di Luca Marcolivio
BEIRUT, domenica, 16 settembre 2012 (ZENIT.org) – La consegna dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente ha rappresentato il momento culminante e conclusivo della visita pastorale di papa Benedetto XVI in Libano.
Subito dopo la conclusione della Santa Messa al City Center Waterfront, hanno ricevuto copia del documento, i Patriarchi delle Chiese del Medio Oriente, i presidenti delle Conferenze Episcopali della Turchia e dell’Iran e una rappresentanza di fedeli.
Monsignor Nikola Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha introdotto la cerimonia, sottolineando che l’Esortazione Apostolica “ribadisce che la vita cristiana nell’unità e nella comunione è la testimonianza più eloquente che i cristiani possono offrire in Medio Oriente a livello personale, famigliare e sociale”.
I cristiani in Medio Oriente, ha aggiunto monsignor Eterovic, “non chiedono privilegi, ma vogliono essere cittadini con uguali diritti e doveri rispetto agli altri abitanti dei rispettivi Stati, disposti ad offrire il proprio contributo nella costruzione di un mondo migliore, più pacificato e più giusto”.
A tal proposito l’Ecclesia in Medio Oriente “impegnerà tutta la Chiesa Cattolica in questa regione a rendere maggiormente dinamica l’evangelizzazione – dedicandosi anche alla nuova evangelizzazione – e sostenendo la promozione umana, soprattutto nel campo dell’educazione e della sanità”, ha concluso il presule.
Da parte sua Benedetto XVI ha ringraziato i padri sinodali per il loro contributo, in occasione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, celebrata nell’ottobre 2010 sul tema: La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza. “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola (At 4,32)”.
“Con la consegna di questo documento – ha affermato il Papa - iniziano il suo studio e la sua appropriazione da parte di tutti i protagonisti della Chiesa, Pastori, persone consacrate e laici, affinché ciascuno trovi una gioia nuova nel portare avanti la propria missione, essendo incoraggiato e fortificato per attuare il messaggio di comunione e di testimonianza declinato secondo i diversi aspetti umani, dottrinali, ecclesiologici, spirituali e pastorali di questa Esortazione”.
Rivolto ai fedeli libanesi e di tutto il Medio Oriente, il Santo Padre ha auspicato che il documento oggi consegnato “sia una guida per avanzare sulle vie multiformi e complesse dove Cristo vi precede”.
“Cara Chiesa in Medio Oriente, attingi alla linfa originale della Salvezza che si è realizzata su questa Terra unica e amata tra tutte!”, ha aggiunto il Pontefice ricordando la “splendida varietà di santi” che questa terra ha donato alla Chiesa universale e auspicando che “il Vangelo continui a risuonare come 2000 anni fa e sia vissuto oggi e sempre”.
Al momento della preghiera dell’Angelus Domini, Benedetto XVI si è rivolto a “Maria, Nostra Signora del Libano”, sottolineando la presenza di “cristiani” e “musulmani” intorno a Lei e domandando di intercedere per i libanesi e “in modo particolare, per gli abitanti della Siria e dei Paesi vicini implorando il dono della pace”.
Di fronte al “fragore delle armi” e al “grido delle vedove e degli orfani”, il Papa ha chiesto: “Perché tanti orrori? Perché tanti morti?”. Ha quindi fatto appello alla Comunità Internazionale e ai Paesi arabi perché “come fratelli, propongano soluzioni praticabili che rispettino la dignità di ogni persona umana, i suoi diritti e la sua religione”.
“Chi vuole costruire la pace – ha proseguito il Pontefice - deve smettere di vedere nell’altro un male da eliminare. Non è facile vedere nell’altro una persona da rispettare e da amare, eppure bisogna farlo, se si desidera costruire la pace, se si vuole la fraternità”.
Pregando perché Dio conceda la pace al Libano, alla Siria e all’intero Medio Oriente, Benedetto XVI ha concluso con l’auspicio che ogni comunità inizi a “lavorare con ardore alla costruzione della pace necessaria ad una vita armoniosa tra fratelli, qualunque sia l’origine e la convinzione religiosa”.