L'avventura della croce

Riflessione dell’arcivescovo di Rio de Janeiro per la festa liturgica dell’Esaltazione della Santa Croce

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

RIO DE JANEIRO, lunedì, 17 settembre 2012 (ZENIT.org) – Proponiamo in traduzione italiana la riflessione di mons. Orani João Tempesta, O. Cist., arcivescovo metropolita di Rio de Janeiro, Brasile, scritta per la festa liturgica dell’Esaltazione della Santa Croce, celebrata venerdì 14 settembre. Durante la Festa Aventura da Cruz è stato lanciato anche l’inno ufficiale della GMG di Rio 2013.

***

Nel giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, l’arcidiocesi di San Sebastiano di Rio di Janeiro lancerà per il mondo, attraverso il Comitato Organizzatore Locale della GMG di Rio 2013, l’inno ufficiale dell’evento giovanile che sta movimentando la Chiesa della nostra città.

Il lancio avverrà nel quartiere di Santa Cruz, che in questo giorno compie 445 anni, e dove si svolgerà anche la Veglia e la Messa di Invio nella chiusura della Giornata Mondiale della Gioventù nel mese di luglio del prossimo anno.

Siamo tutti uniti alla croce della Gmg che si trova adesso nella regione amazzonica e ha già attraversato più della metà del Paese. È stata inviata dal Beato Papa Giovanni Paolo II, iniziatore delle Giornate Mondiali della Gioventù, affinché i giovani annunciassero Gesù Cristo a tutte le nazioni.

La croce, ora accompagnata dall’icona di Nostra Signora, arriverà a Rio di Janeiro alla vigilia del giorno della GMG. Sarà poi il grande momento di protagonismo giovanile a trasformare il mondo per il meglio. Questo è il senso della nostra preghiera e questo è anche il senso dell’inno ufficiale della Giornata Mondiale della Gioventù, che viene lanciato in questa festa.

Molti sono stati i contributi (più di 180) venuti da tutto il mondo. Una équipe di specialisti ha scelto venti inni possibilo, e dopo un’altra selezione ha scelto i tre più quotati. Tutti, comunque, potevano aiutare i giovani a cantare la propria fede e speranza. Ma abbiamo dovuto sceglierne solo uno. Tocca adesso far conoscerlo, divulgarlo, tradurlo nelle diverse lingue e manifestare l’allegria che scaturisce dal cuore del Redentore che batte forte per il popolo che ha salvato.

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce risale al IV secolo. Secondo la Cronaca di Alessandria, Elena, madre dell’imperatore Costantino, scoprì la croce originale della crocifissione di Gesù. Sarebbe accaduto il 14 settembre dell’anno 320. Questi fatti sono la base della commemorazione annuale, attestata per la prima volta nel V secolo. La data è comune sia in Occidente che in Oriente, quando Papa Sergio I (687-701) ne ordinò la festa.

Tuttavia, un’altra spiegazione più catechistica è che la data del 14 settembre è frutto del simbolismo dei 40 giorni. In effetti, il 28-29 giugno – Festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo – nel giudaismo si commemora la trasfigurazione di Mosè sul monte Sinai (Esodo 34, 29-35). Dopo 40 giorni, il 6 agosto, noi celebriamo la Trasfigurazione del Signore, e, infine, 40 giorni più tardi, il 14 settembre, la festa della Santa Croce.

La scelta è stata dettata anche da altre idee teologiche, in riferimento, ad esempio, alla Festa dei Tabernacoli, che varia ogni anno, da metà settembre a ottobre, quando si celebra la festa della luce, il santuario e l’altare. Proprio quello che la Croce e la Risurrezione del Signore hanno compiuto attraverso l’economia del memoriale permanente della redenzione, avvenuta proprio sulla croce.

La croce è per i cristiani l’albero della vita, il talamo, il trono, l’altare della nuova ed eterna alleanza. Una volta che Cristo, nuovo Adamo, si addormentò sulla croce, ha dato alla luce il mirabile sacramento della Chiesa. La Croce diventa il segno della signoria di Cristo su coloro che sono configurati con Lui nel battesimo nella morte e nella gloria. Nella Patristica è il segno del Figlio dell’Uomo che apparirà alla fine dei tempi. L’amore tutto si manifesta sulla Croce.

Santa Teresa d’Avila diceva nei suoi colloqui d’amore con Cristo, “la croce è vita e conforto, l’unico cammino verso il cielo”. Così, la croce prima di essere segno di tortura e sofferenza è un segno di misericordia, speranza, rifugio, riflessione, ispirazione, perdono, passione, amore, pace e vittoria sulla sofferenza e sul dolore.

Gesù Cristo si è offerto liberamente alla Passione e alla Croce, ha aperto il senso e il destino della nostra vita. Con lui abbiamo sulla croce le braccia aperte e un cuore aperto al servizio del Padre. In Lui conseguiamo a vedere e a sentire la speranza, l’eternità.

La Croce è una storia d’amore, il più grande senso di svuotamento (kenosis) del Figlio, dove Lui dimostra che il suo amore non ha limiti e che anche la paura della morte non può offuscare il suo più grande impegno: fare la volontà del Padre

La Sua morte era, piuttosto, l’inizio della Sua glorificazione, il Padre stesso lo ha esaltato. Ciò che si esalta non è la croce/sofferenza; ciò che si esalta è l’amore incondizionato di un Dio che ha condiviso la nostra condizione umana e si è compromesso per la realizzazione del Regno fino alla fine. Sulla croce, Cristo risorto oggi, ha dato la sua vita per noi. Per questo, “la nostra gloria è la croce dove Gesù ci ha salvati”.

Dobbiamo esaltare Cristo che, avendo amato i suoi, ci ha amati fino alla fine (Gv 13,1). Dobbiamo esaltare Dio che ha dato il suo Figlio unigenito, affinché tutti abbiano la vita nel suo nome (Gv 3, 16 e Gen 22, 2).

Dio stesso ha voluto diventare uno di noi, anche nella sofferenza e nel dolore dell’anima. Un Dio che ci circonda con il suo amore estremo, infinito, dimostrato non in grandi misteri, ma nella verità e nella vita.

Ogni volta che ci facciamo il segno della croce invocando la Santissima Trinità ricordiamo questo mistero. Per questo esponiamo la croce nelle nostre chiese, case, luoghi di lavoro, su di noi, mostriamo che un Dio ha dato la sua vita per noi, trasformando la croce in segno di salvezza.

Il cristiano sa, attraverso la croce, che la nostro limitatezza mai sarà capace, mai sarà sufficiente per contemplare tutta questa immensità d’amore. Ma lì, sulla croce, possiamo sperimentare l’amore. E l’unica chiave per comprendere la nostra esistenza è certamente l’amore: solo l’amore spiega la nostra vita e ci sollecita alla vita. Così celebriamo la festa dell’Esaltazione della Croce, o la festa dell’Esaltazione dell’Amore supremo.

Mons. Orani João Tempesta, O. Cist.
Arcivescovo Metropolita di San Sebastiano di Rio de Janeiro, RJ

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione