticare altre situazioni drammatiche. Che ne è dei giovani morti sulle strade o per malattia? Che ne è delle loro madri e dei loro padri? La strada del Signore si incrocia con tutte le strade degli uomini. Gesù indugia accanto ad ogni bara e consola ogni cuore afflitto. Nasce una speranza più grande per chi muore giovane, si riversa l’olio della consolazione per i genitori che hanno perso un figlio, e per amici e fratelli sbigottiti dalla morte di un giovane. La compagnia cristiana che vive di fede fa sperimentare la presenza di Gesù, e introduce alla comunione con le persone che amiamo in cielo e in terra.
Preghiera
O Dio Padre, dona eterna gioia ai nostri figli in Cielo, fai risplendere su di loro la luce del tuo Volto, avvolgili con la tua misericordia, perché vivano sempre nella tua gloria. Signore Gesù nostro Redentore, Tu che con pietre vive e scelte prepari il tempio di gloria, effondi su di noi, tua Chiesa, il tuo Santo Spirito.
Agire
Oggi guarderò i miei figli e i figli degli altri con una particolare attenzione e affetto.
Meditazione del giorno a cura di Don Angelo Busetto, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it