di padre John Flynn, LC
ROMA, lunedì, 14 settembre 2012 (ZENIT.org) – I problemi economici provocati dalle famiglie monoparentali sono stati il tema del rapporto pubblicato la scorsa settimana dalla Heritage Foundation, il think-tank più influente e autorevole degli Stati Uniti, con sede a Washington DC.
In Marriage: America’s Greatest Weapon Against Child Poverty (Il matrimonio: la migliore arma negli Stati Uniti contro la povertà infantile), l’autore Robert Rector ha osservato che il problema della povertà infantile è una questione “preoccupante per la nazione”. Eppure, a dispetto dei programmi di governo, rimane irrisolto. Una delle ragioni principali di questo è la scomparsa dei padri dalle case, ha affermato Rector.
“Il matrimonio – ha osservato – resta l’arma più forte degli Stati Uniti contro la povertà, eppure continua a diminuire”.
L’autore, citando i dati del censimento degli Stati Uniti, ha mostrato che il tasso di povertà per le famiglie monoparentali con figli negli Stati Uniti è stato, nel 2009, del 37,1%, a fronte del 6,8% delle coppie sposate con figli.
“Alcune differenze – ha ammesso – sono dovute al basso livello di istruzione dei genitori single”. Tuttavia, quando si confrontano i single con le coppie sposate con lo stesso livello di istruzione, il tasso di povertà matrimoniale è ancora intorno al 75% in meno.
“In effetti – ha aggiunto – essere sposati ha lo stesso effetto, nella riduzione della povertà, che l’aggiunta di 5-6- anni al livello di istruzione di un genitore”.
Purtroppo, ha proseguito Robert Rector, “il matrimonio è in declino da decenni”. Quando il presidente Lyndon Johnson dichiarò la sua famosa “guerra alla povertà” nel 1964, il 93% delle nascite negli Stati Uniti proveniva da coppie sposate. Entro il 2010 solo il 59% di tutte le nascite nella nazione si è verificato da tali coppie.
“Il declino del matrimonio e l’aumento di nascite fuori dal matrimonio non è un problema adolescenziale, ma il risultato di una crisi dei rapporti tra giovani uomini adulti e le donne”, ha inoltre spiegato il ricercatore.
Nel 2008, infatti, solo il 7,7% delle nascite fuori dal matrimonio sono state registrate per le ragazze di età inferiore ai 18 anni. La maggioranza – tre quarti – delle mamme single avevano un’età compresa tra 19 e 29.
Casta/società
Su un totale di 1,72 milioni di bambini nati fuori del matrimonio nel 2008, quasi due terzi erano figli di donne che avevano abbandonato la scuola superiore. La metà di loro era nato, invece, fuori dal matrimonio, da donne che avevano completato la scuola superiore. Mentre solo l’8% delle donne in possesso di un diploma di laurea ha avuto bambini da single.
“Gli Stati Uniti vivono una costante separazione tra due caste, con il matrimonio e l’educazione come la linea di demarcazione”, ha osservato Rector. Le famiglie monoparentali, ha proseguito, “costituiscono la stragrande maggioranza di tutte le famiglie povere con bambini degli Stati Uniti”.
Il 71% delle famiglie povere con bambini sono guidate, infatti, da genitori single. Il 73% di tutte le famiglie non povere con bambini è guidato, invece, da coppie sposate.
Sostenere le famiglie povere con i bambini è un grosso costo per il governo, ha sottolineato ancora l’autore. Ci sono decine di programmi di assistenza per i meno abbienti che forniscono una vasta gamma di servizi. Nell’anno fiscale 2011, il costo complessivo per i governi federali e statali per questi programmi è stato di oltre 450 miliardi di dollari.
Circa 330 miliardi dollari di questo totale è stato speso per le famiglie monoparentali. In media, ha quindi calcolato, “i costi di assistenza sociale dei meno abbienti per i genitori single con figli è di circa $ 30.000 per famiglia all’anno”.
L’istruzione non è, tuttavia, l’unico fattore correlato all’incidenza di famiglie monoparentali. Robert Rector ha spiegato infatti che, sempre nel 2008, il tasso di natalità delle singole paternità è stato del 40,6% per la popolazione complessiva. Solo il 28,6% era composto da donne bianche non ispaniche. Le ispaniche erano il 52,5%, e il 72,3% della popolazione di colore.
I bianchi non ispanici sono numericamente un gruppo più ampio nella popolazione generale; è anche questo il motivo per cui essi hanno rappresentato il maggior numero di nascite fuori dal matrimonio, il 38% del totale. Al secondo posto c’erano le donne ispaniche, con il 32%, e le donne nere non ispaniche rappresentavano il 26% del totale.
Matrimonio tardivo
Rector ha citato altri studi in materia di matrimonio dopo la paternità. Se le madri single sposano i padri biologici dei loro figli dopo la loro nascita, cinque anni dopo la nascita solo il 18% rimane povero. Se le madri rimangono invece single, in ogni caso, il 56% sarà ancora povero.
Pertanto, anche dopo una nascita al di fuori del matrimonio, la successiva unione può essere molto più efficace nel ridurre la povertà infantile. Osservando poi che gli effetti positivi del matrimonio non sono solo di natura economica, il ricercatore ha spiegato: “Bambini cresciuti da genitori sposati hanno dei risultati di vita sostanzialmente migliori rispetto ai bambini allevati in condizioni simili da un solo genitore”.
Passando al discorso delle cause delle famiglie monoparentali, Rector ha commentato che l’opinione popolare è divisa, in gran parte, dalla mancanza di conoscenza e, dall’altra, dall’accesso al controllo delle nascite. Di contro, una ricerca ha mostrato come la paternità unica non sia il risultato di gravidanze “accidentali”.
“La stragrande maggioranza delle donne a basso reddito che hanno figli fuori dal matrimonio desiderano con forza avere dei figli” ha detto. “In effetti, avere figli è generalmente percepita come la cosa più importante e gratificante nella loro vita, un qualcosa che dà uno scopo e un significato alla loro vita”.
Ciò che succede è che molte di queste donne sperano che il matrimonio seguirà la maternità, invece di sposarsi prima e di avere figli poi.
“Il collasso delle norme culturali in materia di matrimonio e di figli è stato un vero disastro”, ha dichiarato infine l’autore. I risultati sono stati tragici per tutti. Invertire questa situazione è, dunque, una grande sfida per la società.
[Traduzione dall’inglese a cura di Salvatore Cernuzio]