di Eugenio Fizzotti
ROMA, domenica, 16 settembre 2012 (ZENIT.org) – Organizzata dai gruppi di mutuo aiuto di Bari e Bitonto e dalla loro guida Ornella Scaramuzzi, direttrice della Scuola di Pastorale Sanitaria dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, si è svolta lunedì 10 settembre 2012 nella parrocchia di S. Marcello in Bari la prima edizione, barese e diocesana, di un evento mondiale: la giornata della prevenzione del suicidio, la cui finalità è stata quella di far nascere un centro di ascolto per le persone che stanno per compiere un gesto irreparabile e per familiari che ne sospettino l’approssimarsi. Distogliere dall’atto suicidario, di per sé imprevedibile, si può forse attuare nella misura in cui, ascoltando con amore e competenza, si offrono alternative di speranza possibile a superare il momento di buio totale e il sentirsi soli.
All’inizio della giornata è stata celebratala S. Messada don Gianni De Robertis, un parroco speciale per la sua totale accoglienza a ogni iniziativa nata dai laici cristiani che desiderano fortemente una Chiesa impegnata specialmente sul versante della sofferenza e del dolore spesso rifuggito e conseguentemente ignorato da molti, compresi proprio i presbiteri, i religiosi e le religiose che avrebbero un ruolo di guida dei fedeli colpiti dalle più diverse avversità della vita.
Come risulta dall’esperienza notevolmente tragica il dolore è trasversale e scegliere terribilmente di chiamarsene fuori vuol dire rinunciare a vivere con coerenza e fedeltà l’amore verso il prossimo. Quasi sempre la paura è il sentimento umano che distoglie dall’impegno molta gente e lo svolgimento dell’incontro del 10 settembre scorso ha consentito ai numerosi partecipanti di ottenere la certezza che il coraggio non è un atto eroico ma è il frutto di una condivisione dei racconti di vita. Infatti le persone, nonostante tutto, non sono sempre fortemente coraggiose, ma avvertono una grande debolezza, pur se sono aperte alla ricerca della speranza, valore spesso affievolito in chi ha perso un congiunto, specialmente in una circostanza come il suicidio.
La serata sulla prevenzione del suicidio, frequentata da oltre duecento persone di ogni tipo di cultura e credo religioso, ha avuto un programma variegato. All’inizio il coro Musica mundi ha eseguito brani dal Requiem di Mozart perché la natura e l’apertura della splendida musica di questo compositore è allegra e aperta alla vita, al punto che è ormai acclarato che le sue composizioni fatte ascoltare a madri gestanti influenzano positivamente lo sviluppo del feto e altrettanto avviene per le coltivazioni in Toscana di vigneti interi che producono frutto quantitativamente e qualitativamente migliore. Quindi se è vero che l’umanità è parte della natura, anche chi soffre può trarre benessere dall’ascolto della musica mozartiana.
Terminata la musica ha avuto inizio una tavola rotonda che ha prospettato, all’uditorio attento e interessato, a) l’inquadramento sociologico dell’atto suicidario attraverso l’intervento della prof.sa Marianna Pacucci, b) gli interrogativi psicologici volti a formare persone in grado di ascoltare con sensibilità e capacità mediante le riflessioni del dott. Saverio Abbruzzese, c) la posizione attuale della Chiesa nel cosa essa dice e cosa fa per i familiari superstiti grazie alla testimonianza dottrinale di p. Leonardo Di Taranto, coordinatore della cappellania del Policlinico di bari. Attraente e affascinante è poi risultata la voce di un padre che ha perso un figlio e che ha partecipato al Gruppo fuori dal buio di Bari, per cui è risultato per tutti notevolmente vero che la realtà più francamente adatta consiste nel confrontarsi con il problema dall’interno.
Dall’insieme delle conversazioni, come attestaOrnella Scaramuzzi, «è emerso quanto sia positivo che ci sia ascolto per chi ha bisogno di raccontare l’evento doloroso insieme alla possibilità di esternare la miriade di sentimenti che chiedono asilo in altri cuori aperti e compassionevoli. Il gruppo si conferma essere il luogo del risanamento più rapido perché si giova della condivisione, della partecipazione paritaria e risulta essere una vera ‘palestra’ dove, se si accetta di lavorare su se stessi correggendo a volte anche la propria prospettiva della vita, si torna con fatica a riabilitare corpo e spirito annichiliti dal dolore. Ma bisogna rinunciare a farsi ingabbiare dal dolore che diventa a volte una pericolosa casa comoda e mortale insieme. Spolverare i ricordi invece, esaminandone la loro realtà positiva e negativa, riconoscere umilmente i lati oscuri che ci impediscono di diventare nuovi, apre alla speranza nutrita dal passato ma orientata al futuro».
Interesse notevole è stato nei confronti della dichiarazione che l’apertura alla vita, nelle modalità più diverse che ogni partecipante al gruppo può scegliere per sé, è il segnale che l’elaborazione del lutto avviene positivamente grazie alla condivisione del gruppo di auto mutuo aiuto. Parimenti accolto è risultato il momento del cuore dedicato a brani di musica di Allevi come sottofondo alla lettura di poesie scritte da partecipanti ai gruppi di mutuo aiuto: in pratica si è trattato di una meditazione molto toccante che si è conclusa con la libera scrittura su fiori di carta di pensieri per i cari che non ci sono più, consegnati in anonimato per conservare memoria dell’incontro.
Il senso di un atto partecipativo è emerso anche dal buffet di dolci che è stato preparato dai familiari che partecipano ai gruppi. E con enorme passione educativa è stato espresso il ringraziamento aMichele Fontana ea Sissy Martiradonna che, avendo curato la gestione dell’evento, hanno dato generosamente aiuto e competenza, soprattutto perché manifestano un sistematico e attivo interesse nei confronti dei giovani, favorendo in molti di loro la chiarificazione dell’erronea eventuale tendenza al suicidio.